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Education at glance 2013: 10 anni di austerità per le scuole

28/06/2013

Più di dieci anni di austerità per le scuole, così si apre la scheda paese dell’Italia relativa a Education at glance 2013, il report annuale che l’OCSE realizza rispetto alle questioni dell’istruzione. Da più di dieci anni, esattamente dal 1995 ad oggi, l’Italia è l’unico paese dell’area OCSE a non aver aumentato la spesa per studente (nelle scuole primarie e secondarie), invertendo una tendenza opposta che a portato i paesi della stessa area ad aumentare del 62% la spesa per studente negli stessi gradi di istruzione; sembrerebbe invece che la spesa per studente per quando riguarda l’istruzione terziaria (l’università) sia aumentata, ma è un dato statistico, ammette la stessa OCSE, compromesso e altamente influenzato ai finanziamenti provenienti dai privati

La scheda paese prosegue con un interessante passaggio sulla questione del rapporto studenti/insegnanti, affermando che l’Italia sta livellandosi alla media internazionale seguendo due strade, un aumento delle ore di lavoro per gli insegnanti e una parallela diminuzione delle ore di studio per gli studenti. Secondo l’OCSE però “tali risparmi sull’istruzione scolastica non hanno compromesso i risultati dell’apprendimento degli studenti”, cosa che agli occhi di una qualsiasi studentessa o studente italiano sembra abbastanza paradossale, visto che da anni assistiamo ad un taglio netto delle ore laboratoriali negli istituti tecnici e professionali, piuttosto che delle ore di base in qualsiasi scuola e abitiamo classi sovraffollate, e che quindi ci sembra abbastanza strano che si possa affermare che il livello dell’apprendimento resti lo stesso, ma l’arcano è svelato quando si nota che come metro di analisi di questi stessi risultati dell’apprendimento sono stati identificati i testi PISA, sempre promossi dall’OCSE, simili al modello degli INVALSI, pergiunta risalenti al 2009. Certamente c’è stata un’ottimizzazione delle risorse, ma siamo sicuri che questi tagli abbiano avuto un effetto tutt’altro che positivo sulla qualità della didattica, dell’offerta formativa in generale e della vivibilità degli ambienti scolastici.

continua