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In scena
La ristrutturazione
C’ho un incarico importante e delicato
che volentieri avrei rifiutato
L’altro ieri il capo m’ha chiamato
mi fa “Entra caro accomodati”
mi sono accomodato
M’ha detto dell’azienda la crisi produttiva
col tono di chi parla di una persona viva
che è viva ma che soffre se non s’allevia il peso
il peso che grava sulla sua persona.
Ho intuito presto dove andava a parare
c’era un lavoro antipatico da fare
anche perché difficile da fare “regolare”
uno di quei lavori che pesano sulla coscienza.
Perché non mi son fatto medico, non mi son dato alla scienza?
Macchè, adesso son qui, con libro paga e matricola
che guardo nomi e studio storie personali
storie che sembrano ma non sono uguali.
C’ho un incarico che cambia la vita alle persone
da lunedì parte la ristrutturazione
Da ragazzo scalavo con gli amici
il muro del roseto comunale
il pomeriggio quando non c’era il personale
era un posto eccezionale c’era il camioncino
no l’Ape a tre ruote che potevamo guidare
e c’erano i melograni da rubare
e il telefono per sfottere e giocare
E poi c’era lo spogliatoio del personale del roseto comunale
dove andavamo a frugare in cerca delle riviste porno da sfogliare
ricordo ancora quell’odore animale
di provenienza incerta, e quel disinfettante
anch’esso un poco inquietante
proprio perché così forte ed eccessivo
ma non tanto da ammazzare l’odore vivo
della gente che si spogliava in quel locale
E come noi senza riguardo alcuno
spulciavamo gli armadi ad uno ad uno
così oggi in ufficio sabato pomeriggio
quando anche qui il personale è assente
spulcio una ad una le storie della gente
L’odore che vien fuori è un misto deodorante
il capo al solito ha ragione
non è un odore da persona sana
è indefinito pretenzioso stupido
Ma c’ho il disinfettante.Disinfettante liquido
Sono contento l’ho impostato bene
anche un lavoro brutto dà soddisfazione
se fatto con coscienza e precisione
Per prima cosa ho dato un punto a tutto
per ogni figlio ogni anno in azienda
ho calibrato la fedeltà aziendale
con la più sana fecondità coniugale
Essere giovane e celibe potrà anche dare delle soddisfazioni
effimere
è una soddisfazione che non dura
se un giorno la tua azienda ristruttura
Carichi di famiglia e anzianità
sono i criteri da seguire
per calibrare i provvedimenti
su fatti oggettivi e non sui sentimenti
Ma poi c’è il jolly che cambia il valore
delle carte senza per forza barare
c’è la carta oscura e multiforme
delle esigenze tecniche aziendali
di quello che serve e che non serve
che aiuta e che disturba
Fermo il lavoro
guardo fuori in strada
La gente passeggia porta pacchi ride
la gente – brutta bestia – il sabato sguaiato
vive la vita dentro un supermercato
sceglie soppesa scarta allegramente
sa d’essere scelta scartata soppesata
ma il sabato pomeriggio se lo scorda
e invece d’organizzare il proprio senso delle cose
ma “la gente” non ha un “senso” ce n’ha mille
invece di fare per sé compra il già fatto
E’ una libera scelta che rispetto
un sano realismo è una saggezza
è una mano che sul telecomando
sceglie un programma futile ed immondo
è un sano e sacrosanto desiderio
di pensare alla casa alla famiglia
per la famiglia si comprano le cose
con la famiglia si scordano le cose
È tutto troppo umano troppo normale
è il modo di cucinare un cavolfiore
coltivar la gardenia
scrivere un verso
fare una telefonata alluvionale
d’amore di dolor sentimentale
È voglia di carezze di passione
Voglia di figli voglia d’evasione
Affanni affanni basta per favore!
Comprendo molto ma molto non è tutto
torno al lavoro leggo i vostri nomi
Mi sento un dio. Non di quelli buoni.
Tutto s’immagina uno da bambino
fa i pensieri più tremendi e seri
quando spalanca gli occhi e fissa il vuoto
sospende il gioco
tace
E ti spaventa quello che non dice
Quando avevo dieci anni
dormivo in divano letto verde nel tinello
e una volta ho sognato l’infinito e il tempo eterno
era una nuvola lanciata dentro al buio con me sopra
Senza papà senza mamma aveva l’aria di una fregatura
che mi stavano tirando al catechismo
Io piansi è naturale naturalmente mamma mi promise
prendendosi una bella responsabilità
che tutto era a posto anche all’altro mondo
Ma il punto non è questo
Il punto è : tutto si immagina uno da bambino:
ogni futuro
tutte le avventure
cento battaglie dinosauri eroi
i nomi strani le parole nuove
Non solo cose strane immaginate
perché il bambino gioca pure la vita
le macchine il dottore la cucina il poliziotto pompiere macchinista
Tutto s’immagina il bambino
Meno
l’azienda
meno questa casa
esigente e chiassosa
meno questa sposa
sempre
l’azienda
E’ una cosa è una cosa
l’azienda
che non s’immagina
s’immagina il lavoro è facile
è una cosa che non si vede
in quanto cosa
ma è pesante d’immagina il lavoro
ci si riesce
l’azienda
no
Nemmeno da ragazzo
sai la guerra pensi l’amore scopri la fame
ma quell’altra bagascia ancora nicchia
non si tradisce è subdola
civetta all’incontrario fa la preziosa
Così quando l’incontra
il bambino non conosce la sua azienda
accetta quella stretta sconosciuta ma forte convincente
entra entra così indifeso incosciente inconsapevole
lì si fa uomo si fa donna si fa vecchio vecchia
scorda il suo proprio ritmo segue il passo lì sbava
ride lì frequenta il cesso lì fa sesso furtivo
lì scorda il suo nome
finchè lo legge insieme a tanti altri sopra
un programma di ristrutturazione
Questo monologo è tratto dallo spettacolo 1994, messo in scena ad aprile dalla compagnia dell'Associazione Controchiave a Roma al teatro Sala Uno, dove verrà ripreso ad ottobre
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