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Tutta in salita la strada della Tobin tax

26/04/2013

Londra protesta alla Corte di giustizia europea e Roma il ministro Grilli lascia fuori i titoli di stato. Politica e finanza remano contro l’introduzione della tassa sulle transazioni finanziarie

Nuovi attacchi contro la tassa sulle transazioni finanziarie (Ttf). Il primo arriva dalla Gran Bretagna della City di Londra, centro nevralgico della finanza globale e da sempre strenua oppositrice di qualsiasi forma di regolamentazione o controllo. Nei giorni scorsi il governo inglese, sostenuto dal Lussemburgo, è arrivato addirittura a muovere un'azione legale presso la Corte di Giustizia europea per bloccare la proposta avanzata dalla Commissione europea.

Ricordiamo che la Ttf è un'imposta dell'ordine dello 0,05% su ogni transazione finanziaria. Gli impatti sono trascurabili per chi opera con orizzonti di lungo periodo, mentre diventano tanto più rilevanti quanto più gli obiettivi sono di breve termine. Si tratta di una delle misure più efficaci per frenare la speculazione e per ridurre l'instabilità sui mercati finanziari. Dopo anni di campagne delle reti della società civile, finalmente a inizio 2013 la Commissione ha pubblicato una propria bozza di direttiva, che deve ora essere discussa e approvata dalle altre istituzioni europee.

Gli attacchi dei due Paesi dell'Ue che più hanno fondato le loro economie sulla completa deregolamentazione finanziaria non sono quindi una sorpresa. Lo è invece la dichiarazione di pochi giorni fa del ministro dell'Economia Grilli, secondo il quale l'Italia è pronta a bloccare l'intero processo europeo se non verranno esclusi dalla Ttf i titoli di Stato. Nelle parole del ministro, il motivo è che si tratta di un mercato “delicatissimo, su cui non vogliamo perdere alcuna chance”. In pratica già oggi Bot e Btp sono poco appetibili, come testimonia l'incessante lotta contro lo spread. Nella visione del governo, anche un'imposta minima potrebbe avere impatti sulla liquidità del mercato e quindi sui nostri conti pubblici.

Il problema è che il mercato dei titoli di Stato è “delicatissimo” in primo luogo a causa della stessa instabilità e dei continui rischi di attacchi speculativi. La Ttf nasce come strumento per “gettare un granello di sabbia negli ingranaggi della speculazione”, intervenendo a monte per bloccarne gli impatti devastanti. Secondo il governo, al contrario, l'unico obiettivo sembra quello di racimolare un gettito per dare sollievo ai conti pubblici, agendo unicamente a valle. Si raschia il fondo del barile con nuove imposte per rimediare ai disastri combinati dalla finanza, ma senza provare a contrastarne lo strapotere.

In attesa del percorso europeo, con l'ultima legge di stabilità il governo Monti ha introdotto una cosiddetta Ttf in Italia. Una proposta talmente debole che non andrebbe nemmeno chiamata tassa sulle transazioni finanziarie. Non vengono tassati i derivati e non si colpisce il trading ad alta frequenza, tanto per fare due esempi. Come dire che si introducono dei limiti di velocità sulle strade, ma si scopre che riguardano le biciclette ma non le automobili, e che l'unico scopo è rimpinguare le casse pubbliche con le multe, non diminuire il numero di incidenti stradali.

La Ttf non è certo la panacea dei problemi della finanza. In parallelo bisogna contrastare i paradisi fiscali, limitare l'uso dei derivati e della leva finanziaria e via discorrendo. Se correttamente disegnata e applicata, è però un tassello fondamentale per chiudere il casinò finanziario che ci ha trascinato nella crisi. Parliamo di una “vera” Ttf, che necessità della volontà e della lungimiranza politica di volere controllare, e non compiacere, i mercati finanziari. Una volontà e una lungimiranza che sembrano decisamente mancare oggi in Italia.

Il discorso sulla Ttf appare emblematico di quanto avvenuto negli ultimi giorni nel nostro Paese. Con la ri-elezione di Napolitano abbiamo tranquillizzato i mercati. Abbiamo chiarito che andremo avanti come e con più impegno di prima: piani di austerità e obbedienza assoluta agli ordini della Troika. Per alcuni giorni possiamo respirare. Lo spread è sceso, in attesa di capire quali altri sacrifici pretenderanno da noi i mercati. Per farci trovare pronti a chinare la testa e a sottometterci a sua maestà la finanza. La tassa sulle transazioni finanziarie può aspettare.

 

 

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Commenti

tobin tax

La chiosa finale dell'articolo mi pare piuttosto banale. Cosa c'entra Napolitano con la Tobin tax? Se si desidera scrivere su questa importante misura lo si faccia con serietà e senza tirar in mezzo cose che non hanno nulla a che fare con le transazioni speculative.
Sarebbe stato importante dire che la proposta di Tobin tax è stata fatta propria dall'Unione Europea, quella stessa istituzione criticata da chi non sa o da chi utilizza troppo spesso occhiali ideologici! Basta ideologia, basta inutile populismo! si al rigore e alla serietà!

Ttf

Non opero in borsa.
Detengo quote di fondi e BTP (di cui aspetto la scadenza).
Sono interessato ad una stretta regolamentazione delle transazioni borsistiche in quanto sostanzialmente cassettista.
Mi sembra che i media hanno dato poco rilievo all'avvio della tassa sulle transazioni avviata dal Governo Monti.
Io ho capito che esisteva solo da un messaggio informativo della mia banca on line.
Mi farebbe piacere capirne di più (il burocratese del messaggio non era didattico).
In ogni caso anche se fosse di poco impatto sempre una cosa è rispetto al nulla, penso che comunque cambi i calcoli di convenienza di quelli che comprono e vendono in giornata (che finanziaramente e politicamnete parlando sono tra i miei nemici).
Un altro mistero di questo segmento di attività è : se tutte le transazioni sono informatizzate l'ente regolatore può sapere (praticamente in tempo reale) chi sta vendendo e chi sta comprando.
Come mai queste informazioni non sono utilizzate ? (domanda retorica).