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Modello sociale europeo, chi l'ha visto?

15/05/2009

La coesione sociale è affidata all'Agenda di Lisbona. Che puntando su occupazione e competitività, ha lasciato al mercato del lavoro la lotta alla povertà e l'inclusione sociale

L’idea della costruzione di un modello sociale europeo è spesso alla base dell’ideale sul quale l’Europa riconosce se stessa. In realtà un modello sociale europeo non esiste e la legislazione e le politiche comunitarie sul fronte sociale sono ancora troppo blande per costituire un sistema omogeneo.
Il ruolo da protagonista sul fronte della coesione sociale è destinato all'Agenda di Lisbona. Ma la strategia per l'inclusione sociale attualmente si limita all'occupazione e alla competitività: conoscenza, ricerca, apprendimento permanente, politica del mercato del lavoro, rientrano tutti in un contesto generale in cui gli aspetti economici sono prioritari rispetto a quelli sociali. Il coinvolgimento di chi è a rischio esclusione nell’ambito di attività occupazionali può essere considerata come uno sviluppo positivo, ma l'inclusione sociale e la lotta alla povertà non possono essere limitate all'integrazione nel mercato del lavoro. L'aspetto dell'inclusione sembra più guidato dalla finanza pubblica e dal mercato del lavoro che dai bisogni di inclusione sociale. Mentre i fondi strutturali 2007-2013 sono caratterizzati da una crescente connessione con la Strategia di Lisbona, l’attuale contesto ha lasciato in un angolo il contributo del Metodo Aperto di Coordinamento (MAC) sulla Protezione e l’Inclusione Sociale (il processo di inclusione sociale dell’Unione Europea), che, inizialmente, costituiva uno dei pilastri fondamentali della Strategia di Lisbona. Per una maggiore credibilità della politica di coesione, è fondamentale tenere maggiormente in considerazione gli obiettivi del MAC in materia di inclusione e riconoscere l’importanza della società civile come portatrice di valore aggiunto.

Questi temi sono diffusamente affrontati in alcuni contributi raccolti da Sbilanciamoci! nel volume Budgeting for the future. Building another Europe.

Riguardo la Strategia di Lisbona, il Gruppo EuroMemorandum sostiene che la supremazia degli obiettivi economici rispetto a quelli sociali derivi dal fatto che il mercato interno e l'Unione Monetaria costituiscono i pilastri principali del contesto socio-economico dell'UE, definito ed applicato a livello comunitario, mentre le questioni sociali sono discusse a livello nazionale all'interno dei singoli Stati Membri. L'asimmetria tra politica economica e sociale, in base alla quale le politiche sociali sono definite solo a partire dalle politiche economiche, è mantenuta nella Strategia di Lisbona. Questa asimmetria è ulteriormente aggravata dal fatto che a) gli Stati Membri hanno a disposizione esigui mezzi di politica macroeconomica, essendo la politica fiscale regolata dal Patto di Stabilità e Crescita mentre la politica monetaria è portata avanti indipendentemente dalla BCE; b) la struttura del bilancio europeo è inappropriata e di dimensione limitata, costituendo un ostacolo alla compensazione, quantomeno in parte, della perdita di autonomia politica degli Stati Membri. http://old.sbilanciamoci.org/docs/sbileu/09.pdf

Lo European Anti-Poverty Network invita a porre una maggiore attenzione a quelli che sono gli obiettivi effettivi dei Fondi di coesione. Al di là della convergenza economica, i Fondi strutturali sono un'ottima opportunità di maggiore coesione sociale. Considerando il metodo di governance e di erogazione dei Fondi, un partenariato più solido con la società civile consoliderebbe la legittimità del processo. Il valore aggiunto che la società civile può offrire, derivante dall’essere radicata nei territori e da approcci più flessibili, è fondamentale per garantire un impiego efficace dei fondi europei. (http://old.sbilanciamoci.org/docs/sbileu/12.pdf)

Per concludere va segnalata l’opportunità mancata dal Trattato di Lisbona di dare vita ad un processo di costituzione di un modello sociale europeo. Il trattato si limita infatti a definire un minimo comune denominatore degli standard sociali degli stati membri, rinunciando così ad essere il motore della costruzione di un’Europa sociale. Di questo (e di molti altri aspetti) tratta il contributo di Papi Bronzini di Magistratura Democratica sul Trattato di Lisbona. (http://old.sbilanciamoci.org/docs/sbileu/03.pdf)

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