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Grecia, le micacce (e le paure) della Troika

23/01/2015

La scossa di Atene/Pierre Moscovici, commissario agli Affari monetari, ha tentato di esorcizzare i rischi: «L'integrità della zona euro non è minacciata»

PARIGI. Syriza promette un momento “storico” per l’Europa, con le elezioni di domenica. Propone una conferenza europea sul debito, sul modello di quella che si tenne a Londra il 27 febbraio del ’53 e che permise la ristrutturazione del debito tedesco (21 creditori, tra cui Usa, Gran Bretagna, Francia, Italia, Svizzera, Belgio ecc. hanno accettato una diminuzione del debito tedesco del 62,6%, da 38,8 miliardi di Deutsch Mark a 14,5 e la Repubblica Federale, tra l’altro, ottenne anche che il servizio del debito fosse stabilito in funzione della capacità della Germania di rimborsare). Syriza si rivolge ai paesi indebitati del sud della zona euro, Portogallo, Spagna, Italia e anche Francia. Ma, per il momento, la proposta sembra caduta nel vuoto. Nessun governo implicato ha risposto. Solo Michel Sapin, ministro delle Finanze francese, ha accennato a un “alleggerimento” possibile del debito greco. “Non posso prendere posizione” ha affermato la ministra della giustizia, Christiane Taubira, “ma lo faccio capire” ha aggiunto. Certo, una regola esistente nella Ue è di non interferire nelle elezioni di un partner (applicata a geometria variabile, Merkel aveva sostenuto Sarkozy nel 2012). La Commissione, del resto, è intervenuta pesantemente nella campagna greca. Prima, il presidente Jean-Claude Juncker ha apertamente sostenuto l’ex commissario Dimas alla presidenza greca. Poi, di fronte alle legislative anticipate, sotto le critiche ha attenuato un po’ il discorso, limitandosi a ricordare che qualunque sia la scelta dei cittadini, Atene deve “rispettare gli impegni presi”. Cioè proseguire le politiche di austerità per risanare i conti pubblici, come imposto dal Memorandum. Christine Lagarde, direttrice generale dell’Fmi, è andata oltre: una ristrutturazione del debito greco avrà “conseguenze sull’accordo e sulla fiducia dei partner”.

A Bruxelles i sondaggi greci hanno gettato le istituzioni nel panico. Anche se, malgrado le smentite, sono in corso contatti con Syriza, per preparare il terreno del dopo-voto ed evitare scossoni. Pierre Moscovici, commissario agli Affari monetari, tenta di esorcizzare: “l’integrità della zona euro non è minacciata, non temiamo le elezioni di domenica prossima in Grecia – ha affermato lunedi’ – siamo preparati a tutti gli scenari possibili in Grecia”. La destra di Samaras ha drammatizzato e spera di far paura agli elettori minacciando il Grexit, l’uscita della Grecia dall’euro nel caso di vittoria di Syriza. Secondo degli esperti, il rischio di contagio sembra limitato, anche in questo scenario estremo, peraltro negato da Syriza, che non ha intenzione di uscire dalla zona euro. L’80% del debito greco è nelle mani dei governi europei e della Bce, inoltre a differenza del 2012 esistono ora dei parafulmini per limitare l’eventuale scossone. E la Bce è pronta a intervenire comprando obbligazioni pubbliche.

Secondo il governo Samaras, ci sono già delle “conseguenze”: si sarebbero verificati ritiri massicci di denaro in Grecia, 3 milioni di euro in dicembre, un’ondata simile a quella avvenuta nel 2012. Il governo di destra minaccia Syriza, affermando che nelle casse di Atene non ci sono liquidità sufficienti per far fronte ai rimborsi di febbraio-marzo, pari a 3,5 miliardi. Il tempo stringe, per il prossimo governo, che deve rinegoziare in fretta. Il “piano di salvataggio” scade a fine febbraio. Il nuovo governo dovrà negoziare il versamento dell’ultima tranche di 7,2 miliardi. La Grecia non è riuscita a tornare sui mercati, per accendere nuovi prestiti. Ma le scadenze premono: deve rimborsare 1,5 miliardi a giugno, 4,7 a luglio e 3,6 miliardi ad agosto.

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