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Larry Summers lascia (e non sarà il solo)
Le elezioni di mezzo termine segneranno un passaggio importante alla Casa Bianca. Alcune tra le figure preminenti, alcuni dei posti chiave rimarranno vuoti. La notizia di questa notte è quella della partenza di Larry Summers, capo del National Economic Council. Carattere pessimo, pessimo diplomatico, Summers è anche uno dei migliori economisti esperti di politica di palazzo in circolazione qui gli articoli di politica economica pubblicati sul Financial Times nei momenti difficili del 2008). E’ un duro, e non è particolarmente liberal, come del resto nessuna delle figure piazzate nei posti chiave economici dell’amministrazione, molte di provenienza clintoniana – in quegli anni c’è stato un boom finanziario, è stato abolito il Glass Steagall act voluto da Roosevelt nel 1933, c’è stata la bolla della new economy. Summers e Geithner sono gli insider chiamati a salvare la barca finanziaria che affondava: personaggi non nemici di Wall street, abbastanza prestigiosi e forti da contrattare anche con toni duri e al contempo tranquillizzanti per i Ceo delle banche d’affari. Summers lascerà a fine anno, ma era previsto da tempo: arrabbiato per non aver avuto il posto di Segretario al Tesoro, l’ha presa male quando Obama ha rinnovato Bernanke alla Fed. E poi non andava d’accordo con nessuno (queste notizie le prendiamo da qui). Summers potrebbe aver contribuito a determinare diverse uscite di scena, come quella di Peter Orszag, che tutti stra-stimavano. Questioni di carattere: Summers dovrebbe mediare, è il direttore di un Council, ma è troppo egocentrico e rissoso per farlo. Con lui lasceranno anche Rahm Emmanuel, che correrà alla poltrona di sindaco di Chicago, e forse David Axelrod, figura chiave nella campana Obama, gestore del messaggio. Uno non è stato abbastanza efficace come capo dello staff, a volte troppo duro e volte troppo distante dalle scelte presidenziali (un altro clintoniano e pure cinico). L’altro, il liberal Axelrod, ha continuato a comunicare per il presidente, a spiegare, ma non ha avuto un ruolo di primo piano: Washington non fa probabilmente per lui. Magari comincerà ad occuparsi del 2012. La partita importante adesso è quella di sostituire queste figure chiave. Portare aria fresca alla Casa Bianca e scegliere bene è uno dei fattori cruciali per la fine del mandato Obama. Altri clintoniani rassicuranti e alleanza con Hillary sempre più forte, fino alla nomina a vicepresidente candidato nel 2012? Oppure facce nuove? E quanto liberal per spingere un’agenda sul lavoro, principale preooccupazione degli americani? Non bisognerà aspettare molto per saperlo. Per orientarvi: ecco la mappa della West wing, chi ci lavora e cosa fa.