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Circenses ai cittadini

11/02/2014

La battaglia contro il decreto Imu – Banca d'Italia sarebbe stata più chiara per i cittadini, e anche per gli alti responsabili delle istituzioni correttamente chiamati alle proprie responsabilità, senza bisogno di ingiurie e sollevamento di polveroni

È facile e spesso doveroso dare addosso ai rappresentanti M5S per l’abuso di linguaggio insultante, per la stimolazione dell’emotività senza freni, propria e altrui, per l’incapacità a distinguere tempi, luoghi e modi, per un maschilismo così incontrollato da essere persino privo di consapevolezza. Non si sa se aver pena o rabbia per un responsabile della comunicazione, Messori, che dopo aver lanciato l’ennesimo insulto ammiccante a Laura Boldrini (ricordate Berlusconi su Bindi “più bella che intelligente”?), candidamente twitta “Non era mia intenzione offendere @lauraboldrini. Se a causa di una mia battuta è accaduto, me ne scuso. Ora torniamo a parlare di contenuti”. Come se ciò che è successo in questi giorni non fosse un contenuto: un modo di fare politica preciso, in cui sono saltate le distinzioni e i contenuti vanno persi negli insulti e nei polveroni che ne derivano. Non sono certo né i soli né i primi politici ad utilizzare in Parlamento e fuori linguaggi ed anche gesti violenti ed anche scurrili. Ed il maschilismo è purtroppo, in Italia, una caratteristica trasversale e largamente condivisa, non solo in tutti gli schieramenti politici ma anche nei media. Può assumere forme più o meno sfumate, ma è lì, insopportabilmente pervasiva: nelle donne esibite come pezzi di carne o nelle vallette esibite come contorni di bella presenza in trasmissioni che si vogliono intellettualmente più sofisticate.

Ciò che mi fa personalmente più rabbia nei comportamenti di troppi M5S, tuttavia, non è solo che, con tutta la loro rivendicazione di novità, anche generazionale, troppo spesso manifestano una cultura per molti versi retriva, sia nelle espressioni, sia nell’immaginario da cui queste provengono. E neppure solo che, di fronte all’uso della rete, sembrano talvolta apprendisti stregoni che mettono in moto processi che non sanno controllare e che nulla hanno a che fare con la democrazia partecipativa. Questa, infatti, richiede riflessività, capacità di ascolto e confronto, di controllo quindi delle pulsioni e reazioni immediate. Ciò che mi fa rabbia è anche che i loro comportamenti sopra le righe e talvolta violenti favoriscono la confusione e consentono agli avversari e ai media di non mettere a fuoco quali sono, di volta in volta, le questioni sulle quali esprimono dissenso. La vicenda dell’opposizione alla trasformazione in legge del decreto IMU-Banca d’Italia ne è l’ultimo esempio. Non è certo colpa dei deputati M5S se i media per lo più non hanno spiegato a sufficienza perché si opponevano al decreto nella parte che riguardava la Banca d’Italia, con ragioni che sono almeno in parte condivise anche da economisti e che in parte sono state sollevate a suo tempo dalla stessa Bce. Solo a cose fatte giornali e talk show televisivi hanno cominciato a parlarne. È tuttavia anche loro, dei M5S, responsabilità se il modo in cui hanno condotto la propria opposizione in Parlamento e con cui hanno (o non hanno) comunicato con i cittadini, mescolando ostruzionismo a richiesta di impeachment per Napolitano condita da ingiurie varie, hanno permesso questo oscuramento del dibattito. Avrebbero, ad esempio, potuto sollevare – prima al Senato, poi alla Camera - la questione della totale eterogeneità dei contenuti di quel decreto, ora legge, che mescola la questione contingente della seconda rata dell’Imu con quella ben più sostantiva e di larga portata della rivalutazione delle quote di Banca d’Italia e del suo sistema di governance. Invece di chiedere l’impeachment di Napolitano avrebbero dovuto chiederne l’appoggio, in coerenza con quanto egli aveva dichiarato in occasione del famigerato decreto salva-Roma. Così come Boldrini avrebbe potuto essere criticata, in modo istituzionalmente corretto, non tanto per aver usato la “ghigliottina”, ma per aver accettato di mettere ai voti un decreto legge così eterogeneo, dopo la solenne promessa da lei (e Grasso) fatta di sorvegliare la congruità dei contenuti dei decreti, appunto in occasione del decreto salva-Roma. Forse avrebbero perso lo stesso. Ma le questioni in gioco sarebbero state più chiare per i cittadini, gli alti responsabili delle istituzioni correttamente chiamati alle proprie responsabilità, senza bisogno di ingiurie e sollevamento di polveroni che giovano solo a chi pensa che i cittadini è bene che rimangano il più possibile all’oscuro, regalando loro un po’ di circenses (pane non ce n’è più). Mi spiacerebbe che i deputati M5S finissero, appunto, nella rubrica circenses.

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