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I limiti della proprietà come motore dell'economia
Fondo cassa/Il profitto come motore del progresso, la concorrenza come legge suprema dell'economia. Questo liberalismo senza freno conduce alla dittatura, scriveva Paolo VI
La proprietà privata non costituisce per alcuno un diritto incondizionato e assoluto... Il diritto di proprietà non deve mai esercitarsi a detrimento dell'utilità comune. Ove intervenga un conflitto tra diritti privati acquisiti ed esigenze comunitarie primordiali spetta ai poteri pubblici adoperarsi a risolverlo, con l'attiva partecipazione delle persone e dei gruppi sociali. Il bene comune esige dunque talvolta l'espropriazione se... certi possedimenti sono di ostacolo alla prosperità collettiva. Il reddito disponibile non è lasciato al libero capriccio degli uomini, e le speculazioni egoiste devono essere bandite. Non è ammissibile che cittadini provvisti di redditi abbondanti, provenienti dalle risorse e dall'attività nazionale, ne trasferiscano una parte considerevole all'estero, a esclusivo vantaggio personale. (...) Ma su queste condizioni nuove della società si è malauguratamente instaurato un sistema che considerava il profitto come motore essenziale del progresso economico, la concorrenza come legge suprema dell'economia, la proprietà privata dei mezzi di produzione come un diritto assoluto, senza limiti né obblighi sociali corrispondenti. Tale liberalismo senza freno conduceva alla dittatura... come generatrice dell'«imperialismo internazionale del denaro». Non si condanneranno mai abbastanza simili abusi, ricordando ancora una volta solennemente che l'economia è al servizio dell'uomo.
Passaggi tratti dalla lettera enciclica Populorum progressio di Paolo VI
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