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L'uomo del Monte e i suoi derivati

23/01/2013

Quel che è successo nel caso Mussari ripete un copione noto, da New York a Siena: operazioni finanziarie spericolare per coprire perdite presenti e rimandarle a bilanci futuri. Ci sono in altre realtà finanziarie italiane altre perdite nascoste dentro titoli tossici?

L’anno 2013 non si apre sotto buoni auspici sul fronte finanziario. Così negli Stati Uniti Obama, andato a casa Geithner, amico dei banchieri, ha nominato come nuovo ministro del Tesoro J. Lew, un amico ancora più stretto degli stessi, ma che, se non altro, non potrà fare molto peggio del primo. Ricordiamo soltanto come ambedue i personaggi siano stati dei convinti campioni della deregulation finanziaria portata avanti durante la presidenza Clinton e che ha a suo tempo tanto contribuito ai guai nei quali oggi ci troviamo. La nomina di Lew non appare certo una buona premessa alla possibilità di risolvere presto i tanti problemi aperti nel sistema finanziario internazionale.

In Italia invece abbiamo nel nostro piccolo il caso dell’avvocato Giuseppe Mussari, lui stesso un banchiere.

Le vicende del Monte dei Paschi di Siena e di Mussari, che sono venute di nuovo alla ribalta in questi giorni, dopo che avevano già riempito le cronache finanziarie dei giornali l’anno scorso, indicano intanto che la serie degli scandali che riguardano il sistema bancario internazionale continua imperterrita ormai da molti mesi e non accenna a calmarsi.

Tra gli ultimi episodi di tale saga ricordiamo soltanto, per le sue dimensioni, quello della Citigroup e di alcune altre banche operanti negli Stati Uniti, istituti che qualche settimana fa sono stati condannati a pagare un’ammenda di ben 20 miliardi di dollari per aver manipolato le cose a danno dei loro clienti per quanto riguardava una serie di operazioni relative ai mutui sub-prime.

Qualcuno è arrivato a pensare, a proposito di tali scandali a catena, che ormai il sistema finanziario di molti paesi è soprattutto una gigantesca catena di Sant'Antonio, una immensa trappola truffaldina, un Ponzi scheme che va avanti con la sostanziale complicità dei politici e degli organismi di sorveglianza dei vari paesi.

Ricordiamo intanto che, nel nostro caso, Mussari, che ha passato in posizione di comando più di dieci anni a Siena, aveva già contribuito a compromettere il bilancio e la stessa sopravvivenza della banca con una spericolata operazione di acquisizione della Antonveneta, acquisizione che era stata pagata molto di più del suo valore reale. Si sospetta a questo proposito che ci possa essere dietro anche qualche episodio di corruzione.

Sottolineiamo, per la eventuale curiosità del lettore, che il valore delle azioni della banca si è ridotto, negli ultimi cinque anni, di circa il 90%.

Naturalmente sta arrivando il salvataggio dell’istituto con i soldi dello Stato, in questo caso sotto forma di Tremonti bond e di Monti bond per svariati miliardi di euro, 3,9 per la precisione, salvo accertamenti ulteriori.

C’è da riflettere, per altro verso, se non sia ormai il caso, come su di un altro piano anche per quanto riguarda le vicende dell’Ilva, di arrivare al più presto alla presa in carica diretta da parte del settore pubblico di due realtà che non riusciranno ad andare ormai avanti senza i soldi dello Stato, come nel caso della società siderurgica apparirà sempre più chiaro nei prossimi mesi. Siamo da tempo convinti che sia ormai tempo, in effetti, di ripensare ad una nuova stagione dell’intervento pubblico in economia, intervento che non può peraltro consistere nell’accettare le perverse strategie in questo momento portate avanti in proposito dal gruppo dirigente della Cassa Depositi e Prestiti.

Scoperti i problemi finanziari della banca, Mussari si è dovuto dimettere e naturalmente, così vanno le cose da noi, è stato nominato presidente dell’Associazione Bancaria Italiana. Ma se uno legge il bel libro intervista, uscito pochi mesi fa, e che Mucchetti ha tratto da una serie di colloqui con l’ex banchiere Geronzi, non si meraviglia più di nulla, almeno sul terreno finanziario.

Da rilevare inoltre che, dopo aver fatto carriera al Monte anche come esponente di quel partito che oggi è il Pd, arrivato all’Abi con l’entusiastico sostegno di Profumo, ha scoperto che anche tale ente aveva anch’esso problemi di bilancio. L’avvocato ha così portato avanti una ristrutturazione selvaggia del personale, mandando a casa tanti giovani e lasciando al loro posto ovviamente tutte le vecchie cariatidi. Ma i conti ora sembra che siano salvi, sino almeno alla prossima ristrutturazione. Peccato che la macchina giri ora peggio di prima.

Adesso si scopre che, a suo tempo, egli avrebbe nascosto i conti veri del Monte, attraverso tre operazione spericolate sui derivati con le solite e ben note banche d’investimento internazionali, operazioni che hanno permesso di rimandare ai bilanci futuri delle partite che erano invece di pertinenza di quelli passati. Naturalmente nessuno ne sapeva ufficialmente nulla. Non solo, ma questi contratti sui derivati sono andati a finire male, come in tanti altri casi già venuti alla luce negli anni scorsi, e la cosa dovrebbe costare qualche centinaio di milioni di euro di ulteriori perdite all’istituto – gli accertamenti precisi sono ancora in corso –, soldi che naturalmente finiremo per pagare noi. Mussari si proclama innocente e dichiara di essersi dimesso soltanto per non coinvolgere l’Abi nella vicenda.

Peraltro, l’emergere di questo episodio fa sorgere un atroce sospetto. Le operazioni sui derivati producono i loro effetti sull’arco anche di molti anni e chissà che non solo il Monte dei Paschi, ma anche molte altre realtà finanziarie non abbiano nascosto le perdite sotto il tappeto e non riescano a tenerle coperte ancora per qualche tempo. Aspettiamo a piè fermo gli eventi, temendo ahimè che saranno ancora una volta i cittadini a dover pagare per questi scempi, magari scoprendo poi che qualcuno dei responsabili sarà nominato alla testa di qualche altro importante organismo nazionale, forse con il compito di risanarlo.

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Commenti

risposte

a Stefano Zaghis vorrei dire: per sapere chi è veramente Jack Lew vada a leggersi, per favore, il definitivo articolo di Robert Scheer, The inconvenient truth about Jack Lew, apparso su www.thenation.com, in data 11 gennaio 2013. Concordo sostanzialmente invece con quanto dice Francesco Stati sulla necessità della nazionalizzazione di Mps. Per quanto riguarda la questione dei derivati sollevata da D'Arcangelis: certo i derivati sono venuti dopo l'operazione Antonveneta, ma sono stati fatti per cercare di coprire almeno per qualche tempo proprio il buco generato dall'operazione Antonveneta e comunque hanno a loro volta generato ulteriori perdite al momento non esattamente quantificate, ma che potrebbero rivelarsi ingenti.

MPS

Non c'è neanche un derivato nel buco di Siena. I derivati arrivano dopo il buco, sono il tentativo di non far apparire quello che agli occhi di molti che scrivono sul caso, ancora, evidentemente non appare. Dovete risalire ai dettagli (tutti) dell'operazione Antonveneta, e vedrete che non c'è ombra di derivati.

L'uomo del monte e i suoi derivati

Decisamente interessante l'analisi della situazione economia della Banca Monte dei Paschi! Peccato che a pagare gli errori delle ardite operazione di Mussari siano gli italiani, i lavoratori in particolare; ma cosa mi stupisce è l'azione dello Stato che dà ulteriore credito, tramite i bond, ad una Banca che si trova in una situazione debitoria e non entra a far parte, nazionalizzandola, della banca per la quota parte, ovvero dei 3,9 Miliardi di cui si parla nel vostro articolo. Sarebbe come se qualcuno prestasse dei soldi ad un'attività che si trovi in una sistuazione debitoria. Logica vorrebbe che non si prestino i soldi ma si rilevi l'azienda o parte di essa: perchè lo Stato non si comporta come un normale cittaddino in affari?

Jack Lew

Gent.mo Dott.re, non posso concordare con lei sulla ricostruzione relativa alla figura di Jack Lew, un conto è Geither su cui la sua analisi non fa una piega; un conto è Lew che ha un altro background culturale e si è occupato nell'amministrazione Clinton di temi quali: Coesione Sociale, Bilancio Sociale e Servizio Sanitario Nazionale. Ritengo che l'amministrazione Obama stia cercando di passare, anche grazie a questa mossa, da politiche neoliberiste a politiche neokeynesiane. Inoltre se lei avesse notato cosa ha detto la Heritage Foundation 2 settimana fa, avrebbe visto che anche sul fronte repubblicano, di cui la HF è la think tank più estremista e conservatrice che ha inoltre contrastato duramente la riforma sanitaria di Obama, è cambiato qualcosa. Infatti HF ha pubblicato sul suo sito uno studio incrociato in cui afferma che gli Stati del Mondo che sono più liberi dal punto di vista economico sono anche quelli che hanno il servizio sanitario nazionale. Un ultimo indizio infin è quello legato alla posizione assunta in modo non formale dal FMI attraverso Blanchard e Alagna, che hanno duramente criticato le soluzioni neoliberiste per l'uscita dalla crisi con uno studio e dichiarazioni degli ultimi 10 gg. Certo questo passaggio dall'approccio neoliberista all'approccio keynesiano non basta, se non viene regolamentato il mercato dei derivati che sono in grado di bruciare qualsiasi politica di intervento statale. Infatti i derivati devono tornare alla loro funzione di assicurazione come era stata concepita a Chicago dove sono stati inventati per coprire gli allevatori dal rischio di variazione del prezzo dei capi di bestiame. I derivati devono essere ancorati quindi al sottostante reale. Il gambling a somma zero deve finire.