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Il QE alla prova tedesca

23/01/2015

L'immissione di più moneta in circolazione effettuata dalla Bce, per essere efficace, avrebbe dovuto essere accompagnato da politiche budgetarie ed economiche espansive, che rilanciassero la domanda, ciò che costituisce un’eresia per la Germania. Perchè in Europa non manca la liquidità, ma gli investimenti

Dopo diversi mesi di dibattito, scontri, incertezze, la BCE ha finalmente varato il tanto atteso programma di quantitative easing (qe).

Si tratta, come è noto, di immettere nel sistema più moneta in circolazione e questo attraverso l’acquisto sul mercato di titoli pubblici e/o privati. Per la BCE si tratta, come ha scritto qualcuno, di una mossa storica, viste le premesse molto conservatrici da cui essa era partita 16 anni fa, mentre essa fornisce un segnale di quanto le cose siano ormai giunte ad un punto critico.

In teoria una operazione di qe nel contesto europeo attuale potrebbe servire a raggiungere almeno cinque o sei obiettivi diversi, sia pure tra di loro interconnessi.

L’esigenza di base sarebbe quella di contrastare il fatto che l’economia non cresce, che il livello di disoccupazione si mantiene molto alto, che le minacce di deflazione si fanno più concrete.

L’operazione mira intanto a dare respiro all’economia e ad evitare una depressione. Inondando il mercato di denaro, essa dovrebbe permettere, tra l’altro, alle banche di liberarsi di una parte dei titoli pubblici in loro possesso e di finanziare l’economia. Contemporaneamente, essa dovrebbe allontanare le minacce speculative sui titoli pubblici dei paesi del Sud Europa, che sarebbero anche avvantaggiati dalla riduzione possibile di qualche decimo di punto di tassi di interesse. Si darebbe un colpo alle tendenze deflazioniste e si indebolirebbe ancora il cambio dell’euro con il dollaro, favorendo le esportazioni; si dovrebbe anche rafforzare il potere delle istituzioni dell’UE, mostrando che l’unione serve a qualcosa.

Si potrebbe a questo punto dire: troppa grazia, sant’antonio.

Ma le cose presentano, come sempre, delle complicazioni più o meno pesanti.

No, signor Draghi

Intanto sulla strada del qe c’era l’ostacolo tedesco.

Mentre i rappresentanti della Germania nella BCE si opponevano al programma e altrettanto faceva il presidente della Bundesbank, Weidmann, la Merkel premeva sottobanco perché esso fosse il meno incisivo possibile e i giornali sparavano a zero contro Draghi.

I tedeschi sono ossessionati dalla paura che l’immissione di liquidità nell’economia porti a una forte crescita dei livelli di inflazione; temono poi che si usi l’operazione per permettere ai paesi del Sud Europa di allentare i vincoli delle politiche di austerità e che alla fine la Germania sia costretta a pagare per gli altri. Weidmann ha affermato, tra l’altro, che l’acquisto di titoli pubblici violerebbe la legge dell’Unione Europea ed un settimanale è arrivato a parlare della BCE come di una nuova Banca d’Italia con sede a Francoforte.

Così Draghi ha dovuto portare avanti un duro negoziato sui contenuti dell’operazione, annacquandola. Intanto il ministro dell’economia francese, Michel Sapin, ha perso la pazienza –era ora!- esprimendo la sua frustrazione sulla forte resistenza dell’establishment tedesco a riguardo del piano.

Le questioni in gioco e le contestazioni tedesche riguardavano molti fronti, dall’ammontare della manovra, a quando essa avrebbe dovuto partire e con quale timing, a chi avrebbe dovuto sopportare i rischi in caso di perdite, al tipo di titoli pubblici e privati da acquistare, se a breve o a lungo termine, e a quanto dai vari paesi, infine se la Grecia avrebbe dovuto essere inclusa.

I possibili problemi

Un problema di fondo della manovra è dato dal fatto che quello della BCE è un intervento di supplenza, dal momento che la politica europea è inerte. Il qe, per essere efficace, avrebbe dovuto essere accompagnato da politiche budgetarie ed economiche espansive, che rilanciassero la domanda, ciò che costituisce un’eresia per la Germania. Non manca in Europa la liquidità, mancano gli investimenti. Ci sono così forti limiti ai risultati che la BCE potrebbe raggiungere e le mosse previste non saranno probabilmente sufficienti a far ripartire l’economia. Certo la mossa della BCE concede ancora una volta del tempo ai politici per prendersi le loro responsabilità di politica economica, ma forse l’attesa sarà ancora una volta vana.

Cosa faranno le banche, allargheranno cioè i cordoni della borsa? La cosa comunque potrebbe in ogni caso rilevarsi inadeguata in assenza di domanda di credito da parte del settore privato.

Quello statunitense, indicato come un programma di successo, faceva riferimento ad una situazione diversa da quella dell’eurozona e peraltro non è chiaro quanto alla ripresa dell’economia Usa abbia contribuito il qe e quanto invece lo abbiano fatto gli interventi del governo sull’economia reale. Una differenza con l’ Europa è quella che i tassi di interesse sono da noi già a livelli molto bassi, al contrario che negli Usa prima dell’intervento. C’è poi rispetto agli Stati Uniti un molto maggior peso da noi dei prestiti bancari.

L’esperienza della Gran Bretagna e del Giappone mostra, peraltro, che non è detto che la svalutazione della moneta porti ad un miglioramento della bilancia dei pagamenti.

Intanto c’è il rischio di una crescente instabilità dei mercati. La Svizzera ha già dovuto, in questi giorni, rivalutare fortemente la sua moneta, la Gran Bretagna ha sospeso un possibile aumento dei tassi di interesse, come si sussurra che possano fare anche gli Stati Uniti, paese di cui non si sa sino a quando tollereranno la rivalutazione del dollaro; Danimarca, Canada ed India hanno nelle ultime settimane abbassato i tassi di interesse.

Un effetto sicuro del varo di massicci programmi di qe è quello che essi, in generale, aumentano le diseguaglianze di patrimonio tra i ricchi e i poveri. La moneta facile e i bassi tassi di interesse spingono normalmente in alto il valore dei titoli azionari e degli altri beni patrimoniali.

La sostanza delle decisioni

Alla fine il dado è stato tratto e la banca ha deciso, anche se certo con molto ritardo. Sarà varato, a partire da marzo 2015 e sino al settembre 2016, salvo estensioni temporali, un programma di acquisti di titoli per 60 miliardi di euro al mese, per un totale di 1080 miliardi. Sono state vinte le opposizioni tedesche che volevano rimandare la cosa a tempi più lontani; quantitativamente si tratta di importi superiori a quello che ci si aspettava, ma, d’altra parte, sono state riversate nel piano anche le risorse già previste da precedenti programmi su obbligazioni garantite e cartolarizzazioni, mentre non sappiamo quale sarà la percentuale di acquisti tra titoli pubblici e privati. Supponendo che i primi occupino il 60% del totale, ci troveremmo di fronte a circa 650 miliardi di euro, che, di fronte ad una circolazione totale in Europa in questo momento di più di 9000 miliardi di titoli pubblici, non appare una cifra strepitosa. Per quanto riguarda la Grecia, Draghi ha lasciato sostanzialmente nel vago la possibilità di acquisti di titoli di quel paese- egli sa bene che fra qualche giorno ci saranno le elezioni. Per gli altri stati gli acquisti si faranno in proporzione dell’apporto di capitale di ognuno al bilancio della BCE.

Dove il cedimento di Draghi alle pretese tedesche è grave è nel fatto che gran parte della responsabilità per eventuali perdite sull’acquisto dei titoli viene scaricato sulle singole banche centrali. Come era stato già sottolineato nei giorni precedenti da alcuni economisti, tale mossa può contribuire ad una frammentazione della politica monetaria in Europa, anzi ad una sua balcanizzazione, invece che spingere in senso ulteriormente unitario.

Conclusioni

Dopo l’annuncio, il prestigio di Draghi nel mondo dei mercati finanziari sembra essere ancora cresciuto, ciò che non appare peraltro necessariamente come un bene.

Se comunque l’operazione dovesse fallire, nell’armamentario della banca resterebbe un solo attrezzo, quello che i tecnici chiamano con espressione colorita elicopter money, ovvero il lancio di denaro sulle folle dagli elicotteri. In pratica ogni cittadino riceverebbe una tantum una certa somma di denaro, presumibilmente qualche migliaio di euro. Non si tratta di uno scherzo, ma di un’operazione che si sta seriamente studiando da tempo. Cominciamo dunque a pensare a cosa faremo con i soldi che ci verranno presto recapitati a casa…

La riproduzione di questo articolo è autorizzata a condizione che sia citata la fonte: old.sbilanciamoci.info.
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Commenti

Altra replica a Vincenzo Comito

Ho letto l’articolo di FT (http://www.ft.com/cms/s/0/1932d5f2-a074-11e4-9aee-00144feab7de.html ). Interessante, ma con 3 obiezioni: la prima è che io – sulla base dei fatti - considero Weidmann (e non solo) un furbo, capacissimo di dire bugie (anche le mezze verità equivalgono a bugie), tant’è che l’ho definito bugiardo nel mio commento della sua intervista (che ho riportato anche nell’Allegato alla Petizione al Parlamento Europeo, assieme all’intervista di Orphanides, che mi è sembrato un… firmatario della mia petizione http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2821720.html); la seconda è che - Lei ne converrà -, per quanto riguarda Weidmann, le 2 fonti non si equivalgono: da una parte, c’è l’intervista a “Repubblica” in cui egli ammette che gli acquisti di titoli pubblici sono consentiti (cfr. art. 18 statuto BCE - è un’inutile complicazione in tema di BCE riferirsi ai trattati, è sufficiente citare lo statuto BCE, che ne mutua, spesso letteralmente, le regole di sua pertinenza -, purché ovviamente siano effettuati sul mercato secondario, ex art. 21), mentre, dall’altra, c’è, nell’articolo di FT, il riferimento ad una asserita dichiarazione di Weidmann, senza fornire la fonte; la terza è che, dopo aver approfondito la materia della BCE e dovuto riscontrare tante anomalie (persino Mario Monti, Luigi Zingales e Stiglitz non conoscono bene lo statuto BCE; sul sito dell’UE, soprattutto, e della BCE ci sono informazioni omissive o fuorvianti sugli obiettivi della BCE, mentre né Weidmann né Mario Draghi hanno mai citato in oltre 3 anni il secondo obiettivo statutario, quello di sostenere la crescita economica e dell’occupazione), io mi baso soltanto su prove documentali valide e attendibili.

Il passo incriminato (lo dico per i lettori) è proprio al termine dell’articolo di FT:

Leading the charge for abandoning risk-sharing has been Jens Weidmann, Bundesbank president and an outspoken QE critic. In December he argued that sovereign bond buying would break EU law unless national central banks shouldered the responsibility for losses. Privately, the government in Berlin supports Mr Weidmann’s position.

A guidare la carica per abbandonare la ripartizione dei rischi è stato Jens Weidmann, presidente della Bundesbank e un critico franco del QE. In dicembre ha sostenuto che l'acquisto di obbligazioni sovrane violerebbe i trattati UE a meno che le banche centrali nazionali non si assumano la responsabilità per le perdite. Privatamente, il governo di Berlino sostiene la posizione del signor Weidmann.

altra risposta a Vincesko

ho tratto le dichiarazioni di Weidmann da un articolo del Financial Times del 20 gennaio (www.ft.com) scritto da R. Atkins, E. Moore e C. Jones ed intitolato "Tension simmer over eurozone QE as investors buy up Spanish debt"

Precisazione importante

PS:
A scanso di equivoci, quando ho scritto “dopo aver constatato l’impossibilità di esperire un ricorso alla Corte di Giustizia Europea – unica Autorità sovraordinata alla BCE (art. 35) –” intendevo riferirmi ad un’insussistenza mia personale, non assoluta, della condizione per poter presentare un ricorso alla Corte di giustizia (CGUE) contro la BCE, che è la seguente: il ricorso va presentato tramite un legale, nel caso si sia ricevuto un danno diretto da atti o omissioni della BCE.
Aggiungo, per completezza, che la Corte di giustizia non può ricevere petizioni, ma io gliel’ho inviata lo stesso per conoscenza (oltre che alla nostra Corte Cost. ed al nostro Governo); mentre il Parlamento Europeo, sì, ed ha una specifica Commissione Petizioni, che ha protocollato la mia petizione (la mia ha protocollo 2401/2014) e mi ha inviato una comunicazione scritta di riscontro, preavvertendomi che occorrerà un po’ di tempo per la risposta, poiché ne hanno ricevuto parecchie altre.

Ho inviato la mia petizione anche a tutti i nostri parlamentari europei; l’unica che mi ha risposto è stata una parlamentare di M5S, membro della Commissione Petizioni, per assicurarmi che avrà una particolare attenzione per essa. Ne allego il testo:

Petizione al Parlamento europeo: la Bce non rispetta il suo statuto
p. c. Corte di Giustizia Europea
p.c. Corte Costituzionale italiana
p.c. Governo italiano
Lo statuto della Bce stabilisce due obiettivi. Il primo è la stabilità dei prezzi, "sotto, ma vicino, al 2%". Oggi in molti Paesi dell'Euro l'inflazione è sotto zero. La deflazione è un male ancora più grave dell'inflazione e la Bce non sta facendo quello che dovrebbe per riportare i prezzi all'obiettivo quantitativo da essa stessa deliberato.
Il secondo obiettivo è stabilito nello stesso articolo 2 dello statuto: "Fatto salvo l'obiettivo della stabilità dei prezzi", la Bce "sostiene le politiche economiche generali dell’Unione al fine di contribuire alla realizzazione degli obiettivi dell’Unione definiti nell'articolo 3 del Trattato sull'Unione europea". Tra questi, "il raggiungimento e il mantenimento di un elevato livello di occupazione e di protezione sociale"; "una crescita sostenibile"; "la coesione economica e sociale"; "la solidarietà tra Stati membri".
Come tutti possono constatare, la Bce non ha fatto e non ha in programma di fare nulla per questi obiettivi, e queste problematiche sono del tutto assenti persino nelle esternazioni del suo presidente.
Tutto ciò premesso, noi chiediamo:
1. di accertare e di dichiarare se quanto da noi denunciato risponde al vero;
2. di accertare e di dichiarare se la BCE è colpevole di violazione statutaria e perciò anche passibile di denuncia alla Corte di Giustizia Europea (art. 35 dello statuto BCE).

Allegato
1 - Motivazioni della petizione
2 - Statuto BCE
3 - Obiettivo inflazione sotto 2%, ma vicino
4 - Federal Reserve Act (e divieto acquisto diretto titoli Tesoro USA)
5 - Trattato di Lisbona
6 - Trattato di Maastricht
Allegato alla Petizione al Parlamento europeo: la Bce non rispetta il suo statuto
http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2821720.html

Replica a Vincenzo Comito

1. Il mio nickname è Vincesko (senza la ‘n’).
2. Che Draghi sia andato dalla Merkel (e non da Hollande, Renzi o Rajoy, ecc.) poco prima di varare il QE è un fatto, che è stato pubblicato da tutti i media. L’ho rimarcato poiché è l’ennesimo – l’ennesimo - caso di violazione dello statuto BCE (art. 7-Indipendenza) sia di Draghi che di Merkel.
3. L’osservazione n. 3 non è un’interpretazione, ma un fatto, a meno che Lei non possa linkare una prova che dimostri che Weidmann ha dichiarato che l’acquisto di titoli pubblici è vietato. Lo puntualizzo non per un mero puntiglio, ma perché, approfondendo il tema della BCE, ho riscontrato un’ignoranza quasi universale del suo statuto e di altri elementi connessi, anche in ambito accademico (come avrà già potuto desumere dalla mia Petizione al Parlamento europeo contro la BCE che Le trasmisi un paio di mesi fa, se non dai miei commenti su Sbilanciamoci; petizione che ho lanciato dopo aver constatato l’impossibilità di esperire un ricorso alla Corte di Giustizia Europea – unica Autorità sovraordinata alla BCE (art. 35) – e che ho inviato a più di un centinaio di docenti universitari e ricercatori, ma nessuno ha ritenuto di sottoscriverla, preferendo gli inefficaci appelli). Weidmann, cane da guardia degli interessi dell’establishment teutonico, è il principale esponente della schiera dei “nemici” dei Paesi periferici. Altre sono le sue colpe, anche gravi, qualcuna delle quali (in particolare l’obliterazione totale del 2° obiettivo statutario della BCE: sostenere la crescita economica e l’occupazione) ho evidenziato nel mio commento puntuale della sua intervista a "Repubblica", allegata nel mio post già linkato più sotto “Mario Draghi e Jens Weidmann” (entrambi iniziati, secondo il libro “Massoni” del massone Gioele Magaldi, nella stessa loggia massonica, della quale Gran Maestro è il ministro tedesco Schauble), e nell’osservazione n. 7.

risposta a Vincensko

mi scuso con i lettori per due piccoli errori sottolineati da Vincensko. In effetti l'intervento è un po' dei 1080 miliardi indicati da me e il presidente della Bundesbank è uno dei due rappresentanti tedeschi nella Bce.Tali inesattezze sono state provocate dalla fretta nella stesura di un articolo che doveva essere consegnato ieri pomeriggio al giornale. Per gli altri punti sollevati dal lettore non si tratta invece di errori, ma di diverse interpretazioni dei fatti tra me e Vincesko.

Errata corrige

Chiedo scusa, ho inavvertitamente cancellato il nome del membro tedesco del Comitato esecutivo della BCE: Sabine Lautenschläger.

7 osservazioni

Faccio alcune osservazioni:

1) “Mentre i rappresentanti della Germania nella BCE si opponevano al programma e altrettanto faceva il presidente della Bundesbank, Weidmann,”

I rappresentanti della Germania nella BCE sono due: nel Comitato esecutivo, (composto da 6 menbri https://www.ecb.europa.eu/ecb/orga/decisions/eb/html/index.it.html) e nel Consiglio direttivo (composto da 24 membri, cioè dai 6 membri del Comitato esecutivo e da 18 governatori delle BCN https://www.ecb.europa.eu/ecb/orga/decisions/html/index.it.html) Jens Weidmann. Quindi quest’ultimo fa ora parte del Consiglio direttivo della BCE.

2) “la Merkel premeva sottobanco perché esso fosse il meno incisivo possibile”

No, peggio, Draghi è andato da lei poco prima del varo del QE, per averne l’avallo finale, violando entrambi l’art. 7-Indipendenza dello Statuto della BCE (https://www.ecb.europa.eu/ecb/legal/pdf/c_32620121026it._protocol_4pdf.pdf ).

3) “Weidmann ha affermato, tra l’altro, che l’acquisto di titoli pubblici violerebbe la legge dell’Unione Europea”.

Questo non è vero. Nella recente intervista resa da lui a “Repubblica” (allegata qui col mio commento “Mario Draghi e Jens Weidmann http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2825389.html ), ha detto: “Quindi l'acquisto di titoli sovrani sui mercati secondari da parte dell'Eurosistema va giudicato in modo critico, sebbene non sia vietato”. D’altra parte, a) il dettato dell’art. 18 Statuto BCE è chiarissimo; b) l’art. 21 vieta soltanto l’acquisto diretto (cioè sul mercato primario) dei titoli di Stato; c) la BCE, come ha confermato l’ex presidente Trichet, lo ha già fatto in passato 4 volte (http://www.corriere.it/economia/14_novembre_26/trichet-bce-puo-comprare-titoli-stato-217f3cfa-7595-11e4-b534-c767e84e1e19.shtml); e d) il ricorso della Corte Cost. tedesca alla Corte di Giustizia (CGUE), su denuncia di Weidmann, verte sull’illimitatezza degli OMT.

4) “quello della BCE è un intervento di supplenza”.

A mio avviso, può essere considerato tale solo in parte, poiché il QE (o misure equivalenti) è comunque necessario, ma non sufficiente. La BCE ha fatto il minimo sindacale, poiché il QE varato è quantitativamente e qualitativamente insufficiente.

5) “a partire da marzo 2015 e sino al settembre 2016, salvo estensioni temporali, un programma di acquisti di titoli per 60 miliardi di euro al mese, per un totale di 1080 miliardi”.

Da marzo 2015 a settembre 2016 i mesi sono 19. Per 60 mld/mese il totale fa 1.140.

6) “Per quanto riguarda la Grecia, Draghi ha lasciato sostanzialmente nel vago la possibilità di acquisti di titoli di quel paese”

No, i titoli greci sono esclusi per rating, e ammessi solo se condizionati al piano della Troika.

7) “Dove il cedimento di Draghi alle pretese tedesche è grave è nel fatto che gran parte della responsabilità per eventuali perdite sull’acquisto dei titoli viene scaricato sulle singole banche centrali”.

Forse no, come hanno osservato sia Draghi che I. Visco. A mio avviso, invece, come ho già rilevato in passato, la colpa maggiore di Draghi (e di Weidmann, v. il mio commento alla sua intervista) è nell’aver obliterato completamente, sia nelle dichiarazioni che nei fatti, il secondo obiettivo statutario della BCE (art. 2): la crescita economica e dell’occupazione.
(cfr. Allegato alla Petizione al Parlamento europeo: la Bce non rispetta il suo statuto http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2821720.html ).