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Il semestre italiano e gli incontri a tarallucci e vino

17/10/2014

Bis-trattati/Frasi a effetto e sostanza zero: ecco come il governo sta affrontando il negoziato

«In Italia, ambasciatore Froman, pensiamo che la via più breve per arrivare al cuore di un uomo passa per il suo stomaco. Per questo la cena che le verrà servita stasera sarà tutta preparata con prodotti Doc e Ig». Il viceministro allo Sviluppo economico Carlo Calenda, introducendo il Dialogo d'alto livello sul TTIP che il 14 ottobre ha portato a Roma, per il semestre di presidenza italiana dell'Ue, molti ministri al Commercio europei ma soprattutto i protagonisti dei negoziati – il Commissario Ue al commercio uscente Karel De Gucht e l'americano Michael Froman – descrive meglio di ogni testo tecnico l'attitudine con cui il nostro Governo sta attraversando il negoziato più strategico e meno commerciale che abbia impegnato l'Europa fino ad oggi: frasi ad effetto e sostanza zero. Non perché i prodotti imbanditi pensiamo fossero meno che ottimi – lo speriamo per i commensali – ma perché, come Froman aveva pure spiegato in mattinata in un incontro organizzato dall'ambasciata americana, non c'è alcuna speranza che gli Stati Uniti accettino di firmare un accordo alleggerito dai capitoli più controversi come quello sull'agricoltura o sul tribunale speciale per la difesa degli interessi delle imprese sulle decisioni degli stati, come sta facendo credere il governo italiano. Sì perché l'Italia ha spiegato a più riprese – anche nell'audizione di Calenda presso il neoeletto Parlamento europeo – che forte della presidenza dell'Ue sta chiedendo che si arrivi entro il 2016 a siglare un accordo ad interim «snello», per poi spostare a livello tecnico le patate più bollenti, e ad una maggiore trasparenza del negoziato, testimoniata dalla pubblicazione ufficiale del mandato con cui il Parlamento ha affidato le trattative alla Commissione europea escludendo servizi pubblici, Ogm e gli altri temi sensibili dal negoziato in corso.

Peccato che il mandato fosse disponibile dall'estate del 2013 su molti siti di informazione, compreso quella campagna Stop TTIP Italia, dove è possibile trovare il documento di lavoro sui servizi inviato dalla Commissione al Consiglio in data 25/05/2014, anch'esso uscito di straforo, in cui invece è chiaro che l'Europa considera disponibili alla concorrenza delle imprese Usa tutti i servizi già partecipati nella gestione da imprese private, e non esclude quelli ad oggi gestiti dal solo pubblico. Froman, con buona pace di Calenda, ha spiegato anche che negli Usa i cibi per noi protetti, perché espressione di territori e tradizioni, per loro sono «nomi comuni» di cose che incomprensibilmente difendiamo visto che sono fatti proprio come i loro, spesso con le stesse materie prime straniere. Se dunque un po' dei nostri prodotti illustri potranno entrare nel mercato americano, succederà solo se in Europa circoleranno senza vincoli mozzarella, prosciutto, parmigiano made in Usa, nonché il grosso della loro produzione agricola. Se, poi, rispetto agli standard di qualità il Consiglio per l'armonizzazione dei regolatori, creato anch'esso dal TTIP, potrà lavorare senza paletti all'omologazione delle regole tra noi e gli Usa, tutto ciò che non fosse esplicitamente previsto dal Trattato potrebbe rientrare in discussione per via tecnica tra qualche anno, senza poter essere in alcun modo bloccato come abbiamo più volte visto succedere nell'Organizzazione mondiale del commercio.

D'altronde, come ha ammesso anche il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi nel corso del Dialogo, contraddicendo lo stesso governo, per le imprese «il vero problema non sono le barriere tariffarie ma quelle regolamentari». Obiettivo del TTIP è, dunque, consentire loro di operare più agilmente superando le regole che, a torto o a ragione, ci siamo democraticamente dati tra le due sponde dell'Atlantico. «Ogni giorno che passa è un giorno perso: il semestre italiano può essere l'occasione per un salto di qualità e uno scatto in avanti» nell'accordo TTIP tra Ue e Usa, ha detto il premier Matteo Renzi confermando «l'appoggio totale e incondizionato e totale del governo italiano». Ma per che cosa, gli chiediamo? La Commissione europea calcola in uno studio sugli impatti del TTIP sull'agricoltura europea che le esportazioni del settore verso gli Usa aumenteranno del 60% ma che le esportazioni Usa verso di noi aumenterebbero del 120% entro il 2025, mettendo fuori mercato migliaia di piccole e medie imprese che hanno come unico mercato di riferimento quello europeo e interno. E che i vantaggi commerciali sarebbero minimi in ogni caso. D'altronde, come ha sostenuto Emma Marcegaglia a nome di Business Europe, la più forte lobby industriale europea, «anche l'Italia imparerà a competere, e se qualcuno non ce la farà ci sono sempre gli ammortizzatori sociali, la cassa integrazione». Facile rischiare con le vite degli altri, pensando, nella migliore tradizione italiana, che paghi sempre Pantalone. Ogni giorno che passa è un giorno di troppo, caro Renzi: il TTIP va fermato subito.

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