Home / Rubriche / Togliere ai poveri per dare ai ricchi

facebook-link twitter-link

Newsletter

Registrati alla newsletter di sbilanciamoci.info

Rubriche

Ultimi articoli nella sezione

08/12/2015
COP21, secondo round
di Lorenzo Ciccarese
03/12/2015
Lavoro, la fotografia impietosa dell'Istat
di Marta Fana
01/12/2015
La crisi dell’università italiana
di Francesco Sinopoli
01/12/2015
Parigi, una guerra a pezzi
di Emilio Molinari
01/12/2015
Non ho l'età
di Loris Campetti
30/11/2015
La sfida del clima
di Gianni Silvestrini
30/11/2015
Il governo Renzi "salva" quattro istituti di credito
di Vincenzo Comito

da Micromega

Togliere ai poveri per dare ai ricchi

04/03/2011

Introduzione a un articolo sulla diseguaglianza in Italia nell'era di Berlusconi, pubblicato sul numero 2/11 di Micromega, dedicato a "Berlusconismo e fascismo", in edicola dal primo marzo.

Dovrebbe in primo luogo l’imposta ereditaria falcidiare, alla morte di ogni uomo, tutta l’eccedenza della sostanza che egli in vita ha saputo cumulare al di là di quanto basti a garantire la vita del coniuge superstite, la educazione e la istruzione dei figli sino alla maggiore età economica, la sussistenza dei figli inetti, per deficienze fisiche o mentali, a procacciarsi il sostentamento, il possesso della casa, provveduta di adiacenze, di mobilio, di libri ed oggetti vari, reputata bastevole alla famiglia sopravvivente; sicché la sostanza riservata sia tenuta entro limiti atti a impedire diseguaglianze apprezzabili nei punti di partenza”. Luigi Einaudi, 1949

Questi signori (la sinistra, ndr) continuano ad essere convinti che il fine della politica sia quello di redistribuire il reddito in modo da intervenire con la tassazione per far sì che possa avvenire questa redistribuzione, e ciò che propongono è di rendere uguale il figlio del professionista con il figlio dell’operaio, di togliere cioè al ceto medio per dare a quella che ancora chiamano la classe operaia”. Silvio Berlusconi, Tg1, 30 maggio 2007

L’Italia è uno dei paesi più disuguali del mondo ricco. La disuguaglianza nel reddito e nella ricchezza tra chi ha di più e chi ha di meno si è ridotta solo negli anni ’70, è tornata a salire dalla metà degli ’80, si è stabilizzata a cavallo dei due millenni, tenendoci a livelli paragonabili a Stati uniti e Gran Bretagna, ben al di sopra di quelli dell’Europa continentale. Nell’era di Berlusconi – attualmente 74° nella classifica Forbes dei miliardari mondiali, con 9 miliardi di dollari di ricchezza netta – questa tendenza generale si è consolidata; e intanto sono cresciute fortemente le diseguaglianze “orizzontali”, tra classi sociali: qualcuno ha vinto, qualcuno ha perso. Gli studi su distribuzione, ricchezza e povertà concordano sul fatto che la disuguaglianza italiana ha un carattere particolarmente odioso, ossia la sua persistenza di generazione in generazione, che rende la nostra società immobile nella sua ingiustizia. Sull’argomento, Berlusconi ha detto la sua in modo chiaro nello spot al Tg1 citato, sui figli degli operai e quelli dei professionisti: è così che deve andare, di padre in figlio. Era il 2007, il Polo non era ancora stato ribattezzato Popolo dal predellino, ma la parola “libertà” c’era già, scolpita sin dalle videocassette dell’annuncio della discesa in campo del 1994. La stessa parola Luigi Einaudi la usava in altro modo, chiedendo in suo nome “un’imposta ereditaria eguagliatrice e stimolatrice”; quel che preoccupava maggiormente il liberale Einaudi era la trasmissione di enormi patrimoni non meritati, e dunque con molta probabilità destinati ad essere mal gestiti, e “l’immobilizzazione” delle fortune. Anche Warren Buffet, miliardario collega di Berlusconi piazzato molto più in alto nella lista Forbes, è favorevole a tassare le eredità: trasmettere totalmente le ricchezze dai padri ai figli è come “selezionare gli olimpionici del 2020 scegliendoli tra i figli delle medaglie d’oro delle Olimpiadi del 2000”, ha detto nel pieno della discussione americana sull’abolizione della tassa di successione, quella che Bush chiamava “death tax”. Berlusconi non concorda né con Einaudi né con Buffet, ma con Bush – e alla lettera: quella che lui chiama “tassa sulla morte” viene abolita nel 2001, con provvedimento infilato d’urgenza nella legge dei primi 100 giorni, accanto a Tremonti-bis ed emersione del sommerso, “per il rilancio dell’economia”. Al contrario che negli Stati uniti, da noi la misura non suscita grandi discussioni, critiche e rivolte, né tra i poveri né tra i ricchi. La perdita di gettito non è ingente, come non sarà importante, in termini di entrate, il mini-ripristino della tassa, solo per grandissimi patrimoni, poi attuato dall’Ulivo nel 2007. Ciononostante, l’abolizione dell’imposta di successione può essere considerata simbolo e manifesto dell’era fiscale berlusconiana: avvantaggia i più ricchi, ma piace a tutti; non è apprezzata dai liberali, ma è fatta in nome della libertà; cristallizza la società immobile, in nome della destra modernizzatrice; premia ciò che si è avuto per fortuna e non per merito; sancisce l’inviolabilità della “roba” accumulata nei confini patrimoniali della famiglia; e, alla fin fine, è una delle poche riforme fiscali fatte davvero. Prendiamola dunque come un faro, che non spiega ma illumina quel che è successo tra la prima metà degli anni Novanta e oggi all’eguaglianza nel nostro paese.

 

(Il testo completo dell'articolo di cui abbiamo qui pubblicato l'introduzione è su Micromega, n. 2/11)

La riproduzione di questo articolo è autorizzata a condizione che sia citata la fonte: old.sbilanciamoci.info.
Vuoi contribuire a sbilanciamoci.info? Clicca qui

Commenti

Il non-pensiero unico piace meno ai leghisti. E non trova la lista della "massaia".

Usque tandem...reggerà tutto questo! E' palese, sotto gli occhi di ognuno eppure niente cambia, anzi, leggi, decreti e atti concreti confermano che il non-pensiero unico travolge tutti, chi lo pratica e chi lo subisce. Il non-pensiero sulle scelte economiche unidirezionali è davvero sconcertante. non ha niente di economico, di creativo. Il non-pensiero lega-pensiero, tuttavia, comincia ad avere cedimenti proprio nel popolino leghista. E' in quella gente delusa che bisogna sperare. Si rivive il peggio del ventennio, almeno allora certe decisioni per il popolo erano azzeccate, produttive. Ora tutto da una parte e niente dall'altra. I poveri scientemente aumentano, così ai ricchi si dà sempre di più. Pessima economia pessima memoria. quasi un secolo vissuto per niente. Ciò che davvero sconcerta è la rassegnazione, l'immobilismo, l'appiattimento. Cosa d'altro deve accadere perchè ci sia una svolta, un rigurgito di realismo economico di questi fantocci da grand bouffe. Che prendano a esempio davvero le "massaie" di berlusconiana menzione che scelgono dove spendere e dove no, a quale figlio comprare scarpe nuove, a quale riciclare quelle del fratello, a quale altro ricucire i calzettoni sdruciti prima di buttarli, perchè i soldi sono pochi e tante le bocche da sfamare.
Tante sempre più, mentre nelle loro lo spazio è esaurito. giulder

Appello del PSE a favore della Tassa sulle transazioni finanziarie (TTF)

Intanto, in attesa della giusta ed auspicabile rivolta del popolo italiano, si potrebbe appoggiare la sollecitazione di Sbilanciamoci.it
"Finanza, la tassa prende quota":
http://old.sbilanciamoci.info/Sezioni/globi/Finanza-la-tassa-prende-quota-7770

e l’appello del PSE:
http://partitodemocratico.gruppi.ilcannocchiale.it/?t=post&pid=2604745

Le risorse per finanziare la ripresa economica (come si è visto con gli ultimi provvedimenti del governo) ed il welfare (come denunciato da ultimo dalla trasmissione "Presa diretta" delle ultime due domeniche), per effetto dei pesanti ed iniqui tagli “lineari” tremontiani, non ci sono.

La TTF potrebbe dare un gettito complessivo tra i 400 (se la sua introduzione dovesse ridurre il numero di transazioni) e i 900 miliardi.
Ma, per i meccanismi normativi e regolamentari, occorre approvarla non in un singolo Stato, ma nell'intera UE, altrimenti sarebbe inutile.
Il premier miliardario Berlusconi è contrario, ed il ministro milionario dell'Economia Tremonti a chiacchiere aveva anch'egli propugnato la TTF, ma nei fatti si adegua al volere del capo.
Se la si adottasse, un 10% - diciamo - del suo ammontare spetterebbe all'Italia, vale a dire tra i 40 e i 90 mld (ma anche 20 andrebbero bene) si renderebbero disponibili per finanziare la crescita, il welfare e la riduzione del debito.

Questa della TTF è una buona occasione per appoggiare un'ottima causa, nell'interesse di tutti, eccetto i ricchi.

I CETI medio-bassi italiani (disoccupati, anziani, minorenni a rischio, mamme-madri, matti, ex drogati, LSU, ecc.) hanno estremo bisogno dei miliardi che possono rivenire dalla TTF.

INVITO perciò caldamente gli iscritti di Sbilanciamoci.it ad inviare presto la e-mail, almeno ai parlamentari liberal-democratici, che sono quelli più indecisi (dettagli e indirizzi e-mail nel 'post' già allegato più sopra http://partitodemocratico.gruppi.ilcannocchiale.it/?t=post&pid=2604745 ).

Ingiustizie sociali

Sono convinto che vi sono moltissimi modi per cercare di garantire una più equa società! Sarebbe ora che gli economisti ne cominciassero a parlare e che i governi cominciassero a capire che continuare con l'attuale sistema non può fare altro che distruggere il mondo intero!

Quello che sta succedendo invece è che tanti si inventano sempre più algoritmi per cercare di fare sempre più soldi sottraendoli sempre ai più poveri ed alla classe media... basso media, alto media... etc. finché non si avveri esattamente quello che si è avverato e continua ad avverarsi in tanti altri paesi!

Ho commentato altrove che lo stato di diritto o "rule of law" sta diventando sempre più problematico! Questa considerazione da sola dovrebbe farci vedere persino le nuove tecnologie come strumenti che, invece di rendere la gente più libera e più capace di fiducia nelle proprie capacità, la riduce ad uno stato di servitù verso le tecnologie e verso le società che le gestiscono e che si arricchiscono sempre di più senza che i governi siano mai capaci di imporre alcun controllo sulle loro capacità di abuso! Basta vedere le telecomunicazioni e come un costo di uno o due centesimi al minuto diventa una bolletta basata su cento, duecento centesimi di euro al minuto con conseguenze enormi sulla capacità di una società a saper gestire gli abusi, ridurre i soprusi e raccogliere sufficienti tasse per poter venire incontro alle esigenze dei poveri perché quel tipo di esagerato guadagno porta alla creazione di lobby così potenti da comprarsi l'appoggio prima di tutti degli investitori e poi dei governanti che quindi continueranno a fare leggi che non servono affatto a proteggere il cittadino ma che in effetti, come è già avvenuto negli Stati Uniti, danno alle società la parità di diritto a contribuire all'azione politica rendendo quindi nullo il contributo e l'appoggio che un semplice cittadino può dare alle sue idee politiche in quanto ora il suo dollaro si contra con il miliardo che la società può permettersi di spendere per condizionare l'opinione pubblica e le decisioni dei governanti.

Tutto questo non può assolutamente corrispondere ad un sistema equo e giusto e non può essere inteso come un modo di esercitare le proprie libertà!

In effetti la parola libertà viene condizionata da tutt'altro significato, esattamente come insiste il PDL... il senso di libertà che le destre hanno è quello di accaparrarsi della parola libertà per confondere la gente esattamente come coloro che sono contro l'aborto e insistono di non fare altro che difendere la vita contro tutti quelli che, essendo a favore di un aborto necessario ed utile per il bene di tutti, sono di conseguenza etichettati con l'ignobile accusa di difendere la morte!

Il discorso politico attuale etichetta tutti coloro che vorrebbero una società più equa con l'accusa di essere comunisti e di volere tutto sotto il controllo deprimente e riduttivo della plebe, controllo che bloccherebbe l'invenzione di nuove tecnologie, di progresso scientifico e di nuove attività economiche!

Perché questo dovrebbe succedere se vi fosse più giustizia economica, sociale e culturale... la destra non lo spiega mai... perché solo loro sono per la libertà... la loro libertà che permette alle destre di mettere le mani nelle nostre tasche e poi esigere che si faccia esattamente come dicono loro a rischio di essere accusati di essere di sinistra!

Ma quando si decideranno tutti quelli che non amano essere abusati e che comunque non hanno un lavoro né se sono di destra o di sinistra, o di centro a capire che devono fare qualcosa?

Forse l'esperienza del Nord Africa e del medio oriente porterà anche le cosiddette democrazie occidentali a riesaminare i propri principi democratici e decidere di scendere in piazza!

I ricchi, i poveri, le leggi

- Adam Smith, forse il massimo rappresentante della scienza economica liberale (non Karl Marx), scrive, nel suo famosissimo libro “La ricchezza delle Nazioni”: “Ovunque c'è grande proprietà, c'è grande diseguaglianza. Per ogni uomo molto ricco ce ne devono essere per lo meno cinquecento poveri, e l'opulenza di pochi presuppone l'indigenza di molti”.
- Nel 2006, secondo il World Institute for Development Economics Research of the United Nations, riportato dal "Guardian", il 10% della popolazione adulta del mondo detiene l'85% della ricchezza mondiale; la metà più povera della popolazione adulta se ne spartisce solo l'1 per cento. http://money.guardian.co.uk/news_/story/0,,1965033,00.html
Nel 2008 e nel 2009 (dati Bankitalia), il 10% della popolazione italiana possiede il 45% della ricchezza nazionale.
http://www.bancaditalia.it/statistiche/indcamp/bilfait/boll_stat/suppl_08_10_corr.pdf
http://www.bancaditalia.it/statistiche/stat_mon_cred_fin/banc_fin/ricfamit/2010/suppl_67_10.pdf
- Classifica 2009 dei ricchissimi
La classifica Forbes 2010 (per l'anno 2009) degli uomini più ricchi del mondo attesta che, tra gli italiani, "Il primo si conferma Michele Ferrero che dal 40esimo balza al 28esimo posto, quasi raddoppiando (da 9,5 a 17 miliardi) mentre Leonardo del Vecchio (dal 71esmo al 59esimo posto, da 6,3 a 10,5) supera Berlusconi, sceso dal 70esimo al 74esimo posto, anche se la discesa è solo di posizione: i miliardi sono aumentati da 6,5 a 9".
http://www.repubblica.it/persone/2010/03/11/news/forbes_ricchi-2588296
http://www.forbes.com/lists/2010/10/billionaires-2010_The-Worlds-Billionaires_Rank.html
Il PIL mondiale, nel 2009, ha registrato un decremento pari al –1,3% e la ricchezza dei ricchissimi invece un incremento pari a ben 1.200 miliardi $ (3.600 - 2.400, + 50%); il PIL italiano, sempre nel 2009, ha accusato un calo del -5,1%, Berlusconi 2,5 miliardi (9 – 6,5) in più.
- In Italia, il peso fiscale sui redditi da lavoro è molto più alto di quello sulle rendite finanziarie.
- La manovra correttiva 2010 Tremonti-Berlusconi-Sacconi – 24,9 mld per il biennio 2011-2012 - la più scandalosamente iniqua della storia repubblicana; che, con l'avallo sostanziale della CISL e della UIL, colpisce i ceti bassi e preserva quelli alti, è un'ulteriore spinta alla disuguaglianza, poiché addossa il peso del risanamento dei conti pubblici su categorie di cittadini deboli o debolissime: i precari, licenziati in decine di migliaia; i pensionandi inattivi a reddito zero!, tra cui i lavoratori in mobilità oltre le 10 mila unità, che perderanno in un solo anno anche decine di migliaia di € per l’allungamento di 12 mesi dell'età di pensionamento; gli insegnanti e gli altri dipendenti pubblici; la spesa sociale delle Regioni e dei Comuni. E non fa pagare – letteralmente! - neppure un centesimo (tranne i farmacisti, in quanto fornitori del SSN) ai percettori di redditi privati, anche miliardari (come Ferrero, Del Vecchio, Berlusconi, i primi 3 italiani nella classifica Forbes), o milionari (come Tremonti, Passera, Profumo, Montezemolo), o abbienti (come Sacconi, Bonanni, Angeletti), o giornalisti, severi e rigorosi custodi dei conti pubblici, come Giannino e Cisnetto.
Ecco un modo spudorato e scandaloso e del tutto legale di impoverire i poveri ed arricchire (almeno in termini relativi) i ricchi.
- E' difficile spiegare, se non attraverso il dominio dei mass media da parte dei ricchi e per effetto dell'insufficienza o dell'obnubilamento della capacità raziocinante dei ceti medi e soprattutto di quelli bassi, come una esigua o infima minoranza (il 10% in Italia, il 2% nel mondo) possa detenere ed accrescere il possesso della maggior parte della ricchezza, e talora addirittura vedersi affidare – come Bush negli USA o Berlusconi in Italia - le leve del potere politico e legislativo.