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Tasse sulla finanza, la campagna "zerozerocinque"

30/06/2010

E’ questo lo slogan più citato durante la manifestazione tenutasi oggi a conclusione della sessione mattutina dei lavori del secondo congresso mondiale del sindacato ITUC in corso a Vancouver. Tutti i 1300 delegati convenuti in Canada proprio qualche giorno prima dell’atteso vertice dei G20, hanno manifestato in particolare per la difesa dei servizi pubblici sotto particolare attacco in questi giorni in Europa.
La presidente dell’ITUC Sharan Burrow ha preso la parola e a partire dallo slogan NOW THE PEOPLE, ha ricordato l’insostituibile ruolo della funzione pubblica per garantire i servizi sociali, la salute e l’istruzione. Non c’è spazio per l’ondata di tagli alla spesa sociale che sta per funestare in particolare l’Europa, a partire dall’Italia fino alle recenti misure ventilate dal neo-eletto governo inglese.

Come è possibile che in così breve tempo siano state trovate ingentissime risorse per sostenere i salvataggi di un capitalismo decotto e adesso si attenti pericolosamente ai diritti dei lavoratori e dei cittadini attraverso misure restrittive di consolidamento fiscale che oggi non possono che provocare depressione, impoverimento sociale, perdita di posti di lavoro, tagli alla sicurezza sociale?
Il conto è davvero troppo salato per il lavoratori e i cittadini del pianeta che prima si sono visti scippare milioni dollari per pagare i danni di una crisi generata dai scellerati poteri finanziari e adesso si trovano chiamati a pagare i costi di un’austerity che ricadrà tutto su di loro. Per questo, secondo il sindacato mondiale, non c’è tempo da perdere, la finanza deve restituire ciò che ha indebitamente rubato, deve riparare ai danni sistemici prodotti. Lo può e lo deve fare da subito, proprio a partire dalla Tassa sulle Transazioni Finanziarie che il G20 non può più procrastinare. Lo chiedono 176 milioni di lavoratori riuniti sotto l’ombrello dell’ITUC Vancouver, lo chiede la società civile internazionale. Lo chiede la grande la grande maggioranza del mondo, no c’è ragione di attendere.

 

Da Vancouver - Deborah Lucchetti

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