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Per una riforma dell'Unione Economica e Monetaria

08/06/2015

Gli “sherpa” dei vari Paesi membri stanno lavorando alle proposte sulla riforma dell'Unione Economica e Monetaria. Il contributo italiano

In queste settimane gli “sherpa” dei vari Paesi membri stanno lavorando alle proposte sulla riforma dell'Unione Economica e Monetaria, sul quale interverrà anche la prossima relazione a cura dei quattro presidenti (Presidente della Commissione, Presidente del Consiglio Europeo, Presidente dell'Eurogruppo e Presidente della Banca Centrale). Il terreno era stato preparato dall'ultima nota del Presidente della Commissione Europea Jean-Claude Juncker per il quale “un'Unione economica e monetaria più profonda e più equa” figura tra le dieci priorità del mandato. La proposta del Governo italiano parla di politiche ambiziose dirette ad una maggiore integrazione politica, alla crescita sostenibile, alla creazione di occupazione, alla stabilità ad un rafforzamento della coesione sociale nel continente.

Il primo punto è la necessità di affermare l'irreversibilità dell'Unione economica e monetaria, cioè della moneta unica; a questo si legano l'esigenza di una capacità di ripresa rispetto alla crisi e ai suoi shock, la performance e la solidarietà. «La persistente instabilità e l'attuale situazione economica debole sono legati a caratteristiche strutturali dell'unione monetaria, in particolare all'assenza di una vera politica comune e all'incertezza sulla irreversibilità della moneta unica», si legge nel documento. Per risollevarsi dalla crisi economica e per arginare i populismi, bisogna ripristinare la fiducia reciproca e la volontà di condividere i rischi per il bene comune, secondo la proposta del Governo Renzi: la governance economica deve implicare un riequilibrio molto più cooperativo, dove il valore aggiunto di far parte di un'unione economica sia massimizzato e la attuazione delle riforme strutturali sia supportata. E d'altra parte occorre mettere in campo delle misure per affrontare i costi sociali della crisi e ripristinare la fiducia dei cittadini nell'Unione Europea e nel progetto di integrazione: se la crisi ha aumentato la disoccupazione, la povertà e accresciuto le diseguaglianze, soprattutto tra le generazioni, bisogna modernizzare il modello sociale e dall'altro lato rafforzre il coinvolgimento del Parlamento europeo e dei parlamenti nazionali nel controllo dei programmi di aggiustamento macroeconomico.

Completare l'Unione bancaria, con una garanzia europea sui depositi bancari, e avviare l'Unione dei capitali, per diversificare le fonti di finanziamento soprattutto per le piccole e medie imprese; rendere il mercato unico un motore di crescita e innovazione a sostegno delle riforme strutturali e promuovere un non meglio precisato meccanismo di sostegno contro la disoccupazione; creare un bilancio europeo basato su vere risorse proprie e in grado di garantire investimenti europei per la crescita, sulla base delle proposte del Gruppo Monti; utilizzare i fondi del Piano Juncker in relazione al raggiungimento degli obiettivi della strategia Europa 2020, anche con un ruolo attivo della BEI (Banca Europea degli Investimenti); trasformare il Meccanismo Europeo di Stabilità in un Fondo Monetario Europeo; rappresentare la Zona Euro nell'ambito delle organizzazioni internazionali. Questo l'elenco dei prossimi obiettivi che Renzi porterà sul tavolo di Bruxelles, dicendosi pronto eventualmente anche a riformare i Trattati esistenti.

Le riforme nazionali, che sono necessarie in tutti i paesi, devono essere integrate da un'azione politica a livello europeo, come nel caso delle iniziative già annunciate dell'Unione energetica e per quanto riguarda il Mercato unico digitale. Si deve poi affrontare rapidamente il problema della concorrenza fiscale sleale e si devono prevedere aiuti di Stato e nuove regole da parte della Commissione europea per stabilire vere condizioni di parità per le imprese nei diversi mercati nazionali, al fine di ridurre il divario di competitività e sostenere l'attività di impresa anche rispettoa gli altri attori globali.

Nel lungo termine, bisogna proporre livelli crescenti di integrazione fiscale e trasferimenti economici tra i diversi Paesi finanziati da una capacità fiscale comune. Ed è necessario progettare una struttura di incentivi appropriati per garantire che gli Stati membri continuino a perseguire politiche di bilancio “solide”.

Una proposta in generale molto ambiziosa ma che difficilmente potrà realizzarsi senza prima la creazione di una vera unione politica.

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