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Nella Grecia della crisi scompare la sanità

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Nella Grecia della crisi, il numero di coloro che, non essendo assicurati, non hanno accesso alle strutture di salute pubbliche e alla copertura farmaceutica, è di tre milioni. Almeno secondo le stime dell’Organismo nazionale dei servizi sanitari (Eopyy), un organismo in via di riforma che, per ora, garantisce ancora le prestazioni di primo livello a 6.171.000 cittadini assicurati, contro i 3.068.000 non assicurati. A questi ultimi, vanno aggiunti i familiari a carico e, ad aggravare ulteriormente il quadro, gli occupati in nero che, nel primo semestre del 2013, costituivano il 38,4 per cento dei rapporti di lavoro.

 

Il ministro della sanità, Adonis Gheorghiadis, ha ammesso che non è ancora stata istituita una commissione che studi l’impatto della crisi sulla salute; da parte sua, la professoressa Jenny Kremastinou, presidente del Centro controllo e prevenzione malattie (Keelpno), ha sottolineato a Pagina99 l’assenza di un registro di non assicurati e delle loro famiglie nonostante, aggiunge, gli strumenti tecnologici già esistano. L’ovvio, in Grecia, non è scontato, dunque, e all’inizio del 2014, si conoscono con certezza solo i numeri pubblicati dalle ong che forniscono servizi sanitari gratuiti a chi alla salute non ha più diritto. Nel corso del 2012, nella sola capitale ellenica, 4mila malati non assicurati hanno ricevuto le cure offerte dai cento medici volontari della Clinica sociale metropolitana di Elliniko (Mkie); nel 2013, i pazienti della Mkie sono aumentati esponenzialmente: 16 mila. Per tutto il mese dello scorso dicembre, la ong si è rivolta al ministro presentandogli una lista con i nominativi di dieci persone affette, per lo più, da gravi problemi cardiaci, che dovevano essere operate d’urgenza, che non erano assicurate e che non avevano la possibilità economica di sostenere il costo dell’intervento.

 

Dal ministero, però, risposte non sono mai giunte e il 2 gennaio la Clinica sociale ha deciso di rivolgersi ai cittadini, perché si mobilitassero al fine di salvare la vita dei dieci malati. Per uno di loro, però, era già troppo tardi. Un disoccupato di 66 anni e malato di cancro era morto per arresto cardiaco, il 30 dicembre. Scoprire, qualche giorno dopo, che in realtà il deceduto aveva da poco ottenuto il libretto sanitario garantito agli indigenti, non ha smorzato l’effetto della notizia.

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