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Gli aiuti alla Grecia? Nelle tasche della finanza

05/07/2013

Il 77 percento dei 206 miliardi di aiuti, distribuiti in 23 tranches alla Grecia da Ue e Fondo monetario, è finito nelle tasche della finanza. La denuncia in un rapporto di Attac Austria

In un report apparso nel mese di giugno sul suo sito, Attac Austria ha pubblicato i risultati delle ricerche sulla destinazione degli aiuti economici ricevuti dalla Grecia dall’inizio della crisi.

Dal marzo del 2010 la Grecia ha ricevuto un totale di 206,9 miliardi di euro suddivisi in 23 tranche da Unione europea e Fondo monetario internazionale. Tuttavia non è stata prodotta alcuna documentazione che riportasse l’utilizzo effettivo di tali risorse. Attac Austria ha quindi deciso di approfondire la questione arrivando a scoprire che il 77% del totale dei fondi di salvataggio sono finiti direttamente o indirettamente nelle tasche della finanza. Il materiale è disponibile sul sito di Attac Austria in tedesco ed inglese.

È necessario prima di tutto un breve riepilogo dei due programmi di salvataggio ricevuti dalla Grecia fino ad oggi. Il primo è stato deciso all’inizio del maggio 2010 tra Unione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale (dopo che il paese ne aveva fatto ufficialmente richiesta il 23 aprile dello stesso anno). Il prestito ha raggiunto i 110 miliardi di euro, di cui 80 messi a disposizione dai paesi dell’Eurozona e 30 dal Fmi. Dei 110 miliardi, 73 sono stati effettivamente trasferiti mentre i restanti 34 sono passati al secondo programma di aiuti.

Il 21 febbraio 2012 è partito il secondo programma di aiuti sulla base delle decisioni prese nel luglio dell’anno precedente. La somma del secondo pacchetto ammonta a 172,6 miliardi di euro, di cui 144,6 messi a disposizione da Efsf e 28 dal Fondo monetario. Dal marzo 2012 al momento della stesura del report di Attac (giugno 2013) del secondo pacchetto di aiuti il paese ha ricevuto 133,891 miliardi.

Le ricerche di Attac Austria hanno rintracciato le destinazioni dei pagamenti sia con l’ausilio di documenti ufficiali sia utilizzando fonti alternative come media e giornali. Il documento specifica in dettaglio la destinazione delle risorse: 58,2 miliardi (28,13%) sono stati utilizzati per la ricapitalizzazione del settore bancario e 101,331 miliardi (48,89%) sono andati ai creditori dello stato greco, di cui 55,44 miliardi sono stati utilizzati per coprire la scadenza di titoli di stato, invece di lasciare ai creditori il peso del rischio per il quale erano già stati indennizzati dal pagamento degli interessi, aggiunge il report di Attac. Altri 36,6 miliardi sono serviti come incentivo per fare accettare ai creditori l’haircut del marzo 2012, mentre 11,3 miliardi sono stati utilizzati per ricomprare pezzi di debito senza valore.

Lisa Mittendrein, responsabile nazionale di Attac Austria afferma: “L’obiettivo delle elite politiche non è quello di salvare la popolazione greca ma il settore finanziario del paese. Centinaia di milioni di euro di risorse finanziarie pubbliche sono stati utilizzati per salvare le banche ed altri istituti finanziari dalla crisi finanziaria che loro stessi hanno causato”.

La destinazione dei fondi alla Grecia documentato dalle ricerche di Attac si scontra pesantemente con l’interpretazione pubblica delle politiche europee di salvataggio del paese, distorta ad arte dalle elite politiche le quali hanno sostenuto fosse la popolazione greca a trarre vantaggio dai prestiti internazionali. È scandaloso, aggiunge Lisa Mittendrein, che la Commissione europea abbia pubblicato report da centinaia di pagine senza specificare dove finissero effettivamente questi soldi.

Ad aver beneficiato dei fondi sono state banche come Eurobank Ergasias, posseduta dalla famiglia Latsis una delle più ricche del paese e speculatori come l’hedge fund Third Point, che hanno intascato 500 milioni di euro dal riacquisto del debito nel dicembre 2012. Come commenta Lisa Mittendrein, “la solidarietà con la Grecia espressa dal Presidente della commissione europea Barroso non si capisce verso chi sia stata”.

Dei 43,6 miliardi (22,46%) destinati alle finanze pubbliche più di 34,6 miliardi sono stati pagati ai creditori sotto forma di interessi, senza considerare che 10,2 miliardi sono andati alle spese militari, sembra sotto pressione dei governi di Berlino e Parigi che avrebbero voluto proteggere gli interessi delle industrie militari nazionali.

Le elite politiche, incalza ancora il report di Attac, nei cinque anni di crisi internazionale hanno fallito anche nell’implementare quelle riforme necessarie per la regolamentazione del settore bancario e dei mercati finanziari, riforme necessarie proprio ad evitare il ripetersi di episodi come questi dove i contribuenti sono costretti a pagare le perdite degli istituti di credito. I governi devono sottrarre questa capacità di ricatto del settore bancario. Ancora peggio, aggiunge il report citando fonti Reuters poi confermate da Marica Frangakis di Attac Grecia, per beneficiare dei miliardi di aiuti pubblici le banche greche hanno utilizzato pratiche poco trasparenti per passarsi a vicenda da conti offhsore prestiti non coperti in modo da attrarre capitale privato ed avere le condizioni per ricevere i fondi di salvataggio.

Occorre prima di ogni cosa maggiore trasparenza da parte delle istituzione internazionali unita ad un cambio radicale di politiche nella gestione della attuale crisi europea e che si evitino in particolar mode manipolazioni utilitaristiche dell’elettorato. Come afferma Lisa Mittendrein, “dopo tre anni di austerità la Grecia ha bisogno di un pacchetto di aiuti che raggiunga davvero la popolazione”.

Il report si conclude con una serie di episodi tanto bizzarri quanto inquietanti scoperti durante le ricerche. Unione europea e Fondo monetario hanno più volte smentito o rimandato di settimane e mesi gli accordi sui pacchetti di salvataggio per esercitare pressioni sulla democrazia greca, nell’autunno del 2011 per evitare il referendum nazionale sulle politiche di austerità e nel maggio-giugno del 2012 per aumentare le probabilità di elezione di partiti vicini alla troika. Con questo gioco perverso di promesse e smentite il governo greco è stato costretto ad emettere titoli a scadenza soggetti ad elevati tassi di interesse. Difficile quindi credere che le istituzioni internazionali avessero davvero a cuore la situazione delle finanze pubbliche greche se hanno forzato il governo di Atene al ricorso a tali misure.

Nel giugno del 2012 una tranche dei fondi del valore di un miliardo è stata utilizzata per finanziare il contributo obbligatorio della Grecia alla creazione del Mes. In sostanza la creazione del Mes ha comportato non solo l’impiego del capitale del precedente Efsf ma anche l’utilizzo di fondi pubblici di quei paesi che il fondo europeo servirebbe a sostenere.

Ma non basta. Klaus Regling, il direttore del Efsf e del Mes nella sua carriera si è alternato piu volte tra grande finanza e politica. Prima di assumere la carica al Efsf ha lavorato per il governo tedesco, per l’hedge fund Moore Capital Strategy, come direttore generale della commissione Economia e affari finanziari della Commissione europea sia per l’hedge fund Winton Futures Fund Ltd. Regling rappresenta il simbolo dell’intreccio tra finanza e politica il quale spiega in parte perché gli aiuti siano finiti in gran parte al settore finanziario.

Una nota negativa arriva dai costi di gestione del Efsf. Nel 2011 il personale che ha gestito il fondo (12 dipendenti) è costato ben 3,1 milioni di euro, una media di 258.000 euro a testa. Al direttore Regling sono stati corrisposti 324.000 euro annuali più eventuali extra. Queste sono le persone, conclude il report di Attac, che hanno deciso per la riduzione del salario minimo mensile a 580 euro in Grecia (510 per i giovani).

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