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Le quattro sfide di sinistra e movimenti

17/05/2014

Eureka!/Il 25 maggio si vedrà se la sinistra e i movimenti avranno uno spazio significativo per rappresentare le vittime della crisi e gli insubordinati d'Europa

Per la prima volta, le elezioni per il Parlamento europeo rappresentano un appuntamento che va oltre la composizione dell'assemblea di Bruxelles, un'istituzione che ha ancora pochi poteri e incide in modo limitato sulle scelte della Commissione e del Consiglio europeo. Si tratta di un voto che definirà l'intero quadro politico per l'Europa e per i paesi membri, la cornice in cui si muoveranno nei prossimi anni istituzioni europee e governi nazionali, tecnostrutture di Bruxelles e Francoforte e soggetti sociali.

Il 25 maggio si vedrà se la sinistra e i movimenti avranno uno spazio significativo per rappresentare le vittime della crisi e gli insubordinati d'Europa, accrescere il proprio peso e condizionare la politica dei prossimi anni. Sappiamo che dal voto emergerà una forte ventata populista e antieuropea, figlia delle politiche di austerità di questi anni. Con queste pulsioni di destra e demagogiche dovremo fare i conti per lungo tempo, senza scorciatoie e tatticismi. Un populismo sbagliato non si combatte – come vorrebbe Matteo Renzi – con un altro dall'alto, che occupa i media e nasconde la gravità dei problemi dietro la velocità delle mosse propagandistiche.

Quattro sono le sfide che la sinistra e i movimenti dovranno affrontare in Europa: l'allargamento della democrazia, la fine delle politiche di austerità, la regolamentazione dei mercati finanziari, la promozione di un New Deal sociale ed ecologico. Si tratta di sfide che riguardano l'insieme dell'Europa, come ci ricorda l'appello della Rete europea degli economisti progressisti. Ma si tratta di questioni vitali per l'Italia: qui il governo Renzi persegue con coerenza le vecchie politiche: prosegue con l'austerità, precarizza ancora di più il lavoro, taglia massicciamente la spesa pubblica e soprattutto quella sociale, vara nuove privatizzazioni, riduce al minimo gli investimenti pubblici e ridimensiona il ruolo dell'intervento pubblico. Basta leggersi l'ultimo Documento di economia e finanza del governo per rendersene conto. I partiti che fanno riferimento al Partito socialista europeo non sanno bene cosa fare, avendo già fatto molti guai in passato. Da una parte si rendono conto di essere stati subalterni alle politiche neoliberiste di Angela Merkel e della Commissione europea, e che questa strada sta portando l'Europa (e la sinistra moderata) al precipizio. Dall'altra, in Germania come in Italia, si sono installati in governi di larghe intese che hanno al centro proprio la filosofia e le politica dell'austerità. Le stesse larghe intese rischiano di traslocare a Bruxelles per l'elezione del Presidente della Commissione europea. Democristiani e socialisti si contenderanno il primato, ma anche nel caso di un relativo successo di Martin Schulz, la sua alleanza con Angela Merkel è più che probabile: dove sarà allora il cambio di rotta per le fallimentari politiche dell'Europa? Lo scenario vede la contrapposizione tra una tecnocrazia neoliberista con il sostegno politico dei governi di larghe intese e un populismo antieuropeo che gioca la carta dell'anti-politica. In questo quadro la sinistra che sostiene la candidatura di Alexis Tsipras può giocare una partita importante: indicare la via di un cambiamento e diventare determinante nel Parlamento europeo. In Italia può ricostruire uno spazio aperto e plurale in cui riaggregare forze, persone e movimenti interessati a ricostruire una politica di sinistra. L'esperienza della lista Un'Altra Europa con Tsipras ha mostrato problemi e difficoltà, ma anche che c'è la possibilità - dandosi il tempo necessario - di far maturare una cultura politica comune e costruire efficaci strumenti d'iniziativa. Comunque andrà, il percorso è segnato. Non si può tornare a logiche superate e minoritarie. A sinistra del Pd - e tra il Pd e Grillo - c'è uno spazio politico che deve essere esplorato e generosamente costruito, oltre le vecchie appartenenze, per dare un senso alla prospettiva delineata in questi mesi, l'unica possibile per disegnare il futuro di una sinistra radicale e pragmatica, capace di scommettere sulla trasformazione dell'Europa e dell'Italia.

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