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Equità. (Con un riferimento all'art. 18)
In un articolo scritto per www.nelmerito.it, l'economista Lorenzo Sacconi entra con i piedi nel piatto del momento: la parola equità, e il suo legame con l'altra moda del momento, il merito.
"Paradossalmente, con l’avvento del governo dei tecnici, “equità” è diventato uno dei termini di riferimento del discorso politico ufficiale. Ed è bene che nella discussione pubblica si impieghino termini di valore alla luce dei quali giudicare le politiche. Proprio mentre l’”equità” si afferma come uno dei criteri di valutazione comunemente usati, se ne diffondono però interpretazioni fuorvianti o semplicemente mistificatorie. Forse era inevitabile perché “equità” è un termine più denso di etica che di tecnica. E’ dunque opportuno ripartire dalla semplice domanda: cosa significa “equità”?
Tra le interpretazioni di più recente successo, sostenuta da autori di ispirazione neoliberista (Giavazzi e Alesina, Abravanel), vi è quella secondo cui “equità” sarebbe la distribuzione dei benefici delle politiche pubbliche, delle opportunità di carriera o delle remunerazioni secondo “meritocrazia”. Meritocrazia significa però che le posizioni di potere dovrebbero essere allocate “in base al merito”, ed è bene ricordare che da sempre questa impostazione confligge con “democrazia”. Darò per scontata la tesi secondo cui la “democrazia” sia tra le alternative disponibili la forma meno imperfetta di allocazione del potere, il che quindi esclude la meritocrazia in senso stretto. Comincio invece col discutere la tesi secondo cui l’equità distributiva equivarrebbe al criterio “a ciascuno secondo il merito". L'articolo (lungo) continua qui