Home / Sezioni / globi / Se il vincitore prende (quasi) tutto

facebook-link twitter-link

Newsletter

Registrati alla newsletter di sbilanciamoci.info

Sezioni

Ultimi articoli nella sezione

08/12/2015
COP21, secondo round
di Lorenzo Ciccarese
03/12/2015
Lavoro, la fotografia impietosa dell'Istat
di Marta Fana
01/12/2015
La crisi dell’università italiana
di Francesco Sinopoli
01/12/2015
Parigi, una guerra a pezzi
di Emilio Molinari
01/12/2015
Non ho l'età
di Loris Campetti
30/11/2015
La sfida del clima
di Gianni Silvestrini
30/11/2015
Il governo Renzi "salva" quattro istituti di credito
di Vincenzo Comito

Se il vincitore prende (quasi) tutto

18/03/2011

Gli Stati uniti navigano in un oceano di disuguaglianze. L'analisi del “Working group on extreme inequality, un osservatorio on line su un trend che cresce

Gli Stati uniti navigano in un oceano di disuguaglianze: negli ultimi trent’anni le iniquità distributive del reddito e della ricchezza sono in costante aumento e hanno ormai raggiunto livelli preoccupanti. Legato all’attività dell’“Institute for Policy Studies”, il “Working group on extreme inequality” propone dal 2007 un’analisi attenta delle disuguaglianze economiche negli Stati uniti, promuovendo una battaglia contro la povertà e l’insicurezza sociale.

L’entità delle disuguaglianze
I dati esposti nel sito (http://extremeinequality.org) indicano un trend crescente delle disuguaglianze dagli anni ottanta in poi.
Tra il 1979 e il 2008 il 5% delle famiglie americane più ricche ha visto aumentare il proprio reddito reale del 73%; nello stesso periodo di riferimento il reddito reale del 20% degli americani (più poveri) è diminuito del 4,1%. Se nel 2007, dunque, l’1% più ricco ha guadagnato il 23,5% del reddito prodotto nel paese, lo stesso 1% nel 1979 guadagnava “solo” l’8,9%.
Considerando anche alcuni dati sulla ricchezza, le cose appaiono, se possibile, ancora più sconvolgenti: i 400 americani più ricchi, secondo la classifica di Forbes, avevano nel 2007 un patrimonio netto di 1.500 miliardi di dollari, paragonabile al patrimonio del 50% degli americani più poveri (1.600 miliardi di dollari). Nel 2007, insomma, l’1% più ricco possedeva il 33,8% della ricchezza privata della nazione, addirittura più del patrimonio posseduto dal 90% degli americani!

L’aspetto razziale della disuguaglianza
Le diverse opportunità economico-sociali a disposizione delle varie etnie presenti nel paese hanno una spiccata influenza sulla polarizzazione del reddito, e sui diversi risultati in termini di occupazione e istruzione.
Nel 2006 il reddito che i neri americani riuscivano a guadagnare era pari al 58% del reddito percepito dai bianchi (17.564 contro 30.431 dollari).
Il tasso di disoccupazione dei bianchi era pari, nel 2007, alla metà di quello dei neri (4,1% contro 8,3%).
La percentuale di diplomati era, nel 2007, del 91% per i bianchi e dell’81% per i neri; la percentuale di laureati era, nello stesso anno, del 31% per i bianchi e del 19% per i neri.

L’elevata disuguaglianza rappresenta un problema
Come ci spiega la sezione: “Why inequality matters” del sito, l’elevata disuguaglianza può influenzare negativamente il sistema economico e politico in molti modi.
Innanzitutto l’alta polarizzazione dei redditi può essere ritenuta una delle cause principali dell’ultima crisi economica: un forte aumento della disuguaglianza provoca, generalmente, una carenza di domanda aggregata. Negli Stati uniti il problema è stato risolto tramite una spropositata erogazione di credito al consumo accompagnato da una politica monetaria espansiva che ha minato la stabilità del sistema economico globale.
I problemi che devono affrontare le società diseguali non finiscono qui: gli esperimenti comportamentali condotti negli ultimi decenni hanno rivelato una certa avversione degli individui nei confronti di un’elevata disuguaglianza associata a violazioni delle norme di reciprocità e di equità. Gli effetti di tali violazioni conducono a conflitti potenzialmente molto onerosi per l’intera collettività (Bowles e Jayadev, 2004). In un paese come gli Stati uniti, infatti, circa un quarto della popolazione svolge lavori di sorveglianza, il quadruplo della Svezia (uno dei paesi più egualitari del pianeta). L’impiego di questi lavoratori è improduttivo (e costoso) poiché non è volto alla produzione di beni o servizi di consumo, ma diviene “necessario”, in presenza di elevata disuguaglianza, per tutelare i diritti di proprietà.
Nelle società molto diseguali si registrano, inoltre, alti livelli di corruzione e bassi tassi di partecipazione alla vita politica ed elettorale: gli individui molto ricchi tendono in queste situazioni ad avere i mezzi per sovvertire alcune delle istituzioni politiche, normative e legali per il proprio tornaconto personale, limitando l’efficacia dell’azione collettiva.

Invertire la rotta
L’oceano di disuguaglianza in cui navigano gli Stati uniti è, dunque, ampio, e tempestoso. Il sito del “Working group on extreme inequality” offre una serie d’importanti argomentazioni e proposte a sostegno di un ritorno a mari più tranquilli (ed egualitari).

La riproduzione di questo articolo è autorizzata a condizione che sia citata la fonte: old.sbilanciamoci.info.
Vuoi contribuire a sbilanciamoci.info? Clicca qui

Commenti