Home / Newsletter / Newsletter n.331 - 21 maggio 2014 / Una proposta neokeynesiana per il rilancio dell’economia

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Una proposta neokeynesiana per il rilancio dell’economia

03/05/2014

Venerdì 6 giugno 2014, alle ore 14, nell'aula A1 del campus Luigi Einaudi (Lungodora Siena 100, Torino), presenatzione di una proposta di politica economica

Angela Ambrosino, Università del Piemonte Orientale; Fabio Berton, Università di Torino; Maria Luisa Bianco, Università del Piemonte Orientale; Bruno Contini, Università di Torino; Giovanna Garrone, Università del Piemonte Orientale; Nicola Negri, Università di Torino; Guido Ortona, Università del Piemonte Orientale; Francesco Scacciati, Università di Torino; Pietro Terna, Università di Torino.

Premessa. Le politiche per l’occupazione dell’ultimo quarto di secolo hanno sortito effetti marginali sulle quantità dei lavori (nella migliore delle ipotesi), pessimi per quanto riguarda la qualità, nulli per quanto riguarda la crescita dell'economia. Il Paese è ora allo stremo e i contenuti del dibattito elettorale ne sono prova eloquente. Di qui la nostra proposta su cui ci sembra utile aprire un’ampia discussione.

Contrariamente a quanto probabilmente ritiene gran parte dell'opinione pubblica, i dipendenti pubblici in Italia non sono troppi: sono troppo pochi. Nel 2011 in Italia c'erano 3.435.000 dipendenti pubblici, contro i 6.217.000 della Francia e i 5.785.000 del Regno Unito, paesi con una popolazione molto simile. Anche negli Stati Uniti c'erano più dipendenti pubblici civili pro capite che in Italia (rispettivamente 71.1 e 56.9 per mille abitanti). Questa differenza non dipende da una diversa presenza della componente privata nella fornitura di servizi. Dove è più rilevante la componente pubblica (amministrazione civile, sanità e assistenza sociale, istruzione) in Italia ci sono 13 abitanti per addetto, contro gli 8 di Francia e Germania e i 7 del Regno Unito. Stando così le cose, qualsiasi ipotesi di modernizzazione e riorganizzazione della pubblica amministrazione che non contempli anche un consistente aumento del personale è velleitaria. Se il numero "giusto" di pubblici dipendenti è all’incirca quello dei paesi con cui solitamente ci confrontiamo, e se ammettiamo, come ovvio, che un'economia non può funzionare bene senza uno stato che funzioni bene, ne consegue necessariamente che un aumento consistente del numero di pubblici dipendenti è una condizione necessaria (anche se certo non sufficiente) per avviare la tanto sospirata crescita. Da qui la proposta: la pubblica amministrazione assuma in tempi rapidi da settecentomila a un milione di nuovi addetti, attingendo dalla vasta offerta (circa 2 milioni) di giovani qualificati inoccupati e disoccupati, con contratti che tengano conto della situazione di emergenza in cui versa la nostra economia.

Le assunzioni non dovranno essere "lineari", ma finalizzate al miglioramento di quei servizi pubblici il cui malfunzionamento costituisce un ostacolo rilevante alla competitività dell'Italia. Il costo del piano qui suggerito è compreso fra i 15 e i 20 miliardi l'anno. Una cifra consistente, ma reperibile per mezzo di una limitata imposta patrimoniale sulla ricchezza finanziaria: un'aliquota del 4-5 per mille sarebbe sufficiente a finanziare l'intero progetto. Questa manovra dovrebbe restare in vigore solo per alcuni anni. Una volta superata l’emergenza il costo dei nuovi assunti sarebbe via via finanziato dalla crescita dell’economia che ne deriverebbe. E’ nostra convinzione (suffragata da autorevoli studi in materia) che i contribuenti sarebbero disposti a versare questa cifra, purché il gettito venga utilizzato interamente, esclusivamente e credibilmente per l'assunzione di giovani disoccupati in attività effettivamente di grande utilità e purché vi sia la garanzia della revoca dell'imposta al termine dell'emergenza.

È bene sottolineare che questo programma non è in alcun modo alternativo a una riforma complessiva della Pubblica Amministrazione, né ad altre eventuali politiche finanziate con strumenti fiscali ordinari.

Una documentazione più ampia sui dati e sulle modalità di implementazione della proposta può essere richiesta a Bruno Contini (bruno.contini@unito.it) o a Guido Ortona (guido.ortona@unipmn.it) .