Home / Archivio / ambiente / Riconversione ecologica, il Lazio ci prova

facebook-link twitter-link

Newsletter

Registrati alla newsletter di sbilanciamoci.info

Archivio

Ultimi articoli nella sezione

08/12/2015
COP21, secondo round
di Lorenzo Ciccarese
03/12/2015
Lavoro, la fotografia impietosa dell'Istat
di Marta Fana
01/12/2015
La crisi dell’università italiana
di Francesco Sinopoli
01/12/2015
Parigi, una guerra a pezzi
di Emilio Molinari
01/12/2015
Non ho l'età
di Loris Campetti
30/11/2015
La sfida del clima
di Gianni Silvestrini
30/11/2015
Il governo Renzi "salva" quattro istituti di credito
di Vincenzo Comito

Riconversione ecologica, il Lazio ci prova

16/12/2014

Dall'inserimento di criteri ecologici e sociali negli appalti pubblici alla creazione di aree ecologicamente attrezzate e all’accesso al micro-credito. Una proposta di legge per la Regione Lazio

È stato appena presentata, alla Regione Lazio, la Proposta di Legge relativa agli “Interventi per la riconversione ecologica e sociale” dell’economia.

La proposta legislativa è frutto di un percorso che ha coinvolto nell’ultimo anno attori sociali, economici ed istituzionali, attivi nel territorio, tra cui CGIL e CNA, partiti dalla riflessione condivisa secondo cui l'uscita dalle crisi economica ed ambientale non può che passare per processi di reale riconversione ecologica dei modelli produttivi e di consumo, informati a criteri di giustizia ambientale e sociale.

In tale quadro le amministrazioni pubbliche, quelle territoriali in primo luogo, possono e devono assumere un compito di “orientamento” di questo processo per farvi convergere istanze di tutela ambientale, dei livelli occupazionali, di redistribuzione della ricchezza e partecipazione popolare, partendo da quelle pratiche virtuose e partecipate necessarie a garantire la desiderabilità sociale e l'aderenza dei processi alle esigenze concrete del territorio.

La sfida principale della proposta è l'ampliamento del concetto stesso di conversione ecologica, facendo ricadere al suo interno tanto la riconversione produttiva in senso stretto quanto la riconversione sociale in senso più ampio.

Nell'ottica di ampliare il campo di ricaduta dei processi di riconversione, sono individuati come ambiti e scopi della proposta una serie di attività quali la ristrutturazione delle linee e degli impianti di produzione, la trasformazione anche integrale dei prodotti e dei servizi prestati, la modifica dell’uso di materie prime e fonti energetiche, la modifica dei rapporti inerenti la catena di fornitura, la riduzione dell’uso dei suoli e delle distanze tra produzione e consumo, la formazione permanente dei lavoratori, il recupero di spazi degradati.

Per quel che riguarda i beneficiari della proposta, questi sono le piccole medie Imprese in situazione di pre-crisi, le imprese individuali e le cooperative, i lavoratori di aziende in procedimento fallimentare, con l’obiettivo di salvaguardare i livelli occupazionali e la continuità dell’attività produttiva, le associazioni, le onlus, le organizzazioni con scopi sociali, gli enti che tutelano beni comuni riconosciuti e intendono convertire in senso ecologico le proprie attività o recuperare spazi pubblici in situazione di degrado o disuso a fini produttivi o per offrire servizi alla cittadinanza.

Dal punto di vista delle procedure, l’organismo di riferimento del progetto viene individuato nella già esistente Cabina di Regia dei fondi comunitari, che sarà incaricata anche di definire i settori di attività economica e le aree territoriali prioritarie, gli strumenti di intervento, i criteri per la valutazione di efficacia e il monitoraggio degli interventi, facendo riferimento agli indicatori del benessere equo e sostenibile.

In tale compito la Cabina di Regia sarà supportata da un Comitato Tecnico composto da esperti in grado di definire in concreto piani aziendali di conversione e si avvarrà di un Rapporto sui segnali deboli delle crisi produttive, ambientali e territoriali che permetterà di individuare e anticipare le criticità del territorio, acquisendo il parere preventivo, tramite audizione, dei soggetti sociali, economici e istituzionali che lo richiedono.

Tale consultazione non vincolante degli stakeholder sconta l’assenza, a livello regionale e nazionale, di istituti di partecipazione deliberante nei processi di individuazione di linee di intervento territoriale, ivi comprese politiche produttive e di gestione del territorio.

Lo strumento attraverso cui avviare l’istruttoria è individuato in un Accordo di Partenariato, proposto dal soggetto beneficiario e sottoposto al vaglio della Cabina di Regia.

Ulteriore strumento di trasparenza è previsto nella realizzazione di un portale web sul quale andranno pubblicati gli Accordi di Partenariato richiesti, le istruttorie in corso, le deduzioni e controdeduzioni presentate durante l’iter.

La proposta si propone di coordinare, al fine di favorire la conversione e ecologica e sociale, gli strumenti di intervento e le risorse di cui la Regione già ampiamente dispone.

Gli strumenti individuati dalla legge, anche a valere sui fondi comunitari, sono di diversa natura, ovvero: l’inserimento dei criteri ecologici e sociali negli appalti pubblici (Green Public Procurement), l’uso di appalti pre-commerciali per favorire le innovazioni ambientali, la diffusione dei sistemi di eco-etichettatura anche partecipata, la creazione di aree produttive ecologicamente attrezzate, l’accesso al micro-credito, accordi per la ricerca e la formazione con l’obiettivo della riqualificazione professionale dei lavoratori e, più in generale, la sensibilizzazione circa la necessità di adottare modelli di consumo sostenibili.

*Marica Di Pierri e Laura Greco (A Sud), Silvano Falocco (Ecosistemi)

 

 

La riproduzione di questo articolo è autorizzata a condizione che sia citata la fonte: old.sbilanciamoci.info.
Vuoi contribuire a sbilanciamoci.info? Clicca qui

Commenti