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Limiti e paradossi della svolta di Draghi

07/09/2012

Un tentativo – sotto mentite spoglie – di forzare i ristretti limiti che oggi l’Ue assegna alle politiche per la crescita. Per le quali manca qualsiasi altra istituzione

Nel valutare la decisione presa ieri dalla BCE di essere disponibile ad acquistare titoli di stato con scadenza tra 1 e 3 anni dei paesi membri sul mercato secondario, senza limiti preventivi, va premesso che si sta continuando ad affrontare la crisi come fosse solo di natura finanziaria; in più, l’unica istituzione comunitaria che sta operando è la BCE la quale dispone dello strumento della politica monetaria che certo non è il più efficace per stimolare la crescita. Rispetto a questo obiettivo, che insieme alle compatibilità sociali e ambientali della crescita stessa è tra i più urgenti da perseguire, occorrerebbero strumenti più idonei, quali la programmazione, la redistribuzione del reddito, la politica fiscale e le politiche settoriali direttamente e miratamente rivolte a stimolare la produzione.

Naturalmente gli aspetti finanziari della crisi sono comunque importanti e visto che solo la BCE sembra in grado di fare qualcosa, va preso per buono quello che essa riesce a fare, pur nella consapevolezza dei limiti d’efficacia di questa inadeguatezza strutturale della politica economica comunitaria.

Nell’ambito di questi limiti strutturali, la decisione della BCE – va sottolineato, con un solo voto contrario – va considerata come un tentativo positivo di fare quello che già è al limite di quanto può fare (che non è molto) in base alle regole comunitarie esistenti.

Naturalmente, la BCE non può non ripetere, come fa, che sta operando nell’ambito del suo mandato istituzionale – che è quello di garantire la stabilità dei prezzi. Il paradosso, o se si vuole l’ipocrisia, sta nel dire che proprio e solo per rispettare il mandato della stabilità monetaria la BCE sarà disponibile ad acquistare titoli dei debiti pubblici sovrani.

Ancora, la BCE non può non accompagnare la sua disponibilità ad acquistare bond di singoli paesi con la condizione che i rispettivi governi proseguano nelle loro riforme strutturali finalizzate ad aumentare la produttività e a migliorare i bilanci pubblici; ma sottolinea anche che i singoli paesi debbano anche favorire la costruzione delle istituzioni comunitarie (un messaggio politico non da poco).

Lo stesso paradosso, o ipocrisia, si può cogliere nell’iniziale affermazione del comunicato di Draghi quando ricorda che le previsioni per la crescita fatte dalla BCE sono in peggioramento e che una intensificazione delle tensioni finanziarie nell’area Euro potrebbero influenzare negativamente sia l’inflazione sia la crescita. Dunque, anche se per motivi indiretti (la salvaguardia dell’efficacia della politica monetaria), la BCE decide di sostenere i titoli di stato e salvaguarda anche la crescita.

Importante è anche il rinnovato messaggio alla speculazione, ma anche a forze politiche trasversalmente presenti in tutti i paesi dell’UE, che l’euro è irreversibile.

In definitiva, Draghi si muove cercando di forzare i ristretti limiti che oggi l’UE assegna alle politiche per la crescita e, in più, nell’ambito dei limiti istituzionali ancora più ristretti che vincolano la BCE rispetto a tale obiettivo. Il problema di fondo sta appunto nell’architettura istituzionale entro cui è incatenata la politica economica comunitaria da una politica europea e dalle idiosincrasie nazionali e nazionalistiche che rappresentano uno dei maggiori ostacoli alla risoluzione della crisi europea.

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Commenti

DRAGHI NON E' AUTONOMO DAI MERCATI FINANZIARI

L'articolo presenta un velato ossequio a Mario Draghi che è il presidente della banca Centrale Europea che certo è bravo ma la bravura non è proprio al servizio dei cittadini europei e parlo di quelli per intenderci che hanno problemi per fare la spesa alimentare. La sua professionalità è tutta al servizio dell'alta finanza e del ceto politico dell'Europa.

Lunedì 3 settembre 2012 è andato in parlamento europeo a fare una audizione e a porte chiuse e se fatto però intercettare dai media e riprendere. L'evento ha fatto il giro del pianeta Terra e meno male che doveva essere riservato. Ora la Bce non è una istituzione dell'Unione europea. la Bce ha uno statuto autonomo. Non si è compreso il perché in primis ha dicchiarato che avrebbe atteso la sentenza della corte Costituzionale Tedesca (Che si è presentata il 12 settembre) e poi giovedì 6 settembre (E, cioè prima!) ha presentato il piano regolarmente. E, che piano che ha presentato!

Naturalmnente il piano di Draghi è l'applicazione del ESM al quale è connesso la vigilanza bancaria. Ma funzionerà? Magari! Avremmo risolto un bel pò di problemi. Il problema vero è che salvare le banche con l'ESM significa finanziarle con denaro pubblico e mentre salvare gli stati è una operazione che può rientare nei programmi sociali dell'Ue, salvare le banche no. Mi si dimostri che è una operazione che caratterizza un programma sociale.

Quindi l'operazione di salvare le banche non è relazionabile ad alcun programma sociale. E, peraltro presenta un rischio serio di insolvenza che è tutto a carico degli Stati che ne saranno i garanti.

Ma dove sta la bravura del presidente della Bce?