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Yanis Varoufakis

Il ministro che non c’è più

07/07/2015

Le dimissioni di Yanis Varoufakis, ministro delle finanze greco, l’immagine da tragedia greca di un condottiero vittorioso che viene sacrificato per poter vincere la guerra

“Poco dopo l’annuncio dei risultati del referendum sono stato informato di una certa preferenza di alcuni membri dell’Eurogruppo, e partner assortiti, per la mia assenza dai loro incontri”. Questo è stato considerato da Tsipras “potenzialmente utile per raggiungere un accordo. Per questo, lascio oggi il Ministero delle finanze”. Così Yanis Varoufakis ha annunciato lunedi 6 luglio le sue dimissioni, aggiungendo che “porterò con orgoglio l’odio dei creditori”. Un esito inatteso quest’uscita di scena di un personaggio fuori dagli schemi – foto della sua partenza in motocicletta compresa - tanto da ricevere la simpatia di molti media per nulla teneri verso il governo Tsipras. Al di là dell’immagine – niente cravatta, nessuna paura di scontrarsi con gli avversari, battuta pronta – la presenza di Yanis Varoufakis nel governo Tsipras è stata fondamentale per segnare la discontinuità rappresentata dalla vittoria di Syriza al voto del gennaio scorso.

Sul piano economico ha portato una grande competenza. E’ stato professore all’Università di Atene e all’Università del Texas ad Austin, dove insegna il suo grande amico e consigliere James Galbraith – dopo aver insegnato in Gran Bretagna e a Sidney. Ha saputo rovesciare la logica dei creditori con gli argomenti sviluppati nei suoi libri “E’ l’economia che cambia il mondo” (Rizzoli), “Il minotauro globale”, “Confessioni di un marxista irregolare”, e “Una modesta proposta per risolvere la crisi dell’euro”, scritto con James Galbraith e Stuart Holland (tutti usciti da Asterios), oltre a quelli apparsi in inglese sui fondamenti dell’economia, la teoria dei giochi, l’economia dopo la crisi del 2008. Un bagaglio di idee e di politiche alternative che è stato essenziale per mettere in discussione – per la prima volta dall’interno dei palazzi europei – le politiche di austerità e il neoliberismo. Tanto da essere accusato da fare “discorsi da economista” in vertici di ministri accomunati dal “pensiero unico”.

Sul piano politico il suo ruolo è stato ancora più dirompente. Ha messo in discussione i rapporti di forza e ha rotto le formalità dell’Eurogruppo – il vertici dei ministri delle finanze europei – facendo saltare l’unanimismo di facciata e le mediazioni al ribasso che regnano a Bruxelles. Si è scontrato fin dal primo vertice con Schauble e Dijsselbloem, ha definito la troika “un comitato costruito su fondamenta marce”. E, alla vigilia del referendum ricordava: “Perché ci hanno costretti a chiudere le banche? Per diffondere la paura tra la gente. E diffondere la paura si chiama terrorismo”. All’indomani del voto europeo dell’anno scorso, in un’intervista a Thomas Fazi - nello speciale “Sbilanciamo l’Europa”, nel manifesto del 30 aprile 2014 (http://old.sbilanciamoci.info/Sezioni/alter/Serve-un-insurrezione-democratica-24722) – spiegava: “Non c'è nulla all'orizzonte che faccia prevedere che le élite risponderanno in maniera creativa alla crisi economica. Solo un'insurrezione democratica contro l'establishment europeo sarà in grado di invertire l'attuale processo di frammentazione dell'Europa”. Il referendum greco ha ora dato il primo scossone, ma questo ha scatenato il panico tra i potenti di Bruxelles. Non gliel’hanno perdonata e la sua sostituzione è stata chiesta come condizione per discutere seriamente un accordo.

Ma proprio questa è la vittoria più importante per Varoufakis. Il fatto che da oggi a Bruxelles ci sia una proposta d’accordo che riguarda la ristrutturazione del debito e non più soltanto le misure da austerità è un importante cambiamento di rotta. Il successo di una strategia a cui il governo Tsipras è rimasto fedele fino in fondo, premiato dalle urne di domenica: non uscire dall’euro, ma cambiare le politiche dell’Europa.

“Un ministro delle finanze adatto a una tragedia greca?” era il titolo di un lungo servizio su Yanis Varoufakis del New York Times Magazine del 20 maggio 2015 (http://old.sbilanciamoci.info/Sezioni/globi/A-Finance-Minister-Fit-for-a-Greek-Tragedy). Ed è un’immagine da tragedia greca quella del condottiero vittorioso che viene sacrificato per poter vincere la guerra.

 

 

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Commenti

Il "condottiero vittorioso"

Suggerirei al Prof. Pianta un po' più di cautela nei suoi giudizi. Capisco il solito culto della personalità di certa sinistra per il lider maximo del momento, ma inneggiare a Varoufakis come a un "condottiero vittorioso" suscita ilarità. Il suo record da ministro non è infatti proprio impeccabile. Alla fine del 2014, alla vigilia delle elezioni che hanno portato al potere l'alleanza tra Syriza e la destra nazionalista, l'economia greca era in leggera ripresa, lo Stato greco era potuto tornare a finanziarsi sui mercati a tassi ragionevoli, le banche apparivano sufficientemente risanate, il settore turistico in boom e perfino l'occupazione dava i primi segnali di risveglio. A 6 mesi di distanza, il PIL è in drastico calo (-3% secondo le previsioni più ottimistiche), le banche sono al fallimento, le imprese chiudono e licenziano, il turismo in fuga, e soprattutto nulla di quello che andrebbe fatto per affrontare il nodo di fondo della crisi economica greca - ovvero il gap di competitività - è stato fatto. In poche parole, il paese è virtualmente alla bancarotta. Non male come bilancio, soprattutto in considerazioni delle sofferenze inferte nel contempo al popolo greco. Peggio ancora, non si è intravisto in questi 6 mesi nessun piano o progetto di rilancio dell'economia greca, se non quello velleitario e confuso sponsorizzato da un'ala di Syriza di fare il socialismo in un unico paese, ma con i soldi dei contribuenti degli altri paesi europei.

E' vero che quanto sopra impallidisce di fronte al fatto che Varoufakis ha scritto dei libri che piacciono al Prof. Pianta,
che nei convegni fa una gran figura (anzi, grazie alla popolarità acquisita da ministro il suo cachet non sarà meno di 50mila dollari a comparsata), che alle ragazzine (ed anche ad alcune donne più attempate) piace da morire, che presto la maglietta con la sua effige farà concorrenza tra il popolo globale di sinistra a quella col Che, che la sua moto è molto più "cool" della carrozzina del povero Scheuble, ecc.ecc.

Risposta

Accetto sempre di discutere quando i toni sono pacati.
La Grecia è tecnicamente fallita nel 2010 e da 5 anni vive di espedienti. I governi precedenti hanno accettato, più formalmente che nella sostanza, i piani della Troika nel solo intento di ricevere dei soldi (trovo secondario il fatto che siano serviti in gran parte a rimborsare debiti verso banche). I paini della Troka si sono dimostrati inconcludenti.
Tsipras ha denunciato questi gravissimi limiti, ma in sei mesi ha continuato a chiedere soldi senza mai presentare un piano.
Ha indetto un referendum incomprensibile (fare sempre attenzione all'emotività della folla, da non confondere con il popolo!) e, stando alle ultime cronache, è assai probabile che venga accettato modificando le virgole. Bonaiuti su La Repubblica aveva scritto che Tsipras aveva indetto il referendum sperando vincessero i sì: penso avesse ragione.
Perchè dopo il referendum non si è presentato con un progetto alternativo? perchè chiede ancora due giorni (chissà mai cosa potrà succedere) per presentare questo progetto? I paesi dell'Unione finiranno per accettarlo proprio perchè probabilmente sarà simile a quello precedente sottoposto a referendum. Qui c'è una grande presa in giro che non può essere spacciata per democrazia!
Tsipras si è comportato come un giocatore di poker più che come un leader consapevole (e non è un caso che sia osannato anche da destra).
Quanto all'articolo di Pianta, certo ognuno ha il suo stile. Alcuni anni fa l'ho anche conosciuto personalmente ad Urbino ed ho letto molto di quello che ha scritto. In genere sono opinioni che condivido, non sempre. Ma tirare in ballo lo stile di vita di Varoufakis, lo dico con sincerità e simpatia (per cui spero che Mario mi perdoni o se vuole mi compatisca ma si resti in contatto) mi è parso più nello stile di Alfonso Signorini che nel suo.

Europa

Scrivo in risposta al suo intervento, Antonio Zanotti.
Mi colpisce l'attacco duro all'articolo di Mario Pianta, nell'incipit dice di non avere capito, ma nel seguito semplicemente manifesta una sua legittima distanza dalla posizione dall'autore, che invece, naturalmente, le è molto chiara.
Yanis Varoufakis, naturalmente insieme allo staff di cui faceva parte e di concerto con il governo di Alexis Tsipras nel suo insieme, mi sembra avere portato sul tavolo del confronto argomenti che hanno avuto il pregio di aprire una situazione asfittica, di cui gli stessi attori rappresentanti dei creditori riconoscevano l'inefficacia. Di chiarire i termini dei salvataggi, che non hanno fatto altro che salvare le banche creditrici ed hanno continuato ad alimentare una spirale perversa di impoverimento del debitore, sempre meno in grado di ripagare il debito in aumento. Una situazione credo tipica di rapporti di usura. Il governo greco ha semplicemente detto che questo gioco perverso è finito. E lo ha fatto senza negare il debito esistente, senza negare le responsabilità greche, ma dicendo che la soluzione doveva passare per altro. Mettendo tra l'altro sul tavolo il tema del debito, che invece è stato estromesso fin qui dai rappresentanti dei creditori.
Mi sembra che Pianta dica invece molto bene che il contributo portato in questi mesi da Varoufakis è stato certamente di carattere economico, ma più ancora di carattere politico. Mentre invece sembra di vedere anche ora un enorme deficit politico da parte dell'Europa. Sono veramente sorpreso nel vedere questa incapacità diffusa, questo contenitore europeo così vuoto.

Il sì al referendum, che evidentemente il 65% di greci che è andato a votare deve avere capito a cosa si riferisse, anche se scritto in latino, avrebbe sancito la fine dell'esperienza di Syriza, come i vari Schulz, Merkel, Lagarde, Dijsselbloem, Schäuble, Junker e PPE e PSE nel loro insieme si auguravano. E la continuazione del gioco perverso degli "aiuti".
Il no certamente non risolve magicamente il nodo economico e politico. Ma apre a nuove possibilità, che vanno riconosciute e sviluppate. L'Europa non può essere unita solo per la sua moneta.

Non le sembrano questi elementi un risultato molto importante?
A me sì.
Spero che Varoufakis , come sono certo stia facendo, continui a collaborare con lo staff di Tsipras e che qualche leader europeo, abbandonati i sondaggi a corto respiro, riesca a riconoscere che questo è un passaggio cruciale e che va governato con visione lunga.

Se invece vogliamo andare tutti al supermercato possiamo anche chiudere tutto subito. Ma il supermercato si svuoterà presto.

p.s. A me lo stile con cui scrive Mario Pianta piace. Ma qui si tratta di preferenze personali.

varoufakis

Caro Mario, faccio un enorme fatica a seguire i tuoi ragionamenti, anzi non ci riesco proprio. Sono un condensato di retorica senza alcun contenuto pratico. In sei mesi Varoufakis non ha combinato un bel nulla ed ha lasciato andare l'economia a rotoli. I capitali sono fuggiti in tutte le direzioni e ha portato l'Europa alla possibilità di intervenire a titolo di aiuto umanitario. Non ho ancora capito cos'abbiano votato i greci (pare che il testo dell'UE non sia nenache stato tradotto, come se in Italia votassimo i Patti Lateranensi nella versione in latino!); non so cosa volesse dire Si o No, visto che ogni decisione dipenderà comunque dai 18 paesi dell'euro in entrambi i casi. Poi, come ha detto anche Ezio Mauro, perchè la volontà dei greci dovrebbe essere più democratica di quella del resto dell'Europa?
Se questa è la nuova sinistra, sono contento che Varoufakis resti in Grecia.