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Appello

Istat, difendiamo i nostri numeri

04/07/2009

Questo appello nasce da una forte preoccupazione per il futuro della statistica ufficiale e dell’Istat. Il ministro dell’Economia Tremonti, ripreso dai telegiornali nazionali, ha affermato: «Voi avete idea di come si fanno le statistiche dal lato dell'Istat sul metodo Eurostat? Con un campione con mille telefonate. Ti chiamano a casa e ti dicono: " Sei disoccupato?"... Risposta: “vai a quel paese!”. Scrivono: molto disoccupato». Purtroppo non è la prima volta che il Ministro dell’Economia si lascia andare ad affermazioni di questo tipo. In questa occasione, di fronte a milioni di telespettatori, egli ha gettato discredito sull’Istat e offeso la professionalità e il lavoro di tutti i ricercatori e tecnici dell’Istat e, indirettamente, degli operatori del SISTAN (Sistema Statistico Nazionale) e della comunità scientifica che collaborano con l’Istat. Il Ministro ha pesantemente delegittimato la principale rilevazione statistica italiana, condotta dall’Istat con i più rigorosi criteri metodologici seguendo le indicazioni degli organismi internazionali, attraverso circa 280mila interviste familiari all’anno condotte, nella metà dei casi, faccia a faccia presso il domicilio delle famiglie. In tutti i paesi del mondo le stime dell’occupazione e della disoccupazione vengono effettuate attraverso una rilevazione statistica di questo tipo con interviste personali o telefoniche. Inoltre, per definire una persona disoccupata non viene posta una sola domanda, né viene chiesto se è disoccupata. Al contrario, l'accertamento della condizione di disoccupazione viene fatto sulla base di un ampio numero di quesiti volti a rilevare la situazione oggettiva della persona e non la sua percezione. Disoccupato è chi è senza lavoro, lo sta cercando attivamente ed è disponibile a iniziare a lavorare entro due settimane.

Forse il Ministro non si rende conto che le sue affermazioni contribuiscono a minare pesantemente la credibilità complessiva della statistica ufficiale italiana e dell’Istat che da sempre rappresenta il principale riferimento statistico accettato e condiviso dall’intera collettività? Pensa per caso il Ministro che le sue affermazioni contribuiscano a rafforzare la fiducia dei cittadini nelle istituzioni?
In una società ed in una economia basate sulla conoscenza, l’informazione statistica è un bene pubblico fondamentale ed imprescindibile per ogni decisione collettiva o individuale, economica o sociale. Per tale ragione, l’informazione statistica ufficiale viene garantita in tutti i paesi e ordinamenti solo da un soggetto pubblico, credibile e indipendente. Con queste caratteristiche nel nostro Paese l’Istat offre una molteplicità di statistiche economiche e sociali ai cittadini, alle istituzioni e agli operatori economici. Indipendenza e autorevolezza sono gli elementi distintivi di un istituto nazionale di statistica: per queste ragioni la delegittimazione dell’Istat dovrebbe essere considerata un danno per tutta la collettività.
Un’informazione statistica credibile, condivisa e neutrale è alla base del dibattito democratico. Infatti, l’assenza di credibilità nelle statistiche pubbliche crea una situazione di incertezza e confusione che indebolisce la capacità dei cittadini di comprendere e valutare appieno e consapevolmente la situazione economica e sociale. In sostanza, l’informazione statistica pubblica attiene alla democrazia ed è, quindi, gravissimo che il Ministro faccia tali dichiarazioni.
Forse il Ministro, nonché professore universitario, ignora come viene effettivamente svolta la rilevazione in oggetto? Oppure getta fango su una istituzione come l’Istat per rendere meno credibili i dati da essa prodotti che descrivono una situazione economica di crisi? Fino a quando l’occupazione cresceva e la disoccupazione diminuiva egli non ha mai fatto rilievi. Perché?
È grave, inoltre, che egli non sia stato frenato dal pronunciare quelle parole dalla consapevolezza che il costo di tale delegittimazione viene e verrà pagato da tutto il Paese. Screditare non costa nulla ed ha effetti di lungo periodo, mentre costruire la fiducia negli utilizzatori delle statistiche pubbliche comporta anni di faticoso lavoro. Il Ministro ha la precisa responsabilità di accrescere la fiducia nelle statistiche pubbliche e di fare di tutto, nelle sedi opportune, per migliorarle anche con maggiori investimenti in un settore notoriamente sottodimensionato rispetto agli altri Paesi europei. In un paese serio, ad un Ministro non sarebbe consentito di delegittimare la rilevazione statistica pubblica più importante del Paese con affermazioni in contrasto con i fatti.
Ci appelliamo a Lei Presidente, che rappresenta la comunità nazionale al di sopra delle parti per chiederle di preservare la statistica pubblica dalle miopi beghe politiche e di parte e di adoperarsi per assicurare che ci siano un quadro normativo e risorse adeguati a garantire l’indipendenza e autorevolezza dell’Istat affinché questa istituzione ritrovi la piena fiducia della società e riesca a soddisfare le nuove esigenze informative di cui ha bisogno il Paese.

(Appello intitolato La credibilità della statistica ufficiale è un bene pubblico del Paese, inviato: Al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, ai presidenti di Camera e Senato, al Direttore dell’Eurostat Walter Radermacher, al Commissario agli Affari economici e Monetari Joaquin Almunia, al Presidente della COGIS Achille Chiappetti)

L'indirizzo dove firmare è il seguente: http://www.PetitionOnline.com/balbo16/petition.html
Dopo la firma con nome è cognome nel commento va scritta la propria posizione (Ricercatore, docente, ecc.).
L'indirizzo di e-mail per info è: difendiamo.lastatisticapubblica@gmail.com

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