Home / Newsletter / Newsletter n.140 - 8 ottobre 2011 / Afghanistan: il silenzio è inammissibile

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Afghanistan: il silenzio è inammissibile

07/10/2011

Alla vigilia del decennale, Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della pace, ha rilasciato la seguente dichiarazione:

“Domani ricorre il decimo anniversario dell’inizio della guerra in Afghanistan e io trovo davvero scandaloso che non se ne parli. Un mese fa non c’è stato un giornale o una televisione che non abbia dedicato ampio spazio al decennale dell’11 settembre. Oggi invece il silenzio è totale. Eppure il 7 ottobre 2001 è iniziata una guerra disastrosa che ci vede ancora pienamente coinvolti. Possiamo permetterci di non fare un bilancio di questi dieci anni di guerra? Possiamo fingere di non vedere il disastro che ha provocato? Possiamo evitare di discutere quello che dobbiamo fare ora?

Mettiamo per il momento da parte le riflessioni morali, politiche e militari e guardiamo solo agli aspetti biecamente economici della faccenda. Se il primo anno di guerra in Afghanistan ai contribuenti italiani è costato circa settanta milioni di euro, oggi ne costa più di settecento. Quante famiglie in difficoltà potremmo aiutare con due milioni di euro al giorno? A quanti giovani potremmo offrire un posto di lavoro?

Tra poche settimane il Parlamento sarà chiamato ancora una volta a decidere se e come rifinanziare la partecipazione italiana alla guerra in Afghanistan. Nessuno può permettersi di giungere a quell’appuntamento nello stesso modo in cui ci si è arrivati per dieci anni, senza un vero confronto politico pubblico, senza una valutazione della strada che si sta percorrendo, senza una strategia e degli obiettivi chiari.

Decidere cosa fare della nostra presenza in Afghanistan è questione di grande rilievo pubblico nazionale e dopo dieci anni di guerra solo degli irresponsabili possono pensare di rifinanziare automaticamente la missione. Gli Stati Uniti hanno già inviato in Afghanistan il generale incaricato di organizzare il loro ritiro, alcuni paesi occidentali lo hanno già effettuato, altri l’hanno avviato. E noi cosa vogliamo fare? Restare sino al giorno in cui se ne andranno gli americani? Aspettare che gli americani ci dicano cosa dobbiamo fare? Fino ad oggi questo dibattito è stato condotto nelle segrete stanze da un manipolo di militari e politici. Ora non è più ammissibile. Anche dal punto di vista economico. Ogni soldo speso per continuare a fare la guerra in Afghanistan è un soldo sottratto agli italiani che vivono nell’insicurezza quotidiana.”

Tratto da www.perlapace.it