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Perché la Grecia non è un caso a parte
Dopo due elezioni, la Grecia resta nell'incertezza. Gli schieramenti pro e contro le riforme ripetono il copione già visto: aggrappati all'amico/nemico esterno, non analizzano le responsabilità interne. Mentre recessione e austerity hanno già disossato il settore privato, mettendo in difficoltà le famiglie e in crisi il welfare informale
Lo scenario post-elettorale
Due anni dopo il primo salvataggio della Grecia e il protocollo d’intesa che lo ha accompagnato, è stato necessario un secondo salvataggio, i prestiti privati sono stati tagliati del 75% e ci si prepara per un terzo possibile, più piccolo salvataggio. Tutto ciò si è tradotto in uno sconquasso del sistema politico. Con due tornate elettorali in rapida successione, quel che prima, nelle elezioni di maggio, è apparso il crollo del sistema bipolare, a giugno è diventato un cambio della guardia, con un revival del sistema bipolare e un passaggio di mano a sinistra. Il Pasok (il movimento socialista panellenico, n.d.r.) è crollato dal 42% del 2009 al 12% nel 2012. Viceversa Syriza, una larga alleanza simile ai movimenti no-global, è stata catapultata dal 4% del voto nel 2009 al 28% di giugno 2012. Syriza ha fatto opposizione contro tutto ciò che fosse collegato con il bailout e il programma di riforma. Cosa che è stata premiata alle urne, poiché ampi gruppi che si sentivano minacciati dalle riforme hanno trasferito il loro voto dal Pasok a Syriza (resta da vedere se il trasferimento è permanente o quei voti possono tornare indietro).
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