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Modelli da Nobel, Nobel senza modelli
Il premio per la scienza economica a Sims & Sargent. Un po' Chicago e un po' no, molto metodo e molta disciplina. Nessuno slancio eterodosso. Anche qui, la crisi non è servita a nulla?
Il premio per la scienza economica in memoria di A. Nobel quest'anno è stato assegnato a Christopher A. Sims (Princeton University) e Thomas J. Sargent (New York University). Il contributo sottolineato nella motivazione è al metodo: entrambi hanno lavorato sulla elaborazione di tecniche per "identificare" le relazioni tra le variabili aggregate (intendendo le variabili macroeconomiche) e isolare le "innovazioni" (o cambi di regime) che occorrono a seguito di interventi di politica economica, al fine di studiarne gli effetti di propagazione nell'economia.
Di Sims sono celebrati i VAR: tecniche di stima di sistemi di equazioni che mettono in relazione le variabili tra loro e con i valori osservati nel passato. La tecnica permette di studiare la relazione tra le variabili e "calcolare" gli errori di previsione, cioè quanto non è possibile prevedere dati i dati a disposizione. Le relazioni di cui sopra non sono peró strutturali, saranno la risultante delle interazioni tra i parametri che caratterizzano gli agenti economici, tra cui quelli che descrivono come gli agenti reagiscono alle politiche (incorporandole nelle aspettative) e i parametri che descrivono le decisioni politiche (le quali sono tra l'altro dipendenti dall'evoluzione delle variabili economiche). Stessa cosa per gli errori di previsione, che non saranno i cambi di regime ma una loro transformazione. In effetti, con i VAR le uniche cose che dobbiamo mettere sul tavolo sono delle ipotesi sui tempi con cui le variabili si influenzano, nulla o quasi sulla struttura sottostante.
Per riuscire a identificare i parametri strutturali e i cambi di regime interviene il contributo di Sargent, che ha elaborato le tecniche per incorporare nella stima un "modello", che includa sia le aspettative degli agenti, sia regole comportamentali dei medesimi. In questo modo è possibile "scorporare" i parametri veri e i cambi di regime dalle relazioni stimate attraverso i VAR di cui sopra.
Potremmo fermarci qui, chiedendo scusa per le brutali semplificazioni nell'esposizione. In effetti, il premio celebra il contributo alla disciplina e tutti hanno riconosciuto l'influenza dei due economisti, che senza dubbio è stata notevole. Non sembra esserci nemmeno un messaggio "politico". Sargent è tra i padri della macroeconomia di Chicago e Minnesota, ferocemente antikeynesiana, ma Sims non è etichettabile e rimane il fatto che la motivazione del Nobel è metodologica.
Rimangono tuttavia alcune cosiderazioni a margine. Ripensando quanto si scriveva sopra, sorge una domanda. Alla fine i nessi di causalità sono puramente derivati dalle teorie? Non del tutto, nel senso che il modello ha gradi di libertà sufficienti per "testare" le restrizioni che la teoria impone sui dati, ma quanto meno in modo sostanziale. Devono infatti valere due elementi portanti: a) le aspettative devono essere "razionali", in pratica gli agenti non devono sbagliare in maniera sistematica; b) deve esistere un qualcosa di simile al modello "vero", un modello in cui le proprietà aggregate siano ricavabili in forma chiusa a partire da poche e stabili regole comportementali individuali e in cui l'esito sia univoco (in un senso che andrebbe qualificato).
Se non valgono a) e b) allora i modelli individuali sono parte integrante della descrizione di come l'economia evolve, gli esiti saranno aperti e capire chi causa cosa e quantificarlo diventa molto più complicato.
Va riconosciuto che i due premiati hanno negli ultimi anni lavorato sul tema, considerando problemi come la disattenzione razionale, in cui non tutta l'informazione viene processata (Sims) o il controllo robusto (Sargent), dove gli agenti non hanno il modello vero e si comportano di conseguenza. Tuttavia, sul tema della causalità, sul tema della formazione delle aspettative e sul tema del comportamento individuale (della parsimonia delle regole comportamentali, se volete) ci sono stati in questi anni contributi fondamentali (spesso al confine tra economia e psicologia), molto più drastici nel mettere in questione le ipotesi di base dei modelli standard di macroeconomia. Sarebbe stato un segnale forte per la disciplina economica, che già aveva storto il naso (ingiustificatamente) per i Nobel a Krugman e a Williamson-Ostrom. Forse un segno che anche in questo caso la crisi non è servita a nulla.
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