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Grecia

Lezione di democrazia

08/07/2015

La confusione di commenti e notizie sui giorni convulsi che si vivono tra Atene e Bruxelles nasconde un'evidenza: il tentativo di colpire il governo Tsipras perché eversivo rispetto all’Europa dei mercati. In un'Europa governata dalla legge del più forte, Tsipras ha riportato nel suo paese il primato della politica, ricorrendo al voto popolare

Quanta confusione nelle notizie e nei commenti sui convulsi giorni che si vivono tra Atene e Bruxelles per nascondere un’evidenza: è in corso il tentativo di colpire il governo Tsipras perché eversivo rispetto all’Europa dei mercati. Eversivo per aver riportato nel suo paese il primato della politica, ricorrendo al voto popolare. Angela Merkel e il complesso finanziario tedesco ed europeo non lo sopportano. Si toglie alla Grecia il respiro negandole un taglio del rimborso del modesto debito greco, mentre la Germania ha chiesto e ottenuto l’annullamento di ben altro debito nel 1953. Oggi condonare il debito ai greci rappresenta non più del 2 per cento dei conti continentali, e ci vuole una bella faccia tosta per dimenticare che questo prodotto degli sciagurati conti greci non è opera di Syriza ma dei governi “perbene” che l’hanno preceduta, tipo Papandreu o Samaras. Sarebbe stato e continua a essere elementare consentire ad Atene il tempo e il respiro per fermare il buco. Ma l’obiettivo principale di questi giorni è far pagare a Tsipras l’audacia di essersi rivolto – contro il parere degli autonominati leader europei – al voto popolare.

Si pensi al pericolo: che succederebbe se l’Italia, o più probabilmente la Spagna di Podemos, seguissero l’esempio di Tsipras? Per gli altri strenui araldi della democrazia parlamentare non è del tutto facile dichiarare la nullità di un voto popolare così esplicito. Né si può dimenticare che due dei protagonisti non sono certo i rappresentanti più integri della dura pulizia delle regole economiche. Il leader della Commissione europea, Jean Claude Juncker, ha sul capo una denuncia per il trasferimento di capitali; su Christine Lagarde pende l’accusa di aver violato le regole di un arbitrato concedendo al miliardario francese Bernard Tapie 400 mila euro di più rispetto a quanto restituito al Credit Lyonnais.

Eppure Angela Merkel è questo che tenta, mentre l’ "europeista” Repubblica non esita a tacciare di narcisismo (cioè di essere innamorato di sé) uno Yanis Varufakis che si toglie di mezzo – gesto sconosciuto alla nostra sfera politica – per semplificare la strada del governo in quel paese.

Non è certo da Matteo Renzi, che allontana da sé fino al 2018 ogni consultazione elettorale, che si può attendere una parola di correttezza istituzionale. Ma la si vorrebbe dalle frantumate opposizioni che sulle questioni dei principi hanno taciuto in tutti questi anni per ragioni di viltà.

Non è un caso che l’eccezione greca metta in rilievo quanto la sola legge che vale nell’Unione europea sia quella del più forte, in questo caso le banche e i creditori tedeschi, e la prima vittima sia il paese al mondo che ha più dato all’introduzione della democrazia politica.

La riproduzione di questo articolo è autorizzata a condizione che sia citata la fonte: old.sbilanciamoci.info.
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Commenti

Debito e Tobin tax

Purtroppo (per noi) Hugo ha ragione. Questo però non significa che ci si deve arrendere di combattere la finanziarizzazione dell'economia.
La strada è stata indicata da oltre 40 anni: bisogna frenare la mobilità dei capitali con la Tobin Tax.
Alcuni anni fa si era parlato di questo aspetto, ma poi è caduto nel dimenticatoio.
So già quanto sia difficile, ma questo non signfica che sia impossibile.
Più che ad inneggiare im modo scomposto a Tsipras, la sinsitra potrebbe mettere la Tobin Tax nel suo programma al primo punto.

Eliminare interessi per 5 anni su debito pubblico di TUTTI GLI STATI EUROPEI?

Cara Laura,

apprezzo le sue buone intenzioni, ma affinché la sua proposta non suoni velleitaria e demagogica (affinché cioè non sia una proposta da talk show televisivo, una volta si sarebbe detto "da comizio") deve tener conto di qualche fatto:

1) Nel caso della Grecia, la gran parte del suo debito non è oggi detenuto da un'entità astratta chiamata "Finanza" o da malefiche "Banche", ma dai contribuenti degli altri paesi dell'Eurozona, i quali hanno già accettato - con la ristrutturazione del 2012 - che per alcuni anni siano congelati i pagamenti che la Grecia deve loro per interessi e rimborso dei prestiti. Quindi nel caso della Grecia quanto da lei auspicato è in buona parte già realtà. Deve essere inoltre ben chiaro che ogni nuovo taglio o congelamento o allungamento delle scadenze del debito greco non va a colpire la "Finanza", ma va a ridurre le risorse disponibili negli altri paesi europei per spesa sociale, riduzioni delle tasse, investimenti pubblici e simili (le risorse non si moltiplicano come i pani e i pesci evangelici o come gli zecchini d'oro nel campo dei miracoli di Pinocchio!).

2) Negli altri paesi europei, in questo periodo e presumibilmente nel prossimo futuro, i tassi d'interesse sui titoli pubblici sono e resteranno molto bassi, a livelli che non avevano mai raggiunto in precedenza. Azzerarli con un atto d'autorità sospendendo il pagamento degli interessi non rappresenterebbe per i bilanci pubblici di molti paesi un gran risparmio. Inoltre, renderebbe molto difficile per i vari Stati potere in futuro chiedere nuovi prestiti per finanziare investimenti pubblici o quant'alto (chi è disposto a prestare a qualcuno che quando gli aggrada decide unilateralmente di sospendere il pagamento degli interessi sul proprio debito?).

3) Con gli interessi sui titoli pubblici in loro possesso, tanti fondi pagano le pensioni o altre prestazioni previdenziali a chi ha versato dei contributi (e in molti paesi non si tratta necessariamente di ricchi pensionati), le compagne di assicurazioni fanno fronte ai loro impegni con i loro assicurati, i piccoli risparmiatori integrano i loro modesti redditi da altra fonte ecc.. E' un'idea quantomeno ingenua credere che i debitori siano sempre e comunque i "poveri" da proteggere e i "creditori" gli usurai da colpire. Dovrebbe forse sapere che è proprio con denaro preso a prestito a basso interesse che la "Finanza" imbastisce le sue speculazioni!

Eliminare interessi per 5 anni su debito pubblico di TUTTI GLI STATI EUROPEI

Il caso Grecia oggi, quello italiano e spagnolo o francese domani....
L'applicazione delle ricette dell'austerity serve a creare un neocolonialismo economico dei popoli alle velleità di potere della finanza . L'applicazione delle politiche imposte a fronte dei prestiti concessi agli Stati comporta un sempre maggior asservimento , un aumento costante del debito pubblico, un aumento della disoccupazione, un abbassamento dei salari e delle pensioni.
Diciamoci la verità: sono i pensionati, i lavoratori pubblici e privati, gli invalidi, le imprese ad aver creato la bolla speculativa finanziaria che ha provocato la crisi? NOOOO!!!
E allora? Perchè mai si dovrebbe chiedere a loro di pagare le spese volute da altri?
I debiti pubblici degli Stati Europei aumentano tutti grazie all'applicazione degli interessi, di cui godono proprio coloro che hanno provocato il danno. Se si volesse davvero fare una cosa UTILE per superare la crisi dovrebbe essere qualcosa che va a beneficio di tutti gli Stati Europei annullando gli interessi sul debito pubblico per 5 anni in TUTTI gli Stati Europei.
Le risorse liberate da questa operazione andrebbero per la metà ad abbattere il debito e l'altra metà alle politiche per la crescita.
I sacrifici dei popoli possono essere accettati solo se nel ruolo di cassiere non c'è l'usuraio, perchè ciò che fa rabbia è la nettissima sensazione, ora, che non basti mai quanto si fa per stringere la cinghia.

La verità è sempre rivoluzionaria!

Vede Sig. Marco,
i fatti hanno il difetto di essere impertinenti ed è inutile cercare di ignorarli quando non piacciono, perché comunque si finisce sempre per sbatterci contro. Proteggere le proprie credenze e la propria fede con gli occhiali deformanti delle ideologie o delle religioni serve a poco e il risveglio può poi essere doloroso. Chiedere conforto a qualche "autoritas" (come fa lei chiedendo l'intervento della redazione di questa rivista affinché smentisca la mia ricostruzione della vicenda greca) in modo da confermarla nei suoi pregiudizi può essere rassicurante ma serve ancora a meno, perché - pur negli ovvi limiti di un'estrema sintesi e dell'inevitabile impossibilità (data la sede) di presentare dati e argomenti da specialista - la mia narrazione di quanto accaduto all'economia greca riflette fedelmente quanto è successo. Sfido chiunque a dimostrare il contrario e a mostrare cosa ci sia di tendenzioso in essa. Che poi la mia narrazione della crisi greca sia "filo liberista" mi fa sorridere, se non altro perché rilevare - come faccio io - che per quasi 10 anni i mercati finanziari hanno continuato imperterriti ad alimentare la bolla greca malgrado fosse palesemente insostenibile non è (almeno per chi sappia qualcosa di teoria economica) compatibile con la visione liberista di come funzionano i mercati.

Quanto al fatto che - nel momento in cui Syriza e la destra nazionalista sua alleata sono andati al governo - l'economia greca stesse dando finalmente segni di ripresa non lo dico io, ma le statistiche di qualsiasi fonte e provenienza. Nel corso del 2014 il PIL greco è cresciuto dell' 0,8% nel II trimestre, dell'0,3% nel III trimestre e dell'0,8% nel IV semestre, che in media annua fa un +0,6%, che è poco ma sempre più di quanto sia cresciuta la Francia nel 2014 (per non dire dell'Italia) e soprattutto rappresentava un'importantissima inversione di tendenza dopo anni di caduta libera. Tanto più alla luce delle previsioni che a fine 2014 davano la crescita in Grecia in accelerazione nel 2015 e ancora più nel 2016. Oltre a ciò, nel corso del 2014 la Grecia aveva potuto nuovamente finanziarsi dopo 4 anni sui mercati (allentando così la sua dipendenza dalla Troika), le sue banche avevano superato i test di solidità, il turismo era in boom e l'occupazione aveva smesso di scendere. Allo stesso modo, che dopo 6 mesi di governo Tsipras e di braccio di ferro suicida con gli altri governi europei l'economia greca sia al tracollo non lo dico io: nel I trimestre 2015 il PIL greco ha ripreso a scendere (-0,4%), discesa confermata nel II trimestre (-0,2%, per non dire del III trimestre che sarà disastroso. Inoltre sono cadute pesantemente le entrate fiscali, gli investimenti sono crollati, i capitali hanno ripreso a fuggire come non accadeva da anni, le banche sono a rischio di insolvenza, non una delle riforme che sono indispensabili per rilanciare l'economia greca è stata messa in cantiere. E non parliamo delle ulteriori sofferenze inutilmente inferte ad ampi strati della popolazione greca negli ultimi mesi e settimane... Ognuno è poi libero di dare il giudizio che vuole, ma negare che le cose stiano così temo sia proprio impossibile.

Quanto ai trascorsi politici della Signora Rossanda mi interessano relativamente. La rispetto per la sua perseveranza nel sostenere cause sempre sbagliate (e a volte tragicamente sbagliate). Non credo però di ricordare male affermando che - magari con qualche sporadico mal di pancia - è stata a suo tempo stalinista, come del resto tutto il PCI (quando per intenderci l'Unità a direzione Pietro Ingrao scriveva di Stalin come del "Padre dei lavoratori di tutto il mondo"), che nel 1956 non ha strappato la tessera del PCI quando il suo partito appoggiava i carri armati sovietici che schiacciavano la rivoluzione operaia ungherese (come invece altri hanno fatto), che quando nel 1969 è uscita dal PCI era infatuata dalla rivoluzione culturale cinese e da Mao, un altro despota liberticida ed affamatore del suo popolo (forse era meglio se fosse rimasta filo-sovietica!). Insisto: Rossana Rossanda appartiene comunque alla storia intellettuale e politica di questo paese e merita rispetto, ma i suoi fans soprattutto giovani dovrebbero forse fare uno sforzo di spregiudicatezza intellettuale ed osare guardare alle cose per quello che sono. Questo vale per la crisi greca, ma non solo.

Hugo Chavez ?! Maddechè !!

Vedo che la fantasia non ha limiti. "Hugo Chavez" ricostruisce la vicenda greca con una visione che definire di parte è poco. Intanto imputare alla Rossanda di essere stata filo sovietica mi sembra paradossale, per una che è stata radiata dal PCI proprio per le sue critiche al sistema del socialismo reale. E poi sparare la corbelleria di una Grecia in ripresa al momento dell'elezione di Tsipras (che poi, naturalmente, l'avrebbe affossata con la sua imperizia) mi sembra veramente il colmo. Io penso che la redazione di Sbilanciamoci, in presenza di commenti così palesemente tendenziosi, dovrebbe fornire delle risposte, non per censurare, ovviamente, ma per ricondurre il dibattito sui fatti e non sulla propaganda filo liberista.

Ancora sul referendum - Risposta a Spartacus

Fossi stato io Tsipras, forte degli esiti del referendum avrei detto: questo è il piano, l'unico che possiamo accettare, perchè questo è quel che il popolo desidera.
Avrebbero risposto picche? Bene, usciamo dall'euro. Semplice.
Invece il referendum serviva a dare a Tsipras la forza per dire: guarda, sinistra, che a me hanno conferito un plebiscito. Sono stato autorizzato a trattare e ad accettare qualunque porcata.
Detto fatto: oggi il governo greco accetta un piano che definire lacrime e sangue è poco. I precedenti memorandum al confronto erano noccioline.
Morte ai traditori

Vincesko e il Bancomat

Sig. Vincesko mi può spiegare perchè mettersi in fila al bancomat è diventato di sinistra?
Capisco che i commenti sintetici possono anche essere male interpretati, ma la sua risposta mi incurioscisce veramente!

Moneta unica, Grecia e "leggi economiche"

Cara Marta,

dovrebbe forse essere meno oracolare e spiegarci perché il problema vero è la moneta unica. Altrimenti detta così appare una formuletta da Bignami, roba da dilettanti allo sbaraglio, uno slogan del tipo di quelli urlati dal noto guitto italico riciclatosi come demagogo e dalla banda di idioti che gli fanno da coro (a confronto dei quali la Signora Rossanda, Tsipras, Varoufakis & - con i quali come avrà letto non sono certo tenero - svettano come autentici giganti del pensiero, della politica e dell'etica).
Per 10 anni grazie all'euro i greci hanno vissuto alla grande, e se da tutti i sondaggi emerge che ancor oggi dopo 5 anni di durissima crisi l'80% di loro vuole restare nella moneta unica qualche ragione dovrà pure esserci (o sono tutti scemi?). Magari il problema della Grecia fosse la moneta unica! Temo che il mondo sia un po' più complicato da come se lo raffigura lei.

Quanto poi al suo consiglio di studiare le "leggi economiche", lo seguirei volentieri, ma mi dovrebbe indicare quali sono e dove stanno scritte queste "leggi economiche". C'è una tavola delle "leggi economiche" o almeno un manuale che le riporti? La prego: me li indichi!

Hugo Chavez

Se non si capisce che il problema vero è la moneta unica tutte queste parole sono gettate al vento.

Consiglio un serio studio delle leggi economiche.

Un modesto invito all'onestà intellettuale.

La Signora Rossanda con testarda coerenza ha sostenuto per tutta la vita la causa di alcuni dei peggiori dispotismi del Novecento. Quelli che oltre ad aver conculcato i diritti più elementari dei loro popoli quasi sempre li hanno anche affamati. Con coazione a ripetere, invece che misurarsi sui fatti, preferisce ubriacarsi di ideologia. Implorerei perciò i suoi fans - almeno in questa occasione - di non seguirla su questo terreno, ma di cercare di guardare con umiltà ed onestà ai fatti.

1) E' vero che il dramma vissuto negli ultimi 5 anni dal popolo greco è conseguenza delle sadiche politiche di austerity imposte dalla Troika? Cerco di ricostruire in estrema sintesi quanto è accaduto. Nei 10 anni che hanno preceduto lo scoppio della crisi greca (fine 2009) la Grecia ha potuto usufruire di massicci flussi di prestiti provenienti dall'estero a basso tasso d'interesse, che le hanno consentito di alimentare la spesa pubblica, con forti incrementi di stipendi e aumenti di personale, generosissime regole pensionistiche, sussidi e sconti fiscali generalizzati, aumenti della spesa militare e grandi opere pubbliche (basti pensare alle Olimpiadi Atene). Anche la spesa privata ha ricevuto notevole impulso dal credito facile, andando ad aumentare le importazioni e gonfiando quei settori dell'economia greca non esposti alla concorrenza internazionale (in primis il settore immobiliare). Come risultato di ciò, prezzi, salari e PIL sono cresciuti in Grecia ben più rapidamente della media dell'Eurozona. Alla vigilia della crisi, la domanda interna (spesa privata + spesa pubblica) era in Grecia quasi del 20% in eccesso rispetto al valore di quanto prodotto nel paese. Con lo scoppio della crisi, quell'imponente flusso di prestiti privati che avevano finanziato la bolla greca con capitali provenienti dall'estero si è arrestato nel giro di pochissimo tempo. A ciò si è rapidamente aggiunta la fuga di capitali ad opera di piccoli e grandi investitori greci che hanno portato all'estero i loro soldi. Nell'impossibilità di continuare a finanziarsi all'estero accumulando ulteriore debito, INEVITABILMENTE la spesa domestica (pubblica + privata) si è drasticamente contratta. Questo e niente altro che questo è stata l'austerity in Grecia. Il gap strutturale di competitività, che a differenza di altri paesi colpiti dalla crisi ha impedito alla Grecia di accrescere le sue esportazioni, non le ha consentito di sostituire almeno in parte la domanda interna venuta a mancare con domanda estera. Di conseguenza il PIL è crollato, tornando ai suoi livelli pre-bolla. Quale è stato il ruolo della Troika in questa vicenda? Con i suoi massicci aiuti (di cui solo una parte - malgrado le gigantesche balle in merito che abbiamo sentito da Tsipras e amici - è servita a rimborsare le banche estere creditrici) la Troika ha di molto attutito la caduta della spesa conseguente all'impossibilità della Grecia di continuare ad indebitarsi attirando capitali privati dall'estero. Come è facilmente dimostrabile, lo Stato greco senza i soldi della Troika, ovvero in buona parte con i soldi dei contribuenti degli altri paesi europei (alcuni dei quali più poveri della Grecia), non sarebbe stato letteralmente in grado - almeno nei 2 anni dopo lo scoppio della crisi - di pagare stipendi e pensioni. L'unica conclusione intellettualmente onesta che si può trarre da una ricostruzione serena dei fatti è che quella della Troika affamatrice del popolo greco è una leggenda, una narrazione falsa e deformante degli eventi, da paragonarsi al mito della pugnalata alla schiena che aprì a Hitler la strada al potere.

2) Quali sono i risultati di 6 mesi di governo Tsipras-Varoufakis? Alla fine del 2014, alla vigilia delle elezioni che hanno portato al potere l'alleanza tra Syriza e la destra nazionalista, l'economia greca era in leggera ripresa, lo Stato greco era potuto tornare a finanziarsi sui mercati a tassi ragionevoli, le banche apparivano sufficientemente risanate, il settore turistico in boom e perfino l'occupazione dava i primi segnali di risveglio. A 6 mesi di distanza, il PIL è in drastico calo (-3% secondo le previsioni più ottimistiche), le banche sono al fallimento, le imprese chiudono e licenziano, il turismo in fuga, e soprattutto nulla di quello che andrebbe fatto per affrontare il nodo di fondo della crisi economica greca - ovvero il gap di competitività - è stato fatto. In poche parole, il paese è virtualmente alla bancarotta. Non male come bilancio, soprattutto in considerazioni delle sofferenze inferte nel contempo al popolo greco. Peggio ancora, non si è intravisto in questi 6 mesi nessun piano o progetto di rilancio dell'economia greca, se non quello velleitario e confuso sponsorizzato da un'ala di Syriza di fare il socialismo in un unico paese, ma con i soldi dei contribuenti degli altri paesi europei.

3) Si dirà: ma i disastrosi risultati sul fronte economico non sono nulla a confronto dei dividendi politici che Tsipras ha portato a casa. Anzitutto ha riaffermato il principio democratico su quello delle oligarchie tecnocratiche e finanziarie, i diritti dei popoli contro l'Europa delle banche. Certo, Tsipras ha chiamato e poi vinto un referendum con largo margine. Ma a parte il piccolo e ovvio dettaglio che il piano contro il quale i greci sono stati chiamati ad esprimersi era espressione dei governi liberamente eletti di ben 18 popoli europei, è lecito avanzare forti dubbi sulla qualità democratica del referendum di Tsipras. Si è infatti trattato di un referendum indetto in pochi giorni in cui è mancato il tempo per un dibattito minimamente approfondito, dove il popolo è stato chiamato a votare in un clima di emergenza e molto carico di emotività, su un quesito di cui pochi hanno capito bene i termini e con una propaganda - quella per il no - basata (come a pochi giorni di distanza è ormai chiarissimo a tutti) su un palese inganno, ovvero che con la vittoria del no sarebbe stato possibile per la Grecia restare nell'euro, avere i soldi dei partner europei e allo stesso tempo evitare riforme impopolari e ulteriori aggiustamenti fiscali (avere cioè la botte piena e la moglie ubriaca). Un referendum di questo genere assomiglia maledettamente ad un plebiscito, del tipo di quelli a cui anche Hitler e Mussolini hanno fatto più di una volta ricorso per legittimarsi. Non è quindi sorprendente se a seguito del referendum si sono stretti intorno a Tsipras (come è apparso anche visivamente evidente il giorno del suo discorso al parlamento europeo) neonazisti, fascisti, nostalgici del socialismo reale, populisti e demagoghi di ogni risma e provenienza. A me non pare proprio un risultato esaltante in termini di affermazione dei principi democratici. Ma tant'è. Capisco che questi dubbi non disturbino minimamente chi aveva a modello di democrazia le democrazie popolari di stampo sovietico o chi guarda con favore alla Russia di Putin, come tanti dei compagni di strada di Tsipras. Mi piacerebbe però che qualche sincero democratico di sinistra ci riflettesse un po'.

referendum concordato co la troika?

scusi Saverio ma il senso dov'e'? un NO casomai rafforza gli argomenti della minoranza "di sx" di Syriza... A meno di non voler credere che Tsipras fosse sicuro che avrebbe vito il si'. E' il c.d. riformismo la peste che lavora da 40 anni (almeno) e che sta gettando l'Europa in miseria. Questo dicono i fatti; la dietrologia per una volta lasciamola a Salvini o al mago Otelma

Egoismo

@Antonio Zanotti
“Io non mi ci vedo”.
Non ti ci vedi perché non sei di sinistra o non sei di sinistra perché non ti ci vedi? E, anziché preoccuparti di quelli che lo fanno, perché ti preoccupi di te per la semplice ipotesi che ti potrebbe toccare farlo?
PS: Tutte le domande hanno un minimo comun denominatore: la determinante di fondo.

Taglio del debito

Chiedo scusa: ho dimenticvato l'accenno al taglio del debito.
Da mesi sostengo che è un falso problema. La Grecia non può pagarlo ed i creditori lo sanno benessimo. Molti creditori (l'Italia fra questi) hanno un problema molto semplice: non possono cancellare il loro credito in una sola soluzione, ma devono ammortizzarlo nel lungo periodo, 20 o meglio ancora 30 anni.
La soluzione proposta mi pareva eccellente: postergare l'inizio dei rimborsi al 2025 (fra 10, ripeto 10 anni) ad un tasso pressochè nullo. La Grecia non aveva alcuna pressione sul rimborso e i creditori avevano il tempo necessario per iniziare l'ammortamento delle perdite. Poi nel 2025 si sarebbe esaminato lo stato dell'arte.
Era così difficile da capire una soluzione del genere, valida per entrambi? Mi pare che il buon senso sia sempre materia più rara!

Grecia

Proviamo a fare uno sforzo: alzarsi presto alla mattina, per mettersi in fila al bancomat per ritirare un pugno di euro, sorridere e cantare inni rivoluzionari contro l'Europa dei burocratici e delle banche.
Io non mi ci vedo.
La mia domanda è semplice: perchè Tsipras non ha presentato questo piano a gennaio? Da allora la sua inefficienza ha portato la Grecia ad un'economia di baratto: è questo il primato della politica?
In Europa Tsipras è più osannato da destra che da sinsitra nella speranza di cancellare ogni processo di integrazione: è questa la visione del futuro per il nostro continente?
Sbagliare è umano, ma perseverare è diabolico! La sinistra italiana (entità alla ricerca di se stessa da al meno 20 anni) farebbe bene ad un poco di autocritica su Tsipras.
PS: Mi spiace non conoscere lo spagnolo per capire la posizione di Podemos, non avendo trovato alcuna informazione sulla stampa italiana.

UE, dirigenti illuminati o massoni reazionari?

Ricavo dal libro “Massoni” del massone democratico Gioele Magaldi:
“Jean Monnet [uno dei padri fondatori dell’Unione Europea], ex progressista della “Thomas Paine”, poi approdato alla “Edmund Burke”, alla “Pan-Europa” e alla “Compass Star-Rosa Ventorum” “ [superlogge reazionarie]. […]
Così quel Jean Monnet che era stato un sincero massone democratico e liberalprogressista nella prima fase della sua vita, nella maturità si avviava a costruire – insieme a d altri – un edificio istituzionale retoricamente presentato come baluardo per la pace e la cooperazione europea, mentre in realtà si trattava di una sorta di cavallo di Troia per la creazione di un gigantesco apparato neoaristocratico e tecnocratico di dominio sulle popolazioni del Vecchio Continente”.

PS: UE, dirigenti illuminati o massoni reazionari?
http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2826862.html

Rossanda

Stiamo parlando di uomini e dirigenti politici. Sono vili e poiché pare che nessuno voglia dirlo, bene ha fatto Rossanda a scriverlo in un articolo breve ma, come al solito, estremamente incisivo.

La commedia degli orrori

Bene, il referendum è stata una commedia degli orrori, probabilmente concordata con la trojka, per rafforzare il governo ed indurre prima di tutto la minoranza di Syriza ad accettare quello che è, di fatto, la prosecuzione dei memorandum di lacrime e sangue che continuerà a far sprofondare il popolo greco nella miseria e nella fame.
Spero di sbagliarmi, ma sono sicuro di no. Ancora una volta la c.d. sinistra radicale si è dimostrata la peggiore traditrice di coloro che fa finta di rappresentare

Ottimo, ma termini (e concetti) come "viltà" e "correttezza" sono fuori luogo

Sintetico ed efficace. Nulla da eccepire a Rossanda tranne quando fa ricorso alle "ragioni di viltà" per spiegare il poco attivismo delle opposizioni (penultimo capoverso). Cara Rossana, viltà è una categoria della morale che non aiuta purtroppo a capire. Un saluto. Giovanni