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Il desiderio di morte come progetto politico

10/06/2014

Quello che la prima volta si manifesta in tragedia, la seconda lo fa in farsa. E la terza – la definitiva, la terminale – come lettera da Parigi. Lo psicodramma Spinelli e l’esperienza della Lista L’Altra Europa con Tsipras sono finiti ieri, nel modo peggiore che si poteva immaginare: un suicidio mascherato da sopravvivenza. Barbara Spinelli, dopo giorni di silenzio andropoviano, ha inviato una mail da Parigi, che potete leggere qui. E invito a farlo, a leggerla, dico, per intero; perché è uno dei documenti più rappresentativi della sinistra italiana, della sua incapacità a comunicare, della sua deresponsabilizzazione patologica, del suo narcisismo laschiano conclamato, del suo desiderio di morte, della sua fame saturnina.

 

Con questa lettera, Spinelli accetta ciò a cui aveva rinunciato: ossia di diventare parlamentare europea in caso fosse stata eletta. Dopo aver fatto una lunga campagna elettorale spiegando il senso delle candidature (che abbiamo accettato di chiamare testimoniali per essere buoni e dovevamo chiamare civetta per essere precisi), il 26 maggio – all’indomani del risultato del 4,03% -, mentre Marco Furfaro (di estrazione Sel) e Eleonora Forenza (di estrazione Rifondazione) festeggiavano il loro secondo posto dietro Spinelli e quindi la loro elezione a Bruxelles, Spinelli apriva il telefono della doccia fredda e urticante, insinuando che invece no, contrordine compagni, forse era meglio che andasse lei. Il resto è la cronaca di quindici giorni deliranti. Va, non va, esclude Furfaro, esclude Forenza, ci sarà una lotteria fra i due, ci sarà una consultazione alla base, ci sarà una discussione… Così alla fine questo rimuginio psicotico ieri ha prodotto la lettera. Una comunicazione che mescola la peggiore retorica della società civile con la peggiore retorica da comitato di partito e che è arrivata dopo poche ore che si era svolta a Roma l’Assemblea Nazionale dei comitati della lista, assemblea alla quale Barbara Spinelli non si era manifestata né in carne né in voce, e la cui discussione era stata ovviamente molto focalizzata anche sulla vicenda Spinelli va-non-va, e dalla torre chi viene spinto giù Forenza-o-Furfaro. Assemblea che, sottolineamolo, aveva anche chiaramente espresso la volontà di far sì che questa decisione così delicata passasse per un dibattito allargato, un processo di decisione minimamente democratico. E invece, la lettera; in cui la risposta debita a chi era rimasto allibito da questa marcia indietro si limita a poche righe, queste:

 

So che molti sono delusi: il pro­po­sito espresso all’inizio di non andare al Par­la­mento euro­peo sarebbe disat­teso, e que­sto equi­var­rebbe a una sorta di tra­di­mento. Non sento tut­ta­via di aver tra­dito una pro­messa. I patti si per­fe­zio­nano per volontà di almeno due parti e gli elet­tori il patto non l’hanno accet­tato, accor­dan­domi oltre 78.000 pre­fe­renze. Mi sono resa conto, il giorno in cui abbiamo cono­sciuto i risul­tati, che sono vera­mente molti coloro che mi hanno scelto nep­pure sapendo quel che avevo annun­ciato: anche loro si sen­ti­reb­bero tra­diti se non tenessi conto della loro volontà.
Inol­tre, come garante della Lista, ho il dovere di pro­teg­gerla: le logi­che di parte non pos­sono com­pro­met­terne la natura ori­gi­na­ria. Pro­prio le divi­sioni iden­ti­ta­rie che si sono create sul mio nome mi indu­cono a pen­sare che la mia pre­senza a Bru­xel­les garan­ti­rebbe al meglio la voca­zione, che va asso­lu­ta­mente sal­va­guar­data, del pro­getto – inclu­sivo, sopra le parti – che si sta costruendo.
Per quanto riguarda la scelta che sono chia­mata uffi­cial­mente a com­piere, annun­cio che essa sarà in favore del Col­le­gio Cen­tro: è il mio col­le­gio natu­rale, la mia città è Roma. È qui che ho rice­vuto il mag­gior numero di voti. A Sud non ero capo­li­sta ma seconda dopo Ermanno Rea, e da molti ver­rei per­ce­pita come «para­ca­du­tata» dall’alto. Mi assumo l’intera respon­sa­bi­lità di quest’opzione, che mi pare la più giu­sta, nella piena con­sa­pe­vo­lezza dei prezzi e dei sacri­fici che essa comporterà.

continua