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Ghiaccio velenoso
Per chi cala la benzina/L'Opec abbassa i prezzi del petrolio per frenare la corsa all'Eldorado dello «shale gas». Una bolla finanziaria che rischia di esplodere trascinando a fondo grandi compagnie e investimenti. Mentre l'Europa torna a puntare sui combustibili fossili
Proprio quando i media facevano crescere l’interesse generale per il prezzo del barile di petrolio che rotolava rovinosamente, mettendo in luce i pericoli incombenti e le eventuali opportunità, le strategie dei padroni del petrolio e le contromosse di Wall Street, con crescita fantastica del PIL americano nel terzo trimestre, in altre sezioni dei media era riproposto l’argomento degli idrati di metano; e nessuno sapeva cosa diavolo fossero. Per dirla in una frase, si trattava e si tratta di formazioni di ghiaccio delle indisturbate profondità sottomarine che contengono metano. Come si è detto nessuno o quasi sapeva qualcosa della loro stessa esistenza e questa generale ignoranza faceva bene al caso. Altri articoli, nelle sezioni di divulgazione scientifica, mostravano aspetti messi in gioco dai finora inafferrabili idrati: si raddoppiava in un colpo solo l’intera energia del futuro, non solo di gas, ma anche di carbone e petrolio; si trasformava la geopolitica dell’energia finora esistente, spiegando che i Mari del Giappone (del Giappone!) erano i primi ad avvantaggiarsene, con enormi vantaggi per gli isolani dell’arcipelago del Sol Levante; si assumeva d’altronde che la futura estrazione avrebbe causato ulteriori gravi, immancabili, incalcolabili inquinamenti nonché insondabili pericoli di movimenti tellurici.
Come il solito: era un “prendere o lasciare”. Era insomma un messaggio rassicurante di sopravvivenza, nonostante tutto, della “civiltà” delle macchine e dei consumi, nel senso che tutto sarebbe continuato, anche una volta finito il petrolio normale ed esaurito lo shale oil . D’altra parte era un segnale gigantesco di “warning!” con il quale si invitavano le masse a ringraziare i Potenti per la loro bonaria protezione, ma a non sfidarli, pattinando sul ghiaccio sottile del futuro (contenente o meno metano). Infatti l’inquinamento e i sismi avrebbero forse causato situazioni imprevedibili che solo l’Autorità, purché non contrastata da limiti capziosi o regole, o voti assurdi, avrebbe saputo affrontare e risolvere.
Disegnato così lo schema del futuro, era importante decidere i vincitori e i perdenti della fase attuale. Un primo risultato è quello illustrato qui a fianco da Serafini e Turi. Petroli, gas, scisti, carboni, causano inquinamento ormai insopportabile. Le non scelte che sono il risultato del prevertice di Lima prefigurano un’ inutile riunione di Parigi a fine anno, soltanto dilatoria, quando non c’è più tempo da perdere.
Dal quadro generale si passa all’esame del particolare. C’è la bolla dello shale oil spiegata per tempo da Marletto. C’è l’invito irridente “arricchitevi!” proclamato in Basilicata di cui tratta Dommarco, da confrontare con il risultato inatteso del metano olandese, del quale abbiamo fruito noi dell’Italia, mentre hanno ricevuto solo danni gli olandesi, come mostra Pellegrini. Travaglini mette invece in luce la povertà con cui una popolazione vera affronta le strettezze elettriche, mentre Agostinelli descrive i quattro lati del quadro energetico, insistendo sulla pericolosa alternativa tra rinnovabili e nucleare nel mondo di domani. Resta poi l’ingenuo Stoppani, quello del Bel paese, un autore italiano semisconosciuto da decenni, e noto solo per il nome di un formaggio. Egli aveva cercato di insegnare la geografia della recente Italia e le sconosciute scienze naturali agli italiani e alle italiane. Quanto poi vi sia riuscito, vedete voi.
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