Home / Newsletter / Newsletter n.167 - 10 marzo 2012 / La laurea rende di più se di buona famiglia

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Quanto rende, in Italia e in Europa, l'istruzione? E quanto incide, su questi rendimenti, l'essere donna o uomo, e il background familiare che ci si porta dietro? Rispondere a queste domande è importante, per poter valutare gli incentivi all’investimento in capitale umano e il grado di equità nel mercato del lavoro.

Per capire come si colloca, sotto questo profilo, il nostro paese nel contesto europeo, in un recente lavoro1 abbiamo analizzato i rendimenti dell'istruzione terziaria, e la relazione tra questi e alcune caratteristiche personali quali il genere e il background familiare, utilizzando i dati EUSILC del 2005. In questo modo abbiamo valutato se e in che misura le performance individuali nel mercato del lavoro sono funzione del livello d’istruzione e di altri fattori al di fuori del controllo individuale quali, appunto, la famiglia d’origine e il genere.

La crescita degli investimenti in istruzione è evidenziata in molti rapporti, tra cui ad esempio quello OCSE del 2010 (Education at a Glance); nonostante in quasi tutti i paesi europei la maggior parte degli individui abbia un titolo di studio di scuola secondaria, come emerge anche nella nostra analisi, la percentuale dei laureati nella fascia di popolazione più giovane è in costante aumento. Questo aumento è sicuramente giustificato, tra gli altri fattori, dai rendimenti attesi dell'istruzione, tanto in termini di reddito che di partecipazione al mercato del lavoro.

L'istruzione paga, ma in modi differenti

Le performance dei paesi europei, però, non sono omogenee sia in termini di composizione della forza lavoro che in termini di rendimenti dei laureati nel mercato del lavoro. Per quanto riguarda il primo aspetto, i dati mostrano molte differenze e per alcuni paesi, tra cui l’Italia, le statistiche non sono molto incoraggianti. Il nostro paese, insieme a Slovenia e Portogallo, è il paese con la più bassa percentuale di laureati e anche i dati relativi al tasso d’occupazione sono piuttosto deludenti. Quanto al secondo aspetto, da una prima analisi descrittiva dei dati, emergono significative differenze nel tasso di occupazione tra individui con diversi livelli d’istruzione. In media, i dati mostrano che la partecipazione al mercato del lavoro cresce al crescere del livello d’istruzione. Se si escludono le poche eccezioni rappresentate da Svezia, Norvegia, Portogallo e Finlandia, nei paesi europei il tasso d’occupazione dei laureati è considerevolmente più alto (di circa 12 punti percentuali) di quello relativo agli individui con il solo titolo di scuola secondaria. Guardando solo alla performance dei laureati nel mercato del lavoro, la posizione dell’Italia migliora: il tasso d’occupazione dei laureati è pressoché simile alla media degli altri paesi europei, mentre il loro reddito medio è addirittura superiore alla media, sebbene non sia tra i più alti.

Per quanto riguarda le differenze di genere, la nostra analisi mostra che nei paesi considerati le differenze nella partecipazione al mercato del lavoro tra uomini e donne sono maggiori nella fascia di popolazione con titolo di studio più basso mentre diminuiscono al crescere del livello d’istruzione (tab. 1); in particolare, in alcuni paesi, quali la Danimarca, la Norvegia, la Svezia e l’Ungheria, il tasso d’occupazione di uomini e donne con un diploma di laurea è quasi identico.

Da questo punto di vista, purtroppo l’Italia è tra i paesi con la performance peggiore. Se si guarda al dato medio aggregato, senza cioè considerare il livello d’istruzione, la percentuale di donne che lavora è di poco superiore al 50%, 13 punti percentuali in meno rispetto alla media europea (tab. 2). Tuttavia in Italia, come nel resto dei paesi europei, al crescere del livello d’istruzione le differenze di genere nella partecipazione al mercato del lavoro diminuiscono. Infatti, se si considerano solo gli individui con titolo di studio universitario, sebbene la differenza tra uomini e donne sia pari ad 8 punti percentuali circa, il dato risulta simile a quello europeo, sia in termini di partecipazione delle donne laureate al lavoro, sia in termini di differenze tra i due sessi.

La stima dei rendimenti dell’istruzione in termini di reddito mostra che questi sono particolarmente alti nei paesi dell’est Europa e l’Italia, insieme agli altri paesi del Mediterraneo, occupa una posizione intermedia.

Barriere di genere all'accesso

L’analisi dei rendimenti dell’istruzione mostra inoltre che la relazione tra istruzione e performance nel mercato del lavoro soffre di un forte gender bias, vale a dire che essa differisce tra i due sessi. Tale bias si manifesta tanto nella probabilità di accesso al mercato del lavoro quanto nei rendimenti attesi in termini di salario. In Italia, le differenze tra i sessi sono particolarmente marcate quando si considera la probabilità di essere occupati: il nostro paese registra differenziali più alti insieme a Grecia e Spagna. Al contrario, le differenze di genere nei rendimenti dell’istruzione in termini di reddito, benché rilevanti, in Italia sembrano meno marcate, almeno in termini comparativi e questo suggerisce che il maggior ostacolo all’uguaglianza di genere nel mercato del lavoro si incontra nella fase di accesso anche per i lavoratori maggiormente qualificati.

Per avere un'idea dell'equità nel mercato del lavoro intesa come uguaglianza nelle opportunità, abbiamo analizzato anche la relazione tra rendimenti dell'istruzione e background familiare. Il contesto familiare esercita il suo impatto in almeno due fasi della vita degli individui, sia durante il periodo di acquisizione delle conoscenze, e quindi durante la fase formativa, sia nel periodo immediatamente successivo, quando le competenze acquisite sono “spese” nel mercato del lavoro. Utilizzando come misura del background familiare il livello di istruzione dei genitori, abbiamo analizzato l'uguaglianza nelle opportunità in questa seconda fase, stimando l'influenza del background familiare tanto sul reddito dei laureati, quanto sulla loro partecipazione al mercato del lavoro.

Dal confronto con gli altri paesi europei emerge che l'Italia, insieme ad Austria, Polonia e Ungheria, è tra i paesi in cui i rendimenti dell'istruzione sono maggiormente influenzati dal background familiare. Tuttavia, a differenza di molti altri paesi europei, in Italia il background familiare non esercita il suo impatto solo sul livello di reddito dei laureati ma anche sulla loro partecipazione al mercato del lavoro.

Quanto alla relazione tra genere e background familiare, i risultati della nostra analisi mostrano da un lato una forte correlazione tra le due per quanto riguarda i rendimenti dell’istruzione in termini di reddito e dall’altro una relazione più debole tra background familiare e probabilità di accesso al mercato del lavoro. Questo suggerisce quindi che il contesto familiare e le differenze di genere rinforzano reciprocamente l’azione sul salario, riducendo quindi i rendimenti dell’istruzione, mentre sembra non esistere alcuna relazione tra background familiare e partecipazione delle donne al mercato del lavoro.

Tratto da www.ingenere.it