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L'Arizona e noi

12/05/2010

Qualcosa si è saputo anche in Italia della legge emanata il 23 aprile scorso dal governatore dell’ Arizona (si impone alla polizia il controllo dei documenti di chiunque abbia l’aspetto di “immigrato”: se non ha con sé questi documenti, la persona viene arrestata o espulsa). Il 60% della popolazione dello stato, dicono i sondaggi, si dichiara favorevole.

Ho trovato alcuni commenti che ci permettono di collocare meglio la questione - forse possiamo dire di “tradurla”- con riferimento a pratiche adottate, a proposte, o comunque a discorsi che circolano nel nostro contesto.

Nell’ultimo numero del settimanale Newsweek si dice che le gerarchie cattoliche si sono espresse contro il provvedimento in termini molto pesanti, arrivando a definire questa legge come una manifestazione di “incipiente nazismo”. E naturalmente hanno fatto riferimento ai principi cristiani della carità verso chi ha bisogno e della tutela della “dignità della vita”. Alcune figure della gerarchia cattolica, in rapporto con politici del partito democratico, operano attivamente in tema di politiche migratorie, in vista della riforma annunciata dal presidente Obama.

Nell’articolo si aggiungono alcune considerazioni interessanti per cogliere i molteplici elementi che hanno peso nella questione “immigrazione”. Sottolineando come il numero degli ispanici negli Stati Uniti sia passato dai sei milioni del 1960 a circa 50 milioni (e la maggioranza di questi sono cattolici) si commenta così: “dato che i bianchi si allontanano sempre più dalla religione cattolica, la possibilità di rivitalizzare la Chiesa dipende dalla popolazione immigrata”.

Un’altra fonte mette in luce gli aspetti economici della questione.

Ogni giorno entrano dal Messico 65.000 persone che vanno a lavorare, a trovare parenti, a fare acquisti: contribuiscono all’economia dello stato per sette milioni di dollari. Qui un altro dato è stato segnalato: l’intervento del presidente Felipe Calderon che ha invitato i cittadini messicani a non recarsi in Arizona (e si mette in luce che è forse la prima volta che una cosa del genere si verifica). Le possibili ricadute per l’economia degli Stati Uniti, se questa proposta venisse anche solo in parte ascoltata, sarebbero molto pesanti. E si arriva anche a riflessioni che collocano tutto questo in una prospettiva più ampia: come possono pesare, per gli equilibri economici dei paesi “ricchi”, cambiamenti che già sono in corso, o almeno sono prevedibili, nei mercati e nelle politiche dei paesi “emergenti”.

Infine c’è la frase di un addetto ai controlli alle frontiere: “Se pensano che facendo leggi di questo tipo di immigrati non ne verranno più, si sbagliano proprio”.

Collocare nel nostro contesto queste diverse notazioni – certo frammentate, e non so quanto precise- non mi sembra di scarso interesse. Quando si dice “immigrazione” sono in gioco tanti diversi aspetti: l’economia, le leggi, la cultura, le strategie -individuali, o di istituzioni: in questo caso della Chiesa cattolica.

Troppo spesso le letture che si fanno sono semplificazioni.

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Commenti

l'arizona e noi

Mi sembra importante in questa,più che la solita carità da salotto, della chiesa cattolica, la posizione del presidente messicano Felipe Calderon: voi non ci volete? E allora noi non ci veniamo! Vediamo un pò a chi conviene cosa.
L'articolista ipotizza che ci sarebbero pesanti ricadute sull'economia dell'Arizona? Benissimo, che il divario economico tra i due lati della frontiera messicano/statunitense si riduca, penso sia auspicabile da moltissimi punti di vista, primo tra tutti: la dignità di entrambe le popolazioni, quella Latino/Americana sfruttata e abbrutita nelle mansioni più degradanti, ma anche di quella degli U.S.A. obesa di consumismo. E se poi la Chiesa Cattolica restasse senza pecorelle da guidare, allora sarebbe veramente accaduta una rivoluzione.
Saluti Senza Frontiere.