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Canarie, le trivelle di Repsol se ne vanno
Una buona notizia ma la mobilitazione popolare potrà festeggiare davvero quando in tutte le isole prenderà corpo un nuovo modello energetico 100% rinnovabile
Una buona notizia per l'ambiente e le popolazioni delle Canarie: le trivelle di Repsol, la compagnia petrolifera che da mesi stava perforando l'oceano di fronte alle isole di Fuerteventura e Lanzarote, se ne vanno perché non hanno trovato né petrolio né gas. Certo sarebbe stato meglio se a cacciarle fosse stata la mobilitazione popolare, ma comunque è bene che l'incubo sia finito. In pochi mesi di sondaggi tre balenotteri e un delfino sono stati trovati morti sulle spiagge dorate di Fuerteventura e molti sono i sospetti che collegano il loro spiaggiamento ai lavori di perforazione, anche se la compagnia petrolifera e i suoi corrotti sponsor politici si sono subito affrettati a negare qualsiasi responsabilità. Repsol ha dichiarato di non volere sfruttare il secondo sondaggio previsto dal decreto autorizzativo del governo, ma non c'è da fidarsi. Sarebbe, infatti, un suicidio se il vasto movimento popolare che è cresciuto nelle isole smobilitasse ora, per abbandonarsi ai festeggiamenti per lo scampato pericolo. E' necessario completare l'opera, non fermarsi cioè al no al petrolio e strappare quel si alle rinnovabili, unica strada che può rendere irreversibile la decisione dei petrolieri di non tornare più.
La mobilitazione popolare potrà darsi ai festeggiamenti quando in tutte e sette le isole comincerà a prendere corpo un nuovo modello energetico 100% rinnovabile e poco bisognoso di energia, in poche parole quando conquisterà l'autonomia energetica dell'intero arcipelago.
In questi anni di lotta contro il petrolio si è consolidato un diffuso consenso popolare al progetto di una piena sovranità energetica. Le risorse energetiche per poterla realizzare ci sono, visto che nelle Canarie si concentra uno dei più importanti giacimenti di risorse solari ed eoliche del pianeta. Ciò che ancora manca è la volontà politica di fare questa scelta. Non si parte però da zero. Hierro, la più piccola delle isole Canarie, soddisfa già il proprio fabbisogno energetico con sole vento ed idroelettrico. Si tratta ora di estendere l'esperienza alle altre isole, recuperando i ritardi accumulati. Per la Spagna più in generale si tratta di riprendere il cammino iniziato nel 2006, interrotto bruscamente dal nuovo governo, che approvò, appena insediato nel 2011, la moratoria delle installazioni di energie pulite e il rilancio del fossile, autorizzando la ricerca di petrolio e gas ovunque. Tornare dunque alle scelte del 2006 che consentirono alla Spagna di coprire in pochi anni con solare ed eolico il 20,8% del consumo finale lordo di energia e di creare più di 4000 aziende produttrici di tecnologie solari ed eoliche che hanno messo al lavoro oltre 100000 persone. L'occasione per ripartire c'è, le prossime elezioni amministrative e politiche, previste entrambe quest'anno. La voglia di cambiamento, assai diffusa in Spagna, non può limitarsi al dramma sociale, prodotto dalla gestione liberista della crisi economica, ma deve farsi carico anche dell'altra faccia della crisi, quella ambientale, di cui la questione energetica è uno degli aspetti decisivi. Agire fin da ora per far sì che al centro dello scontro elettorale vi sia la questione energetica e soprattutto che il voto popolare premi le forze che porranno come priorità dei loro programmi programmi la scelta di un nuovo modello energetico efficiente e 100% rinnovabile. Avviare questo cambiamento alle Canarie, più in generale in tutta la Spagna, permetterebbe all'intera Europa di riprendere la strada verso le energie pulite e rinnovabili. Non c'è dubbio infatti che l'Europa in questi anni ha ostacolato non solo in Spagna, ma in tutti i suoi stati membri, le installazioni solari ed eoliche. Soprattutto ha favorito ovunque una ricerca di nuovi giacimenti petroliferi e gas, ignorando gli impegni presi e la lotta al cambiamento climatico. E' sufficiente il nome del nuovo responsabile per clima ed energie della commissione europea, lo spagnolo Cañete, noto amico di petrolieri, per capire che l'Europa intende continuare a favorire i combustibili fossili. Dalle Canarie e dalla Spagna può risuonare dunque il segnale per spingere l'Europa tutta verso l'autonomia energetica, basata sulle energie rinnovabili. La contaminazione è possibile perché ovunque nel mondo in questi anni il rilancio del fossile è stato ostacolato da un vivace e combattivo schieramento di forze sociali, non solo ambientaliste, che hanno prodotto anche novità politiche rilevanti. Giustamente le aspirazioni e la voglia di cambiare si indirizzano verso la soluzione del dramma sociale, ma forse la strada più efficace per trovare risposte vincenti alla povertà e alla disoccupazione è proprio quella di dare priorità alla sfida della sostenibilità, di cui la questione energetica è la parte decisiva.
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