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Dieci obiettivi raggiungibili per l’università e la ricerca

25/11/2011

L’attuale situazione dell’Università e della ricerca in Italia appare per più aspetti critica. Da un canto l’Università si confronta con il non facile passaggio dell’attuazione della riforma: punto, questo, reso particolarmente delicato dalla tendenza iper-regolatrice impressa nella normativa. D’altro canto, la attuale congiuntura economico-finanziaria rende più scarse le risorse a disposizione, sia per l’Università che per la ricerca, nonostante entrambe si trovino da anni in una situazione di cronico sotto-finanziamento. Le misure che seguono sono per lo più a costo zero e in alcuni casi possono anche consentire un risparmio di spesa. Rimane comunque prioritaria l’esigenza di riportare il volume dei finanziamenti all’università e alla ricerca al livello dei paesi europei più competitivi e nella media di quelli dell’OCSE. Non bisogna dimenticare che tale aspetto è stato particolarmente sacrificato negli ultimi anni e non può essere elusa l’esigenza di tenere presenti gli obiettivi fissati dalla Strategia di Lisbona, rispetto ai quali la gestione governativa della politica della ricerca non è sempre stata coerente.

1. Accreditamenti e corsi di studio: avviare i processi di accreditamento senza dare luogo né a una drastica riduzione dell’offerta formativa né a eccessiva frammentazione dei curricula.

 

Attivazione rapida dei meccanismi di accreditamento dei corsi di studio; definizione di parametri e e linee guida per l’accreditamento trasparenti, verificabili e stabili per almeno un triennio accademico. Parallela deregolazione e semplificazione dei meccanismi di controllo ex ante sull’attivazione dei corsi di studio, imponendo una verifica di sostenibilità numerica in termini di docenza incardinata, evitando ogni ricaduta su ordinamenti e regolamenti, purché siano rispettati parametri numerici stabili per almeno un triennio relativi al numero massimo degli esami e degli insegnamenti e alla dimensione minima in termini di CFU di ogni insegnamento, in modo da evitare curricula eccessivamente frammentati.

 

2. Fondo di finanziamento ordinario: assicurare stabilità per almeno un triennio per consentire un’adeguata programmazione.

 

Definizione di parametri trasparenti, verificabili e stabili per almeno un triennio accademico per la distribuzione del FFO e del FFO premiale. Questo è lo strumento essenziale per indurre comportamenti virtuosi da parte degli Atenei che competendo per le risorse sono spinti ad adottare comportamenti volti al miglioramento delle performance. Allo stato attuale le Università hanno difficoltà enormi a programmare le proprie azioni di miglioramento perché i criteri adottati dal MIUR per la distribuzione del FFO vengono indicati solo ex-post, e modificati ogni anno. E’ d’altra parte necessario che i criteri di distribuzione siano basati su variabili su cui gli Atenei abbiano possibilità di intervento diretto (capacità di attrazione degli studenti, qualità dell’offerta formativa, ricerca), per non vanificare l’effetto di premio ai comportamenti virtuosi.

 

3. Reclutamento: dare il via alle procedure prestando attenzione a che i criteri adottati non siano fonte di contenzioso in sede giudiziaria.

 

Ridare il via al più presto alle procedure di reclutamento: a tale scopo, assicurare che i decreti volti a disciplinare queste procedure, nelle loro diverse fasi, e a fissare i criteri e i parametri per la selezione sia dei commissari sia dei candidati alle abilitazioni, siano redatti in termini idonei a garantire la tenuta, anche nelle eventuali sedi del contenzioso, dei reclutamenti

 

4. Ruolo dell’ANVUR: adozione di criteri trasparenti e controllabili e separazione fra valutazione e politica della ricerca.

 

Rafforzare il ruolo dell’ANVUR quale agenzia indipendente di valutazione con una separazione netta tra attività di valutazione e politica della ricerca. Garantire la trasparenza e la stabilità delle procedure di valutazione adottate. Garantire la controllabilità delle procedure di valutazione da parte della comunità scientifica e di tutti gli stakeholders, attraverso opportuna pubblicizzazione dei dati. Assicurare la coerenza multilivello dei criteri adottati. Come è prassi consolidata nelle comunità scientifiche più avanzate i criteri di valutazione relative alla valutazione individuale di docenti, ricercatori e strutture, e le linee guida per la loro attuazione devono essere discusse e condivise con i soggetti valutati attraverso procedure trasparenti e controllabili.

 

5. Rappresentanza: riordino del CUN per farne il luogo di rappresentanza istituzionale della comunità scientifica e accademica nazionale.

 

Ridefinizione della governance del sistema universitario presso il centro statale. In questo contesto, riordino organizzativo e ridefinizione del ruolo del CUN, nella prospettiva di farne il luogo di rappresentanza istituzionale della comunità scientifica e accademica nazionale su base elettiva, così da consentire ai saperi di partecipare in modo procedimentalizzato ai processi decisionali di definizione delle regole che vanno a interessare, direttamente, l’autonomia della ricerca e della didattica. Il CUN deve divenire il luogo per l’esercizio responsabile di questa autonomia riconosciuta dalla costituzione. Si propone, perciò, di intervenire con provvedimenti che assicurino la ridefinizione e razionalizzazione delle competenze dell’organo, la riorganizzazione e lo snellimento dello stesso, nel quadro dei processi di riordino che, anche a fini di contenimento della spesa pubblica, devono interessare tutte le pubbliche amministrazioni e gli organi collegiali operanti presso di esse.Parallela razionalizzazione degli organi ausiliari del MIUR, anche operanti nell’area della ricerca, attraverso la eliminazione delle duplicazioni e delle sovrapposizioni strutturali e funzionali.

 

6. Dottorati: assicurare un ruolo agli Atenei nella loro gestione, disciplinarne opportunamente l’accreditamento garantendone la qualità e incentivando l’internazionalizzazione.

 

Ridefinizione ed approvazione in tempi rapidi della nuova normativa sui dottorati di cui allo “Schema di decreto del MIUR” del 27-09-11) e sulle scuole di dottorato – attualmente in fase di bozza – che, in sintonia con la normativa prevalente in sede europea, fissi regole certe, evitando al contempo di privare gli Atenei dell’autonomia nella gestione della formazione di terzo livello. È necessario inoltre evitare una proliferazione di “qualificate istituzioni italiane” (art. 4 del citato Schema) in grado di istituire corsi di dottorato col rendere meno vaghi e più stringenti i criteri per il loro accreditamento. È infine indispensabile prevedere una disciplina più elastica e delle corsie preferenziali per i dottorati che sono in grado di avviare accordi o consorzi con università straniere volti al rilascio di titoli congiunti o doppi titoli, specie quando si ha a che fare con paesi la cui disciplina in merito sia grandemente differente (ad es. gli stati Uniti), e ciò al fine di facilitare la loro internazionalizzazione.

 

7. Diritto allo studio: Rifinanziare le borse di studio riducendo il divario rispetto ai livelli di spesa europei.

 

Rifinanziare il diritto allo studio. Modifica dello schema di decreto legislativo recante “Revisione della normativa di principio in materia di diritto allo studio” in attuazione della legge 240/2010 affinché si dia realizzazione ai seguenti principi: garanzia della borsa di studio agli aventi diritto, su tutto il territorio nazionale, con condizioni di accesso chiare e uniformi nel Paese. Si segnala che il Fondo previsto per il 2012, pari a 150 milioni di euro, è insufficiente a coprire il numero attuale di aventi diritto ed è assolutamente al di sotto dei livelli di spesa europea (in Francia e Germania pari a 2 miliardi di euro). Monitoraggio degli effetti della legge 14 novembre 2000, n. 338 concernente “Disposizioni in materia di alloggi e residenze per studenti universitari”, affinché si abbia un quadro completo, chiaro e pubblico in merito allo stato di avanzamento degli interventi edilizi oggetto di co-finanziamento ministeriale. Valutare attentamente i rischi finanziari connessi ai cosiddetti “prestiti d’onore”, visto che l’esperienza statunitense giustifica, secondo Moody’s Analytics, “i timori per una bolla nella spesa per l’istruzione”.

 

8. Finanziamento della ricerca: azioni per assicurare trasparenza e coordinamento e per prevenire il ricorso a finanziamenti “fuori sacco”. Azioni a favore del trasferimento tecnologico.

 

Gestione coordinata delle risorse pubbliche finalizzate alla ricerca pura e applicata attraverso commissioni di nomina triennale designate dal CNGR che operino una selezione ex ante con garanzie di trasparenza sulla base di criteri noti e predeterminati, prevedendo l’eliminazione ex post dell’anonimato dei componenti le commissioni. Le modalità per la distribuzione delle risorse devono essere trasparenti e competitive: a tal fine tutta la documentazione anche relativa al processo di selezione deve essere resa pubblica attraverso il web in tempi rapidi. Occorre eliminare le zone d’ombra che consentono di ottenere finanziamenti “fuori sacco”. Affidamento all’ANVUR della verifica sistematica ex post dei risultati della ricerca sulla base dei parametri preventivamente dichiarati. Azioni per favorire l’integrazione delle politiche regionali con quelle nazionali in un quadro di massima trasparenza. Riguardo il trasferimento tecnologico, occorre in primo luogo snellire e rendere tempestivi gli strumenti già esistenti promuovendo azioni coordinate con le autonomie territoriali per favorire l’incontro tra offerta e domanda di ricerca soprattutto per piccole e medie imprese, anche secondo quanto enunciato nell’ultimo Piano Nazionale della Ricerca.

 

9. Anagrafe della ricerca: attivazione e apertura al pubblico dell’accesso ai dati.

 

Attivazione rapida dell’ANPREPS (anagrafe della ricerca dei professori e ricercatori) già istituita dalla Legge 1/2009 ma mai realizzata, secondo le regole adottate a livello internazionale, garantendo l’accesso libero e completo ai dati elementari. Favorire e incentivare le modalità di pubblicazione “open access”.

 

10. Autonomia finanziaria delle strutture.

 

Intervenire sui decreti attuativi della riforma universitaria in gestazione per scongiurare il rischio che l’autonomia finanziaria dei dipartimenti venga totalmente cancellata e attribuita in toto agli organi centrali (CdA): una gestione di progetti integrati fra Università e imprese così come quella dei progetti europei interamente delegata ai CdA comporterà minore flessibilità, con una conseguente minore capacità delle Università di proporre, partecipare e gestire questo tipo di iniziative, con esiti esiziali sul sistema italiano della ricerca.

Tratto da www.roars.it