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Stevenson, il lavoro e la razza

01/08/2014

La fine è sempre la fine/Una rilettura di Robert Louis Stevenson e del suo viaggio nella pericolosa e scomoda terza classe insieme agli emigranti

«Fu solo pochi giorni fa che sentii al Sand-lot, la tribuna popolare di san Francisco, uno zoticone che tuonava incitando alle armi e al massacro. "Al grido di Abramo Lincoln - diceva l'oratore - siete insorti in nome della libertà a liberare i negri; e ora non sapete insorgere per liberarvi di quei quattro sporchi Mongoli?"»

Robert Louis Stevenson, «Emigrante per diletto» parte seconda: Attraverso le pianure capitolo «Razze disprezzate» pp. 125-6 Einaudi, (Gli Struzzi n. 321). Il nostro amato scrittore parte verso l'ignoto e il Pacifico partendo dalle coste conosciute d'Europa.

Viaggiando per nave sceglie di viaggiare nella pericolosa e scomoda terza classe, con gli emigranti. È curioso, attento alle persone che incontra, si stupisce, impara, scherza, canta perfino. Capisce di aver avuto a che fare con tante vite che non si immaginava neppure che esistessero e ce lo racconta. Arrivati alla fine del viaggio in Atlantico i nuovi amici si separano: ciascuno incontro al suo lavoro, al suo destino.

Il nostro cronista deve attraversare il continente per raggiungere l'altro Oceano e salpare per le isole. Il viaggio è in treno e con mezzi di fortuna; di nuovo lavoratori, famiglie, gente strana venuta da ogni dove, con abitudini alimentari diverse, lingue impronunciabili, preghiere che tutti capiscono per divinità difficili da interpretare.

Ci sono perfino innumerevoli cinesi che lavorano a una delle tratte ferroviarie in costruzione per unire gli oceani e accorciare il continente.

Essi lavorano con la massima intensità, giorno e notte con brevi pause per una paga miserabile. Gli altri operai, gli altri manovali sono indignati e sollevano l'opposizione dei capitalisti delle altre compagnie ferroviarie rivali e dei rappresentanti di queste ultime in parlamento. Stevenson, di solito piuttosto estraneo ai temi sociali, sottolinea anche con la frase che abbiamo riportata, l'ironia del caso: libertà per gli schiavi, eguaglianza tra gli uomini, cinesi, beninteso, esclusi.

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