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Pensioni d'oro e di cenere. Il gap che non fa scandalo

08/10/2013

Fatto cento il reddito medio da pensione di un ultrasessantacinquenne in Italia, una pensionata della stessa fascia di età percepisce mediamente dal 69% al 70% a seconda delle fonti. Una ricerca della Commissione Europea prima, e un rapporto dell’Istat poi, hanno diffuso dati e analisi in proposito fra giugno e agosto1. Eppure non se n’è praticamente avvertito l’ eco nei dibattiti caldi di quest’estate. Perché?

Le premesse c’erano tutte. Sotto l’ombrellone o in viaggio, le rivelazioni sulle pensioni d’oro (si veda per esempio qui) hanno sfidato la nostra immaginazione - quasi ottomila pensionati fra i dieci e i 15 mila euro al mese, 540 con più di 20.000! - o nutrito la nostra indignazione. Qualche giornale ha fatto il tentativo di legare – per contrasto – le pensioni d’oro a quelle smilze di molte pensionate (si veda quest'articolo del Sole 24 ore). Ma ciò non è bastato a spostare l’attenzione del grande pubblico dallo scandalo di pochi privilegiati che si difendono a suon di diritto al problema molto più diffuso di donne anziane cui per diritto spetta parecchio meno del pensionato medio.

Per dar ragione di un interesse complessivamente modesto conviene partire dai fatti , affidandosi in prima istanza al citato studio di fonte comunitaria. Se si cumulano tutti i redditi da pensione – da lavoro, vecchiaia, invalidità, condizione di superstiste, guerra, infortunio e previdenza integrativa - e vi si aggiungono eventuali assegni di cura, le beneficiarie Italiane sopra i 65 anni ricevono in media € 1082 lordi al mese, il 31% in meno di quanto percepiscono i beneficiari della stessa fascia d’età (€ 1585). Per fornire un termine di confronto ricordo che su base annua il reddito da lavoro netto delle donne occupate e’ inferiore a quello maschile del ‘solo’ 22.4%2. Ciononostante l’Italia non sfigura in Europa dove si registra una disparità di reddito pensionistico a carico delle donne pari mediamente al 38%, con punte del 43-44% in Germania e nel Regno Unito e soglie al di sotto del 15% in sei paesi dell’Est Europeo (figura 1).

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Tratto da www.ingenere.it