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Le forze di lavoro restano senza forze
Tra i tanti lavoratori atipici cui non viene rinnovato il contratto ci sono i 317 rilevatori dell'indagine sulle Forze di lavoro dell'Istat. Che ora viene esternalizzata
Nel 1° trimestre del 2009 a circa 250 mila lavoratori temporanei (con contratto a termine o collaboratori) non è stato rinnovato il contratto di lavoro. La crisi in corso infatti sta colpendo in primo luogo gli occupati meno garantiti: un collaboratore o un dipendente a termine non hanno “bisogno” di essere licenziati, basta semplicemente lasciar scadere i loro contratti e non rinnovarli.
Se negli ultimi anni alla crescita degli occupati ha contribuito in modo determinante la diffusione del lavoro atipico, nella difficile congiuntura attuale sono proprio i lavoratori atipici, spesso sprovvisti delle garanzie che tutelano i lavoratori dipendenti, a uscire per primi dal mercato del lavoro. Tra i lavoratori atipici cui non viene rinnovato il contratto vi è un gruppo molto particolare: i 317 rilevatori dell’Istat che dal 2002 a oggi si sono recati, ogni settimana dell’anno, presso le famiglie italiane a raccogliere informazioni sugli occupati e di disoccupati per l’indagine sulle Forze di lavoro (RFL), che, avviata in Italia nel 1959, rappresenta la principale fonte informativa per l’analisi del mercato del lavoro.
Nel 2002 l’indagine è stata profondamente ristrutturata per adeguarsi alle richieste dei regolamenti comunitari. Per gestire la maggiore complessità della nuova indagine, l’Istituto ha costituito una propria rete di rilevazione composta da 317 intervistatori professionali, appositamente selezionati e formati, che operano sul territorio nazionale sotto la sua costante e diretta supervisione.
Le informazioni, che nella vecchia indagine erano relative a una specifica settimana del trimestre, ora si riferiscono a tutte le 13 che lo compongono. In particolare, l’indagine prevede che le famiglie vengano intervistate 4 volte. La prima intervista è svolta presso le abitazioni delle famiglie del campione da un rilevatore della rete Istat, che utilizza un computer e un software fornito dall’Istat (tecnica CAPI). Inoltre, poiché è molto importante che ciascun membro della famiglia risponda in prima persona alle domande sulle caratteristiche della propria occupazione (orario, tipologia contrattuale, professione, settore di attività dell'azienda) o sulle modalità della ricerca di lavoro, è possibile che il rilevatore debba tornare più volte presso la stessa famiglia. Per ogni intervista familiare è previsto un compenso di 38,50 euro lordi.
In ciascun Ufficio regionale dell’Istat sono presenti un referente e uno o più supervisori, che hanno il compito di monitorare l’andamento dell’indagine e verificare, in continua interazione con il servizio Formazione e Lavoro dell’Istat, gli indicatori sulle interviste completate, interrotte o cadute. Inoltre i supervisori verificano giornalmente che il carico di lavoro sia adeguato all’effettiva disponibilità del rilevatore, effettuando eventuali redistribuzioni delle interviste. Ai supervisori sono affiancate altre risorse Istat che curano la gestione organizzativa e amministrativa della rete.
La registrazione delle risposte direttamente sul computer consente che le informazioni possano essere tempestivamente trasmesse alla sede centrale dell'Istituto, che provvede all'elaborazione e alla diffusione delle stime sulle forze di lavoro. La nuova rilevazione ha in breve tempo fornito un’immagine più analitica e compiuta sul mercato del lavoro, come è ampiamente riconosciuto dalla comunità scientifica.
Dal punto di vista scientifico, infatti, la costituzione della rete ha rappresentato una delle più interessanti innovazioni realizzate dall'Istat negli ultimi anni ed ha garantito una rilevazione dei dati sistematica ed affidabile, gestita da rilevatori di elevata professionalità, la cui formazione e supervisione è costantemente monitorata dall'Istat.
Nonostante la nuova indagine sulle forze di lavoro sia a pieno regime ormai da cinque anni, la forma contrattuale della figura del rilevatore non ha mai trovato una soluzione definitiva, e ogni anno l’Istat ha rinnovato ai rilevatori un contratto di collaborazione coordinata e continuativa, la cui temporaneità è in stridente contrasto con il carattere permanente della RFL. Del resto, oltre la metà dei rilevatori lavora per l’Istat proprio dall’anno di costituzione della rete.
A partire dal 2005, poi, il rinnovo del contratto di collaborazione tra i singoli rilevatori e l’Istat è avvenuto attraverso deroghe annuali realizzate attraverso emendamenti alle leggi finanziare, in quanto questa forma contrattuale non è più consentita nell’ambito della Pubblica Amministrazione.
In seguito a un susseguirsi di decisioni e ripensamenti, lo scorso 22 giugno il Consiglio dell’Istat (l'organo decisionale dell'Istituto) ha deciso di affidare all'esterno la rilevazione sulle forze di lavoro, vanificando sette anni di lavoro nei quali è stato compiuto un grosso investimento (27 milioni di euro) per la formazione della rete di rilevatori.
L’ultima proroga era stata concessa dal ministro della Funzione Pubblica Brunetta fino al 30 giugno 2009, data entro la quale i vertici dell’Istituto avrebbero dovuto trovare una soluzione.
In questi anni l’Istat non ha saputo scegliere tra le diverse opzioni in discussione, e, vedendosi negata l’ennesima proroga, si è trovata costretta a scegliere la soluzione più semplice da un punto di vista organizzativo ma più rischiosa per la qualità dei dati: l’affidamento di tutta la rilevazione a una società privata. Tra le altre possibilità prese in considerazione si era parlato a lungo della costituzione di una società a capitale interamente Istat ma di diritto privato, che avrebbe gestito la rilevazione con modalità più simili a quella attuale, anche se inevitabilmente con costi maggiorati. Nonostante la Funzione Pubblica abbia ultimamente concesso alcune deroghe importanti per la realizzazione di questa società (la possibilità ad esempio di utilizzare capitale completamente proveniente dalle casse dell’Istituto) uno degli ostacoli che ha per ora impedito la costituzione della società è proprio il tipo di contratto per i rilevatori: per garantire il principio di economicità la società avrebbe dovuto continuare a tenere i rilevatori con contratti di collaborazione, e tra tre anni ci si sarebbe trovati nuovamente di fronte al problema del rinnovo dei contratti.
Agli scenari di esternalizzazione la FLC-CGIL contropropone la proposta di internalizzare lla rete di rilevazione. Infatti, utilizzando i margini di flessibilità previsti dal contratto della ricerca, non sarebbe per nulla impossibile far svolgere ai rilevatori il loro lavoro all’interno del contratto di lavoro dipendente. Infatti, utilizzando quote di part-time variabili a seconda del carico di lavoro previsto per ciascuna area, sfruttando la sperimentazione sul telelavoro avviata con successo da più di due anni e utilizzando il salario accessorio come strumento incentivante, La FLC-Istat ha dimostrato la fattibilità della sua proposta a costi poco più elevati dell’attuale (qui il testo completo).
Il dialogo con le parti sociali è stato però del tutto assente: il tavolo tecnico istituito nell’ottobre del 2008 è stato soltanto un espediente di facciata e non ci sono mai stati margini effettivi per un confronto serio e trasparente tra tutte le alternative possibili. Soltanto il 15 giugno del 2009, a 15 giorni dalla scadenza del contratto dei rilevatori, la Cgil è stata convocata dal Consiglio dell’Istituto per presentare la sua proposta: ritenuta, in modo quasi beffardo, "interessante" dal comunicato del Consiglio del 22 giugno 2009, nel quale si aggiunge che tale proposta non si è potuta prendere in considerazione “per motivi di tempo”.
La cosa grave è che tutto questo avviene senza considerare un elemento che dovrebbe essere determinante nelle decisioni: la qualità e l’affidabilità delle stime prodotte dall’indagine. Nell'indagine statistica, infatti, l'affidabilità delle stime è il prodotto della qualità intervenuta in tutte le fasi, a cominciare proprio dal momento in cui il dato viene rilevato presso le famiglie. È dimostrato scientificamente che tanto più i rilevatori sono motivati, formati e consapevoli dell'importanza del loro ruolo per la riuscita di tutta l'indagine tanto migliori sono i risultati complessivi delle stime prodotte.
Nell’ultimo anno i ricercatori e i tecnici dell’Istat e del servizio forze di lavoro sono stati spesso in agitazione a fianco dei rilevatori, nel tentativo di salvaguardare il patrimonio di professionalità costruito negli anni è che è stato spesso sbandierato come esempio di eccellenza nella statistica pubblica. I lavoratori del servizio hanno sostenuto a più riprese che qualunque prospettiva di esternalizzazione costituisca un inutile spreco di risorse pubbliche, in assoluta controtendenza con le “linee programmatiche” di efficienza della PA. Una società esterna comporterà infatti un probabile aumento dei costi, insieme alla perdita del controllo dell'intero processo di rilevazione, con seri rischi di peggioramento dei dati rilevati e delle condizioni di lavoro dei rilevatori. Peraltro, le soluzioni oggi prospettate sono in contrasto anche con le più recenti raccomandazioni dell'Eurostat, che ribadiscono come motivazione professionalità dei rilevatori costituiscano cardini imprescindibili per garantire la qualità del dato.
A fare le spese di questa situazione che si trascina ormai da sette anni saranno in primo luogo i 317 rilevatori professionali: per garantire la prosecuzione dell’indagine l’Istat sta per rinnovare loro il contratto, ma solo fino al 15 ottobre, data oltre la quale la rilevazione sarà gestita da una società esterna. È probabile che la società che avrà vinto la gara avrà tutto l’interesse a far lavorare le persone che già conoscono l’indagine, ma nulla l’Istat potrà dire sulle condizioni di lavoro e i livelli di retribuzione.
Il problema però è che anche la statistica ufficiale ne soffrirà considerevolmente. Inoltre, non è indifferente per la qualità dei dati che una modifica così importante degli “strumenti” con cui si misurano occupazione e disoccupazione avvenga in un momento così delicato del ciclo economico: il rischio è quello di produrre stime incoerenti con quelle degli anni precedenti, rendendo più difficile la valutazione dell’impatto della crisi economica sul mercato del lavoro. Questo, a sua volta, si ripercuoterà sulla stima del Pil, per cui i dati delle forze di lavoro sono fondamentali.
Ma forse è proprio questo il motivo per cui si è deciso di smantellare una delle più interessanti innovazioni degli ultimi anni.
Riferimenti
* Aa.Vv., L’importanza della rete di rilevazione professionale Istat, Petizione on line,
* De Nardis F., “I precari Istat si mobilitano per i rinnovi contrattuali”, Liberazione, 20/9/2008.
* Eurostat, “Task Force on the quality of the Labour Force Survey. Draft interim report to the LAMAS Working Group”, Doc. Eurostat/F2/LAMAS/26/08, Luxembourg, 17-18 September 2008.
* Istat (2005), La rete di rilevazione Capi dell’Istat per la conduzione dell’indagine continua sulle Forze di Lavoro, Metodi e Norme, n. 24, Roma.
* Istat, “Precisazione sull'organizzazione della rete di rilevazione per l'indagine Forze di lavoro, Roma”, Note per la stampa, 1° ottobre 2008, http://www.istat.it/salastampa/comunicati/non_calendario/20081001_01/.
* Margiocco F., “Istat, in tilt l’indagine sulla forza lavoro”, Il Secolo XIX, 18/9/2008.
* Commissione per la Garanzia dell’Informazione Statistica, Impegni connessi a indicazioni comunitarie nell’area delle statistiche del lavoro. Rapporto di Ricerca, Roma, 03.02 Luglio 2003.
* Picardo S.,”Istat, i tagli di Brunetta”, Left, 19/9/2008. http://www.petitiononline.com/RETEFOL/petition.html
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