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Un “piano B” per l’economia della Gran Bretagna

02/11/2011

Cento economisti inglesi contro l’austerità e il liberismo deIle politiche del governo Cameron. Un piano alternativo – lanciato dal think tank progressista Compass – per affrontare la crisi con politiche espansive, investimenti in tecnologie sostenibili, difesa del lavoro e del welfare.

A essere spaventati per il peggiorare della situazione economica globale non sono solo l’Italia, la Grecia e la Spagna, i paesi al centro della crisi dei debiti sovrani, ma pure il Regno Unito in cui gli analisti prevedono un arretramento dell’economia nel terzo quadrimestre del 2011. Di fronte al materializzarsi dell’ipotesi di una doppia recessione, sempre smentita seccamente dal governo Cameron nei mesi scorsi, 100 economisti britannici hanno sottoscritto un appello comune al cancelliere dello scacchiere George Osborne, pubblicato recentemente sulle pagine dell’Observer. “È evidente a tutti che il ‘piano A’ non sta funzionando” – scrivono gli economisti. “Chiediamo al governo di adottare misure di emergenza come parte di un piano alternativo che possa velocemente salvare posti di lavoro e crearne di nuovi”.

I dettagli dell’analisi e della proposta sostenuta dai 100 economisti sono contenuti in un rapporto intitolato “Plan B” (nel senso di piano di riserva) redatto sotto l’egida di Compass, un think tank progressista, riferimento della sinistra del Labour Party (www.compassonline.org.uk). Il documento demolisce senza pietà la politica economica “fallimentare” dell’aristocratico cancelliere dello scacchiere Osborne. Il piano di tagli da 130 miliardi di sterline spalmati su 5 anni, varato a partire dalla finanziaria di emergenza del giugno 2010 “non ha precedenti nella recente storia britannica” ed è “immotivato”. Le conseguenze sociali per le classi sociali più deboli si sono solo cominciate a sentire da poco e sono già “pesantissime”. E si tratta di una sofferenza inutile, dato che il governo non sta riuscendo a raggiungere gli obiettivi prefissi.

Già nel biennio 2011/2012 il governo potrebbe mancare i target per la riduzione del deficit. E se le cose andassero male (e diversi fattori concorrono in questa direzione), il deficit potrebbe addirittura aumentare. Così il governo rischia di arrivare alle prossime elezioni con una situazione di bilancio notevolmente peggiorata rispetto a quella attuale, nonostante tagli pesantissimi alla spesa pubblica. I tagli alla spesa pubblica – se davvero necessari – non si fanno quando c’è una crisi, ma solo dopo che l’economia si è ripresa, sostengono gli autori del rapporto.

Alla radice del fallimento del “piano A” confezionato da Osborne c’è secondo i redattori del rapporto l’idea assurda che i tagli alla spesa statale non abbiano conseguenze sull’economia reale. Brandendo come una clava lo spauracchio fasullo del rischio bancarotta il governo ha dato vita a una serie di strette sulla spesa pubblica che hanno motivazioni più politiche che economiche. Il governo insomma sta usando la scusa della crisi per eliminare quello che rimane dello stato sociale, compreso il servizio sanitario nazionale (National Health Service) che in questo momento si trova nel mirino del governo.

Come uscire dal tunnel della crisi economica? La soluzione proposta da “Plan B” è semplice ma difficile da digerire per i due fanatici neoliberali che risiedono al numero 10 e 11 di Downing Street. Prima di tutto serve uno stop immediato alla politica di austerità: “basta coi tagli”. Al contrario, “il governo deve dare un nuovo stimolo all’economia”, stampando moneta, e lanciando un programma di investimenti in tecnologie sostenibili che potrebbe dare lavoro a centinaia di migliaia tra operai, ingegneri e ricercatori. Il documento propone pure la creazione di una banca pubblica d’investimento per dare fiato a settori economici di portata strategica. Sul fronte delle entrate il governo dovrebbe invece andare a reperire risorse dall’evasione fiscale che in Gran Bretagna pesa per almeno 70 miliardi di sterline l’anno e dai patrimoni immobiliari, anche per evitare nuove speculazioni in quel settore che è stato il terreno di coltura dell’attuale crisi economica globale.

C’è da dubitare che il cancelliere George Osborne darà ascolto ai consigli che gli arrivano dai 100 economisti anti-austerità. Osborne insiste che i problemi dell’economia britannica sono solo un riflesso contingente della tempesta finanziaria continentale. Eppure diversi analisti prevedono che di fronte al peggiorare della situazione economica Osborne sarà presto costretto all’umiliazione di una seconda finanziaria di emergenza dopo quella dell’anno scorso. Dentro lo stesso partito conservatore, i conservatori moderati, i cosiddetti “Red Tory” cominciano a mostrare i primi dubbi sulla bontà della politica di austerità del loro cancelliere dello scacchiere. Ma a preoccupare veramente Cameron e Osborne, è piuttosto l’irascibile vice-ministro dell’economia, il liberaldemocratico ed ex laburista Vince Cable, che sarebbe intenzionato a dimettersi se Osborne non modificasse velocemente la rotta della politica economica del governo.

 

Tratto da www.ilmanifesto.it