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F35, volo sospeso. La parola alle Camere

F35, volo sospeso. La parola alle Camere

02/07/2013

Sulla questione dei cacciabombardieri F-35 occorre davvero un punto della situazione, soprattutto alla luce delle dinamiche politiche generate dalla respinta mozione “NO caccia” presentata da Sel e Movimento 5 Stelle (insieme a qualche parlamentare Democratico e di Scelta Civica) e dei risultati concreti direttamente derivanti dalla mozione della maggioranza di governo che ha ottenuto l'approvazione.
Per prima cosa occorre sottolineare come non si sia trattato di una specie di “giorno del giudizio” inappellabile capace di segnare per sempre il percorso del programma di acquisto di quello che risulta essere il progetto militare più costoso della storia. Sia per la natura piuttosto politica dell'atto “mozione” in sé, sia per le caratteristiche specifiche della partecipazione italiana ad un progetto come il Joint Strike Fighter che, in questa fase, ha una cadenza produttiva e soprattutto decisionale di respiro annuale. Fino al 2018 la fase di produzione “in lotti” non costringerà il nostro Governo, e tutti gli altri partner, ad alcuna decisione pluriennale e vincolante sui caccia.

La percezione di questi giorni come quella di uno snodo sul tema F-35, che in parte corrisponde a verità, è però importante da rilevare. Perché dimostra come il punto “politico” vero della discussione alla Camera e di tutto quanto avvenuto in collegamento ad essa (divergenze fra Ministri, riunioni ed incontri dei parlamentari PD, attenzione e pressione governativa sulla faccenda) sia da trovarsi nella pressione dell'opinione pubblica capace di costringere il Parlamento a confrontarsi in maniera più attenta sui caccia e sulle spese militari in generale. Un livello di consapevolezza ed uno spostamento nel sentire comune, facilmente tangibile in giro per le strade o sui social network, frutto soprattutto di quattro anni di campagna da parte delle reti della Pace e del Disarmo che per prime hanno sollevato la questione (si veda in tal senso il sito della campagna “Taglia le ali alle armi”).
Anche con il risultato non certo soddisfacente di questi giorni qualche elemento positivo per il futuro si può trovare, visto che nel 2009 si era partiti con la protesta addirittura ipotizzando un acquisto definitivo di tutti i caccia nel giro di poche settimane. La mozione a prime firme Marcon, Spadoni, Beni e Sberna ha spinto il Partito Democratico ad una discussione interna molto partecipata e in cui, per la prima volta, la parte maggioritaria dei deputati si è espressa verso una critica agli F-35, senza possibilità di sopire questo malcontento con semplici richiami all'ordine. Pure questo un dato politico rilevante.

continua