Ultimi link in questa sezione
Un Nobel a tre piazze per ritrovare il lavoro
Il premio Nobel di quest'anno a Diamond, Mortensen e Pissarides è stato conferito per il loro lavoro sui modelli di ricerca della disoccupazione. Di che cosa si tratta? Perché è importante? Vi svelerò un segreto: questo è un ambito che non conosco così bene come dovrei, ma credo di saperne abbastanza da potervene dare qualche accenno.
Allora, la ricerca dei tre economisti ha come presupposto il fatto che molti mercati - e più di altri il mercato del lavoro - non rientrano nel classico paradigma della domanda e dell'offerta, nel quale i prezzi salgono o cadono così rapidamente da garantire che chiunque voglia vendere trovi qualcuno intenzionato a comperare e viceversa. Al contrario, il mercato del lavoro - come anche quello dell'immobiliare - è un mercato nel quale venditori eterogenei si trovano davanti compratori eterogenei, e occorrono tempo e impegno prima di trovare l'abbinamento più conveniente. Ecco perché il tasso di disoccupazione non è a zero quando si raggiunge l'obiettivo della "piena occupazione". Ecco perché la disoccupazione strutturale è un problema.
Il Nobel di quest'anno è stato assegnato a studiosi che hanno approfondito e compreso le implicazioni di questa analisi, sia a fini empirici, sia a fini politici. Per quanto riguarda le preoccupazioni di questo periodo specifico, quasi certamente il lavoro più interessante è quello di Blanchard e Diamond sulla Curva di Beveridge, che illustra graficamente il rapporto che si crea tra posti di lavoro disponibili e disoccupazione.
Qual è la conclusione della loro ricerca? Da essa emerge che la disoccupazione strutturale è un problema concreto e che il volume della medesima evolve nel tempo. Si evince anche, tuttavia, che i cambiamenti a breve termine in materia di disoccupazione sono sempre più l'esito degli shock d'insieme alla domanda: di fatto, dei cicli economici keynesiani.
Il dibattito in corso di questi tempi verte proprio sul fatto di capire se siamo alle prese con un aumento nella disoccupazione ciclica o strutturale.
Quindi vale sicuramente la pena osservare che siamo in grado di operare questa distinzione: l'economia, in ogni caso, è soggetta a due tipi di shock, aventi effetti alquanto diversi. Le alterazioni nel livello di attività aggregata fanno sì che il tasso col quale si creano i posti di lavoro e il tasso col quale si cancellano vadano in direzioni opposte, mentre i cambiamenti nell'intensità del processo di riallocazione provocano un loro movimento in parallelo.
Che cosa vediamo? Secondo alcuni dati recenti, provenienti dalla Fed di Cleveland, sempre più di frequente abbiamo assistito a un calo simultaneo dei posti di lavoro disponibili e a un aumento della disoccupazione, il che ci fa comprendere che vi è stato uno shock della domanda aggregata. Si tratta di una tendenza che preoccupava molte persone, me incluso. Avremmo però dovuto leggere la ricerca di Blanchard e Diamond in modo più approfondito: i due, infatti, ci spiegano con grande accuratezza perché i cicli economici tendano a produrre spirali antiorarie nel rapporto tra posti di lavoro disponibili e disoccupazione. Pertanto ciò è proprio quanto avremmo dovuto aspettarci.
Si tratta di una ricerca veramente di grande interesse. A proposito: per quanti si occupano di modelli economici, il lavoro di Peter Diamond è assolutamente eccezionale nella sua eleganza. Nessuno sa analizzare le complessità con grazia equiparabile alla sua.
Oggi è un giorno di festa per la teoria economica.
(Traduzione di Anna Bissanti)