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Ecco gli uomini dell'anno. Da dimenticare

23/12/2008

Le nostre nominations per l'errore finanziario del 2008: una bella gara, tra Paulson H., Trichet J. P., la banda Lehman etc., etc. Ma anche Greenspan A. (fuori concorso) e Tremonti G. (sezione Italia) non scherzano

Dicembre è un mese di bilanci; tra l’altro, il settimanale Time ha nominato uomo dell’anno Barack Obama e molti altri media si affannano a scegliere i personaggi eccellenti che hanno esplicato la loro attività nei vari settori. Per quanto riguarda peraltro il settore finanziario, le prestazioni di tale comparto durante il 2008 non sono state certamente esaltanti e quindi appare difficile che si vogliano attribuire riconoscimenti a qualcuno in tale area. A questo proposito appare quindi da condividere l’iniziativa di J. Auters che, sul Financial Times del 14 dicembre, prova invece a fare una lista delle possibili nomination per l’errore finanziario dell’anno. Il giornalista ha trovato che i concorrenti al primo posto della classifica sono molto agguerriti e con delle prestazioni certamente impressionanti. Noi riprendiamo gran parte delle indicazioni del giornalista –escludendo soltanto uno dei concorrenti perché ci convinceva di meno, inserendo anche qua e là qualche nostro commento- aggiungendo però qualche indicazione anche per il nostro paese, da Auters forse ingiustamente trascurato nella lista. Ma si sa che l’Italia è in genere poco considerata.

Ma andiamo per ordine. Per quanto riguarda le indicazioni del giornalista, intanto tra i concorrenti è giustamente compreso il presidente della Banca Centrale Europea, J. P. Trichet, per avere tra l’altro incredibilmente aumentato i tassi di interesse nel luglio del 2008 per combattere l’inflazione. Ossessionata a lungo da tale minaccia, la Bce ha contribuito così a soffocare l’economia dell’eurozona, a spingere all’aumento dei prezzi del petrolio e ad incoraggiare la speculazione. Va peraltro sottolineato, a onor del vero, se ricordiamo bene, che lo stesso Financial Times aveva premiato Trichet come il migliore governatore delle banche centrali nell’anno precedente.

Una seconda nomination per il Financial Times va attribuita a tutti quelli, e sono parecchi –dai ministri del governo Usa, a Bernanke, il presidente della Fed, alle autorità della Sec, oltre agli stessi manager della società in questione- che hanno, con il loro operato, contribuito fattivamente alla bancarotta della Lehman Brothers, risultato che ha portato la crisi finanziaria in atto al suo livello più acuto, distruggendo in particolare totalmente la fiducia degli investitori e dei consumatori.

Tra le persone responsabili del crollo della Lehman c’è sicuramente anche H. Paulson, il dinamico ministro del tesoro Usa, cui è peraltro attribuita, ancora a nostro parere correttamente, anche una seconda nomination, quella relativa alla concezione e alla messa in esecuzione del piano di salvataggio del sistema bancario da 700 miliardi di dollari, denominato TARP, le cui vicende alla fine appaiono persino grottesche. Ma anche in questo caso, egli non è il solo operatore responsabile. Un posto d’onore spetta certamente al Congresso Usa, che ha respinto una prima stesura del piano mostrando che la classe politica statunitense non aveva per nulla capito la drammaticità della crisi o non se ne curava. Il Tesoro ha comunque lanciato il piano senza avere un’idea chiara di cosa fare, tanto che sono stati più volte cambiati gli obiettivi in corso d’opera ed ancora oggi si cerca di utilizzarlo come contenitore di tutti i possibili salvataggi.

A proposito del Congresso, si potrebbe aggiungere anche il suo più recente rifiuto di dare alle imprese dell’auto i soldi per andare avanti. La motivazione di fondo sembra essere stata, in particolare per quanto riguarda i parlamentari repubblicani, quella di voler dare una botta al sindacato del settore, una delle poche realtà “operaie” che, con tutti i loro limiti, resistono al piano di demolizione delle organizzazioni dei lavoratori nel paese.

Tra le nomination ne va citata anche una particolare, quella, fuori concorso, di A. Greenspan, l’ex governatore della Fed – cui si potrebbe forse assegnare il premio alla carriera-, che è stato considerato a suo tempo come una geniale mente finanziaria e che solo ora viene valutato per quello che veramente era, cioè un fanatico ideologo neoliberista, che ha contribuito fortemente, con le sue scelte monetarie, a spingere il paese e il mondo verso la crisi attuale. A merito del soggetto va comunque ricordato il fatto che qualche settimana fa egli si è dichiarato almeno in parte pentito per quello che aveva fatto.

E veniamo alle nostre aggiunte alla lista per quanto riguarda il nostro paese.

La piazza d’onore va, a nostro parere, al duo Berlusconi-Tremonti e alla loro finanziaria per il 2009. Su questo stesso sito già Stefano Fassina ha indicato quali potrebbero essere le ragioni di tale nomination. In un momento di grave depressione dell’economia, i due soggetti hanno prima presentato e fatto approvare un budget recessivo e, poi, quando si è trattato di prendere delle misure contro la crisi -di concerto con i nostri partner europei-, se ne sono usciti con dei programmi quantitativamente molto modesti. Ufficialmente essi hanno raccontato che non si poteva fare di più per la grave situazione dei nostri conti pubblici. In realtà, la manovra vera è stata fatta fuori dall’occhio dei riflettori: almeno 7 miliardi di euro si sono persi perché sono state allentate le disposizioni di lotta all’evasione fiscale, portando così un rilevante beneficio all’elettorato di riferimento del centro-destra; 3-4 miliardi sono l’importo che è stato accollato all’erario e quindi a noi cittadini per la questione Alitalia; alcuni altri miliardi persi riguardano inoltre, come è noto, l’abolizione dell’Ici. Per quanto riguarda poi i 5-6 miliardi promessi dalla manovra, in realtà qualcuna delle azioni relative appare di pura facciata e non costerà sostanzialmente nulla –come la promessa riduzione dei tassi di interesse sui mutui, che il mercato sta per conto suo portando avanti spontaneamente-, mentre bisogna considerare che a fronte di qualche elemosina concessa ai poveri, saranno in realtà ridotti alcuni altri capitoli di bilancio che andavano sostanzialmente a loro favore.

Infine, a parte il governo, vorremmo comunque includere nella lista, sia pure con motivazioni differenti, anche gran parte dei nostri politici del centro sinistra. Molti di loro hanno impiegato anche venti anni e, almeno in qualche caso, molti sforzi per convertirsi al credo e alla pratica neoliberista in economia come in finanza e, quando credevano di essere ormai arrivati al traguardo, il terreno gli è franato, con la crisi, totalmente sotto i piedi. A questo punto, peraltro, è da rilevare che essi se ne stanno stranamente zitti sull’argomento. Si può forse immaginare che stiano meditando sulla questione, documentandosi, studiando, viaggiando, per farsi una migliore idea di come giri il mondo. Ma forse, più malignamente, si può pensare che stiano semplicemente aspettando di vedere come andrà a finire, per poi prendere una posizione conforme e dire che loro lo avevano sempre detto.

Alla fine, comunque, dopo lunghe analisi e dopo aver consultato gli esperti, abbiamo deciso a chi dovrebbero andare i premi. Per quanto riguarda il mondo, siamo convinti che il contributo di H. Paulson sia stato alla fine decisivo, mentre con riferimento al nostro paese la palma ci sembra debba indubitabilmente andare al duo dei politici del centro-destra, anche se pensiamo che non si sia forse trattato tanto o solo, come già indicato, di errori fatti in buona fede.

 

























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