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L’alternativa è locale. Le reti solidali nelle Marche
La rete di economia solidale delle Marche: 280 soggetti che praticano la buona economia e propongono di cambiare rotta nell’uso del territorio e dell’ambiente, nelle relazioni sociali
A vent’anni dal Summit di Rio, il vertice 2012 delle Nazioni Unite sullo Sviluppo sostenibile, nelle sue pur lacunose conclusioni, ha lanciato una visione condivisibile: il “futuro che vogliamo”, come recita il titolo del documento finale, non può prescindere dalla necessità di integrare la dimensione economica, sociale e ambientale a partire del livello locale, per promuovere percorsi concreti e misurabili di sviluppo sostenibile e alimentando processi decisionali efficaci. Come soggetti delle economie solidali abbiamo partecipato alla Controcernobbio 2012 proponendo il workshop “The future we want: per una economia ecologica glocale, corresponsabile e relazionale”, per porre a tutta la società civile e al tessuto imprenditoriale e amministrativo, a partire dai livelli locali, alcuni interrogativi non più rimandabili per ri-orientare la nostra bussola e le poche energie residue verso un’economia reale, fatta di persone, storie, ma soprattutto di futuro. La Rete delle economie solidali Rees Marche, che raccoglie più di 280 soggetti territoriali, imprese, G.A.S., associazioni, cooperative e singoli cittadini, l’ong Fairwatch e il portale ecosolidale Comune-info.net hanno pensato un laboratorio a cui hanno partecipato Gruppi d’Acquisto Solidale, reti locali, Province e Comuni già attivi e vicini alle reti di economia solidale attive e desiderosi di confrontarsi su strategie e buone pratiche da condividere. Abbiamo voluto assumere questo punto di osservazione globale, pur fallimentare nella sostanza e plasmato su un paradigma economico che ha dimostrato tutta la sua inadeguatezza, per poi stringere il fuoco sulle politiche territoriali e vedere realmente dove e come le reti locali riescono a invertire la rotta, a produrre alternative efficaci al modello economico predominante, e come eventualmente intervenire per rafforzarle. Al laboratorio hanno partecipato, oltre ai gas e alle reti solidali delle Marche, due Province (Macerata e Pesaro-Urbino) e diversi comuni (Fermo, Santa Maria Nuova, Porto S. Elpidio, Arcevia, Serra de’ Conti etc.) già attivi e vicini alle reti di economia solidale attive e desiderosi di confrontarsi su strategie e buone pratiche da condividere.
La riflessione che si è voluta portare dentro il Forum di Sbilanciamoci è nata dai percorsi delle reti di economia solidale marchigiani che hanno trovato eco e condivisione all’interno della res nazionale in occasione dell’Assemblea Nazionale dei Gas e dei Des che si è tenuta alla Golena del Furlo dal 22 al 24 giugno 2012.
Le reti di economia solidale praticano da molti anni modelli di una economia territoriale improntata a principi di eticità, socialità condivisa, rispetto dell’ambiente e difesa dei beni comuni, ricostruzione delle filiere e degli spazi di aggregazione sociale. Già esistono e si possono analizzare le sperimentazioni di una economia territoriale differente, che decostruisce e ricostruisce i rapporti economici su scala locale per consentire la conservazione della coesione sociale (che noi preferiamo chiamare nuova socialità), la difesa dei beni comuni, la capacità di tornare a parlare al plurale e declinare in modo collettivo le rivendicazioni dei territori, presidiando i luoghi di partecipazione democratica e tornando protagonisti dei percorsi decisionali. Il coinvolgimento degli Enti locali è, a nostro avviso, fondamentale perché, quando essi sono attenti e aperti al dialogo multi-attore, sono interlocutori di co-progettazione essenziali per la costruzione dei distretti di economia solidale e per la codificazione di nuove regole e nuove prassi condivise.
I temi identificati e su cui ci riproponiamo di proseguire la riflessione in maniera partecipata sono:
CAMBIARE ROTTA SULLA TERRA/TERRITORIO, riaffermando il valore sociale e culturale della terra rafforzando l’ impegno concreto di tutti (reti solidali ed enti locali) per ricollocarla al centro di progetti comunitari di ben-vivere in cui essa è tutelata come bene comune principale.
CAMBIARE ROTTA SU LAVORO/PRODUZIONE/VALORE, ribadendo il valore sociale, oltre che economico, del lavoro ed il fatto che dentro le comunità è un bene che va tutelato come bene comune al pari delle risorse naturali.
CAMBIARE ROTTA SU UNA NUOVA SOCIALITA’, poiché Il lavoro non è più un aggregatore di benessere e ha perso il valore sociale che aveva, bisogna ricostruire gli spazi comunitari e urbani come spazi di socialità e relazione.
Il laboratorio avviato è permanente e aperto perché sempre di più accanto alla scelta individuale, base etica di ogni percorso condiviso, ora più che mai è necessario far crescere una risposta collettiva e relazionale. Ci auguriamo che diventi un modello replicabile di riappropriazione del potere analitico e decisionale dei cittadini sui territori, a partire dalla loro economia, che dal cuore di Sbilanciamoci proponiamo a tutta l’Italia per un cambiamento concreto delle politiche e delle pratiche di produzione e di consumo. C’è uno spazio pubblico da riconquistare al più presto affinché il cambio di rotta sia reale, collettivo e permanente.
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