Home / Newsletter / Newsletter n.169 - 24 marzo 2012 / Monti, Marchionne e l’estremismo liberista

facebook-link twitter-link

Newsletter

Registrati alla newsletter di sbilanciamoci.info

Newsletter

Ultimi link in questa sezione

24/03/2012
Austerità: errore degli errori
24/03/2012
Punto di svolta
24/03/2012
Da Maastricht al patto fiscale
24/03/2012
Monti, Marchionne e l’estremismo liberista
23/03/2012
Migliorie di seconda mano
23/03/2012
"Non in nostro nome" - parola ai giovani
23/03/2012
Quello che non dicono della riforma del mercato del lavoro

Monti, Marchionne e l’estremismo liberista

24/03/2012

Con il mercato, contro i lavoratori. Mentre il governo si appresta a riformare l’articolo 18, Mario Monti sposa il Marchionne pensiero: “Chi gestisce la Fiat ha il diritto e il dovere di scegliere per i suoi investimenti e per le sue localizzazioni le soluzioni più convenienti”. Parole che svelano l'illusione del governo "tecnico". Ricordandoci la grande differenza che c'è tra politiche liberiste e liberali.
A proposito della trattativa sull’articolo 18 (davvero un momento sempre più epocale per la storia dell’Italia e nei prossimi secoli si distinguerà ancora tra un prima e un dopo riforma dell’articolo 18!) Mario Monti ha detto alle parti sociali che tutti dovrebbero rinunciare a qualcosa. Teoricamente una richiesta di grande buon senso, di solito in una trattativa ci si comporta così; ma questo accade davvero solo se le parti del contratto/accordo sono in posizione paritaria, con uguali diritti e uguali doveri e se cedono cose comparabili.
Nel caso dell’articolo 18 questo però non accade, perché gli industriali sono oggettivamente più forti (avendo Monti di fatto e comunque dalla loro parte, tanto da tributargli, a Milano, il 17 marzo, un’ovazione) e i sindacati sono più deboli; ma soprattutto perché da una parte (i sindacati, ma soprattutto la Cgil, perché Cisl e Uil hanno rinunciato da tempo a difendere davvero i diritti, vedi Fiat) si difendono appunto i diritti (ma i diritti, o sono diritti uguali e universali, oppure non sono diritti), dall’altra, Monti e Confindustria difendono invece le ragioni (presunte o meglio supposte razionali) dell’economia e della globalizzazione.

continua qui