Home / Newsletter / Newsletter n.388 - 28 gennaio 2015 / Così non si aiuta il lavoro

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Così non si aiuta il lavoro

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Il Jobs Act è uno strumento che nelle intenzioni del governo Renzi ha lo scopo di rimettere in moto l'occupazione. Il contratto a tutele crescenti, che ne è l'architrave, sarebbe “l'alfa e l'omega” della politica del lavoro, perché, secondo le intenzioni, sarebbe capace di contribuire alla creazione di nuovi posti di lavoro riportando il nostro sistema economico verso un sentiero di crescita positivo disperso ormai da troppi anni. Ma è realmente così? Vi sono buone ragioni per essere scettici. Queste ragioni risiedono rispettivamente in fattori sia di natura legislativa che di natura economica. Partiamo dai primi.
1. Il disegno di legge delega sul lavoro non crea lavoro perché gli stessi criteri posti alla base della norma favoriscono sostanzialmente il mutamento della tipologia del rapporto di lavoro, più che la creazione di nuovi posti di lavoro (dunque occupazione addizionale). Ciò accade perché nel Jobs Act non esiste alcun vincolo che impedisca alle imprese di sostituire una funzione lavorativa preesistente con una nuova disciplinata attraverso il contratto a tutele crescenti. Perciò, il rischio che racchiude in sé la riforma è quello di incentivare le imprese a effettuare una mera sostituzione di occupazione preesistente con nuova occupazione, che però non sarà né addizionale né complementare, in termini quantitativi, e quindi senza nessun impatto positivo sui livelli occupazionali complessivi.
La sostituzione avrà tuttavia l'effetto di restringere il perimetro già angusto dei diritti dei lavoratori, per le modalità che disciplinano il nuovo contratto a tutele crescenti. In altre parole, questa riforma del lavoro non aumenterà il saldo netto dell'occupazione, ma peggiorerà la situazione attuale in quanto altera definitivamente il rapporto di lavoro, rendendo sempre più marginale il contratto a tempo indeterminato. Insomma, al danno della mancata creazione di posti di lavoro si affiancano la contrazione dei diritti e la beffa del trasferimento di risorse, attraverso il meccanismo degli incentivi sul lavoro, a favore delle imprese, squilibrando ulteriormente il rapporto di lavoro, sia in termini economici che giuridici.

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Tratto da www.rassegna.it