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Paradisi e terremoto. Nausea ai Caraibi
Labadee è un paradiso turistico a 130 chilometri da Port-au-Prince. Il governo haitiano lo ha ceduto a una compagnia internazionale che ne ha fatto un resort ben difeso da guardie armate. La pubblicità precisa che si trova sulla costa nord di Hispaniola. Di Haiti meglio non parlare, risulterebbe sgradito alle famiglie in crociera. Venerdì, tre giorni dopo il terremoto, ha gettato le ancore il piroscafo Indipendence of the Seas. L'armatore ha assicurato che la nave caricava anche aiuti, ottenendo applausi dai passeggeri, divisi se prendere terra. Uno ha accusato nausea, ma forse aveva solo mal di mare.
Altre navi seguiranno: molti turisti hanno prenotato sport, giochi, musica, piaceri e shopping di Labadee. Ieri era previsto l'attracco della Navigator of the Seas da 3.100 passeggeri, poi il 19, oggi per chi legge, è la volta della Liberty of the Seas, mentre il 22 seguirebbe la Celebrity Solstice. Tutto questo era leggibile sul New York Times online che citava The Guardian e The Miami Herald.
Nel frattempo i due predecessori di Barack Obama sono stati incaricati dall'attuale presidente Usa di reperire fondi per «venire incontro alle necessità impellenti di quanti sono rimasti feriti, senza casa, affamati.... . Non permetteremo che gli haitiani si ritrovino a camminare da soli...» Un'affermazione ambigua quest'ultima, per Bill Clinton e George Bush che in effetti hanno fatto molto, durante il loro lungo potere, per «non permettere» a questo e a quello di «camminare da soli». I due presidenti chiedono ai loro compatrioti di versare 10 dollari tramite il telefono cellulare. Lo fanno in un articolo scritto per The New York Times che la Repubblica traduce. E vantano la generosità degli americani che hanno consentito al dipartimento di stato di raccogliere subito un milione: e lamentano l'ingorgo delle Ong haitiane - solo in India ce ne sono di più, assicurano con un sorrisino i due ex - e osservano che il terremoto rappresenta «una chance per fare le cose meglio di come le abbiamo fatte in passato». Notato che perfino Telethon corre, da noi, molto più in fretta, è certo che per salvare qualche banca o la Gm, Washington ha stampato facili miliardi, non stentati milioni.
Saranno i diecimila marines degli Usa, o i generosi dei cellulari, o i crocieristi a dare aiuto ai terremotati di Haiti? Oppure tutto ciò è un intreccio di carità inefficiente e di sostanziale disprezzo per tutto il mondo? Quando servirebbero 10 o 100 Msf (Medici senza frontiere) si impedisce l'atterraggio ad Haiti dell'ospedale attrezzato di Msf, si sequestra l'acqua per le esigenze del grande esercito di occupazione, si sparpagliano uomini superarmati dove servirebbero ruspe, medicina d'urgenza, cibo, acqua pulita, per bere e per lavare i corpi.
Si può essere certi che i prossimi 20 o 40 anni saranno spesso attraversati da episodi naturali devastanti: quelli forse imprevedibili, come i terremoti; altri previsti come le inondazioni, le carestie, le desertificazioni, effetti attesi del riscaldamento climatico. Per tutto questo i marines non servono; serve invece una risorsa, previdente e organizzata, che solo le Nazioni unite, rinnovate negli scopi e nel potere, possono costruire e tenere sempre pronta.