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La chimera chiamata produttività
Ancora una volta un accordo separato. Un patto che non va al cuore dei problemi e serve soltanto a ridare un respiro cortissimo ad imprese e lavoratori in cambio di una riduzione ulteriore del ruolo del contratto nazionale, di una rinuncia ai già indeboliti meccanismi di difesa del potere d’acquisto delle retribuzioni, di un nulla di fatto sul terreno dei diritti di rappresentanza. Un’opportunità sprecata di muoversi in una prospettiva di crescita economica sostenibile e di benessere per le future generazioni, superando i fattori progressivi del declino del sistema industriale. L’accordo firmato tra le Parti sociali ad esclusione della Cgil e recepito con entusiasmo dal Governo è un cattivo accordo, sbagliato nella forma e nel merito. Anzitutto, la contrattazione collettiva tesa a creare un circolo virtuoso tra crescita delle retribuzioni e crescita della produttività non può prescindere dalla democrazia sindacale. La positiva soluzione della questione della certificazione della rappresentanza, dell’esigibilità degli accordi sottoscritti, dei diritti di rappresentare e contrattare è condizione necessaria per il successo degli accordi. I presupposti condivisi stanno nell’accordo del giugno 2011. Occorre darne attuazione, per via negoziale o, in subordine, per via legislativa. In assenza di questo passaggio, la diffusione della contrattazione decentrata sarà frenata dalle immancabili controversie legali. Non è sufficiente che l’accordo del 21 auspichi un’intesa su questa materia: non è con gli auspici che si realizza la democrazia sindacale. In secondo luogo, gli incentivi per la diffusione della contrattazione decentrata e l’estensione delle retribuzioni variabili (detassazione e decontribuzione) sono efficaci solo se si introducono adeguati e verificabili meccanismi di collegamento tra le retribuzioni e specifici risultati d’impresa. Fare riferimento a generiche variabili di produttività e redditività apre la strada ad accordi “cosmetici”, inefficaci e costosi per le risorse economiche impegnate. Alcuni di questi incentivi sono già all’opera dal 2007, con effetti risibili sulla diffusione della contrattazione decentrata.