Home / Newsletter / Newsletter n. 106 - 14 febbraio 2011 / Contro la crisi, libertà totale alle imprese

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Contro la crisi, libertà totale alle imprese

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Emma Marcegaglia che è persona educata ha mandato a dire che è positivo che il governo parli finalmente di crescita, ma sui provvedimenti adottati ieri dal consiglio dei ministri il giudizio rimane sospeso. Difficile dissentire dal giudizio del presidente della Confindustria: anche ieri il governo ha parlato con verbi al futuro, esattamente come fa per gli stessi provvedimenti «varati» da tempo immemorabile, cioè dal 2008, dopo il successo elettorale.
Berlusconi nel corso della conferenza stampa ha corretto un po' il tiro: non ha insistito sulla crescita stratosferica del 4-5 per cento del Pil promessa pochi giorni fa, ma ha ridimensionato i numeri affermando che per quest'anno è previsto un rimbalzo del prodotto lordo dell'1,5%, grazie anche ai provvedimenti adottati. Ancora una volta il presidente del consiglio ha largheggiato: le previsioni del suo ministro dell'economia (e quelli delle maggiori istituzioni internazionali) indicano un incremento più basso, di poco superiore all'1%. Come dire «nulla» soprattutto per l'occupazione.
Importante per Belusconi era, nella giornata della richiesta di rinvio a giudizio, cercare di ridimensionare un po' gli scandali nei quali è coinvolto. Stando alle reazione della stampa «comunista» internazionale non è che gli sia riuscito molto: l'apertura del sito del New York Times, infatti, è tutta dedicata al Berlusconi «a luci rosse» e non al presidente che finalmente parla di economia, dando «il via libera a un percorso che non sarà facile né breve». Come al solito, invece, molto breve è stata la riunione del consiglio dei ministri. D'altra parte la tecnica di Berlusconi e Tremonti è sempre stata quella di far approvare provvedimenti senza eccessiva discussione.
Ma cosa ha deciso il governo? Ha dato per prima cosa il via libera a un disegno di legge costituzionale che prevede modifiche agli articoli 41, 97 e 188 della Carta. Le finalità dichiarate delle modifiche sono di consentire agli imprenditori di avere le mani molto più libere. Il nodo centrale è l'articolo 41 che nella nuova versione dichiara che per le attività economiche «viene permesso tutto ciò che non è espressamente vietato dalla legge». Con la modifica dell'articolo 97, invece, si afferma che «la carriera dei pubblici dipendenti è regolata in modo da valorizzare la capacità e il merito». Secondo il ministro Brunetta significa che «lo stato è al servizio dei cittadini e non viceversa». La revisione dell'articolo 118 prevede che gli enti locali non debbano solo «favorire», ma anche «garantire l'autonoma iniziativa dei cittadini, singoli o associati». Insomma, come promette il governo, ci sarà più libertà di impresa e maggiore efficienza della pubblica amministrazione. L'anzianità di sevizio non conterà più nulla e gli avanzamenti automatici di carriera non ci saranno più. Chissà se la nuova norma si applicherà anche alla magistratura? In ogni caso, trattandosi di legge costituzionale, i tempi di approvazione del provvedimento (se mai sarà approvato) saranno lunghissimi visto che sarà richiesta una doppia lettura del disegno di legge.
Ma veniamo alle norme che più interessano i cittadini. Il primo, necessario visto l'insorgere dei pericoli d'inflazione, doveva essere un disegno di legge sulla concorrenza. Ma è stato comunicato che l'analisi del provvedimento è stata appena avviata. Anche se è da un paio di anni che se ne parla. Bersani ha colto la palla al balzo per rivendicare quello che fece durante il governo Prodi con l'approvazione delle «lenzuolate» che introdussero un pochino di concorrenza, contribuendo al contenimento dei prezzi. Ma è naturale che il governo oggi prenda tempo: «non intende scontentare le corporazioni» che l'applaudono.
È stato poi approvato un decreto legislativo sulla riforma degli incentivi che dovrebbe premiare le piccole e medie imprese e il Mezzogiorno. Il testo completo non è ancora disponibile: è stato solo comunicato che è stato approvato all'unanimità (e quindi anche dai ministri della Lega) con alcune modifiche rispetto al testo originale del quale si è scritto nei giorni scorsi e torneremo a analizzare quando il provvedimento sarà presentato per il via libera al parlamento.
I fondi Fas (quelli per le aree sottosviluppate) sono stati spolpati di altri 100 milioni destinati, questa volta allo sviluppo della banda larga. Il ministro Romani si è detto entusiasta, dimenticando di dire che per la banda larga servono almeno 8500 milioni e non i 100 scippati al Fas. E passiamo alla casa. Anzi al piano casa, quello che, consentendo abbattimenti e ampliamenti, avrebbe dovuto movimentare circa 90 miliardi. Fatti due conti, il governo, che con quel provvedimento aveva cercato di scavalcare comuni e regioni, si è reso conto che al massimo è stato investito un miliardo. E così, come annunciato da Altero Matteoli, ministro delle infrastrutture, il governo ha approvato «un provvedimento legislativo per accelerare e far ripartire il Piano casa 2». E questo perché «le Regioni in tante parti d'Italia hanno fatto provvedimenti di legge che non consentono per il 60% delle case gli ampliamenti». Come dire: il federalismo piace, solo se non si intromette nelle decisioni del governo.
E, a proposito di federalismo, Roberto Calderoli, ministro per la semplificazione, «ha annunciato che il consiglio dei ministri ha approvato le osservazioni che dovranno accompagnare il nuovo testo che invieremo alle camere», dopo che Napolitano aveva giudicato «irricevibile» il testo approvato dal governo.

 

Infine il Mezzogiorno. A parlare è il ministro Raffaele Fitto secondo il quale il governo «ha approvato l'attuazione del piano per il Sud con una tabella di marcia ben precisa» che ora sarà discussa con l'Unione europea. Inutile ricordare che di questo piano si parla da almeno due anni. E dallo stesso periodo di tempo si parla della Banca del Mezzogiorno, la cui nascita è stata annunciata una mezza dozzina di volte. Il tutto ricorda il secondo atto della Forza del destino: «partiam, partiam, partiamo!» si canta. Ma non si muovono. Tanto che il coro aggiunge: «buona notte, buona notte».

Tratto da www.ilmanifesto.it