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Renzi - Berlusconi

La democrazia atona

07/04/2014

L'assegnazione di Silvio Berlusconi ai servizi sociali sdogana politicamente il cavaliere, che potrà tranquillamente fare campagna elettorale per le elezioni europee. Un'atonia democratica regna sovrana. E copre anche gli sbeffeggiamenti del ministro Boschi contro i giuristi "sabotatori delle riforme"

Apprendiamo stamani, a qualche giorno dalla data in cui la magistratura milanese dovrebbe definire i termini dell’esecuzione di una pena decisa circa sette mesi fa per Silvio Berlusconi, che si è orientati ad assegnarlo a una attività per i servizi sociali (della quale rimane oscura la natura) che in ogni modo non gli impedirebbe di fare politica, compresa la campagna elettorale per le elezioni europee. Se è vero, sarebbe una vera e propria presa in giro. Il problema infatti con il cavaliere è la sua ingerenza più che ventennale nella sfera pubblica; a nessuno interessa, tantomeno a chi scrive da sempre poco persuasa di un ruolo educativo del carcere, di esercitare un limite alla sua libertà personale fisica, tanto più data l’età, ma appunto di impedirgli una funzione politica per i reati commessi contro la fiscalità dello stato e per la manipolazione di un giudice.

È altresì stupefacente come la libera stampa non solo sembri aver nulla da dire sullo sdoganamento di Berlusconi politico, ma non abbia il giorno prima commentato i termini con i quali la signora Boschi ha svillaneggiato Rodotà, Zagrebelski e in genere i giuristi, come sabotatori delle magnifiche riforme che vorrebbe realizzare Renzi.

Riforme più enunciate che concretate. In tema di lavoro, un ritardato e permanente zig zag di posizioni sembra approdare, con l’accordo del ministro Poletti, a una maggiore precarizzazione del contratto di lavoro; per quanto riguarda la legge elettorale, la proposta è sotto molti aspetti inadeguata all’ammonimento severo della Corte costituzionale ed è infatti per il momento bloccata; e la terza conclamata riforma consisterebbe nella pura e semplice trasformazione del Senato in un’assemblea non più elettiva, dai poteri di fatto nulli, o quantomeno men che modesti.

È su questo sfondo di atonia democratica che si moltiplicano le vociferazioni della squadra di Matteo Renzi, ribattezzato – sempre dalla libera stampa – “Matteo”, definizione che per circa duemila anni si è riferita esclusivamente al primo degli evangelisti. Sembra una pessima commedia.

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