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Cronache dal parlamento. "Onorevoli colleghi, siete razzisti"

15/10/2008

 

Signor Presidente la ringrazio e devo dirle, a nome dei miei colleghi - e parlo di tutti i colleghi - che sono contento che non siano stati presenti all'illustrazione di questa mozione concernente «iniziative in materia di accesso degli studenti stranieri alle scuole dell'obbligo» versione leghista perché si sono risparmiati una grande umiliazione. Mi riferisco all'umiliazione di ascoltare la signora leghista e domandarsi: « È una mia collega? Faccio quello stesso lavoro e sono seduto nella stessa Camera? » Questa signora si è preparato un discorso in coda al quale c'erano tutte le obiezioni possibili che lei rinviava al mittente.

 

PRESIDENTE. Onorevole Colombo, tutti i membri di questa Camera sono egualmente onorevoli perché eletti dal popolo italiano.

 

FURIO COLOMBO. No, in questo caso mi permetto di esprimere il mio sentimento che è di umiliazione per avere come collega in questa Camera...

 

PRESIDENTE. A termine di Regolamento lei non può offendere un collega.

 

FURIO COLOMBO. ...una persona di così alta qualità razzista e capace persino di rispondere prima.

 

PRESIDENTE. A termini di Regolamento lei non può offendere un collega.

 

FURIO COLOMBO. No, perché lei, signor Presidente, vuole parlare in mia vece? Mi permetta, spetta a me parlare dopo dodici ore trascorse qui dentro!

 

PRESIDENTE. In quanto Presidente pro tempore dell'Assemblea ho il dovere di fare rispettare il Regolamento. Il Regolamento mi dà la facoltà di intervenire allorché vi sono espressioni offensive verso un collega, che non sono tollerate. In quest'Aula ognuno rappresenta il popolo italiano.

 

FURIO COLOMBO. Mi dica, signor Presidente, qual è l'espressione offensiva?

 

PRESIDENTE. L'espressione offensiva è quando si dice che ci si vergogna di avere ...

 

FURIO COLOMBO. No, no. Ho detto che mi sento umiliato e ho il diritto di dirlo perché è il mio sentimento.

 

PRESIDENTE. Mi pare che tale espressione sia l'equivalente semantico di «mi vergogno».

 

FURIO COLOMBO. Signor Presidente, Matteotti si è sentito umiliato di fronte «all'Aula sorda e grigia» del fascismo. Mi sento umiliato quando parlano personaggio leghisti di questo tipo, quando dicono le cose inaudite che affermano. Mi permetta di sostenerlo. Ma ci pensa? Ripensi per un momento a quello che ha ascoltato.
Viviamo in un mondo in cui sta per essere eletto Presidente degli Stati Uniti un ragazzo nero, di origine keniota, nato alle Hawaii, trasportato sul Continente, educato nelle scuole americane dove nessuno lo ha messo in un percorso di separazione e di attesa e dove è diventato uno dei più brillanti giuristi del suo Paese e poi uno dei più brillanti senatori e adesso uno dei più brillanti candidati alla Presidenza degli Stati Uniti che quel Paese abbia mai avuto. Ma lei pensi nelle mani e nel Paese dell'onorevole Borghezio e dell'onorevole Gentilini - che lei dice che sono altrettanto onorevoli come me e, se lei mi permette, non lo sono! - quale sarebbe stato il destino di Obama, perché è nero? Forse preso a sprangate nelle strade di Milano, in un episodio - come ci spiega il Ministro Maroni - che non è razzista.
Non dimentichi, signor Presidente, che queste persone, della cui presenza mi sento umiliato, non hanno votato per la Costituzione e si sono astenuti. Hanno tre Ministri che fanno parte della compagine governativa e si sono astenuti dal votare sulla distribuzione di una copia della Costituzione ai bambini delle scuole. Si sono astenuti! Poi la signora leghista ha fatto riferimento alla Costituzione come se non fosse accaduto un fatto incredibile che dovrebbe essere, dopo le tremende notizie economiche che continuano a piovere su di noi, l'altra notizia dei giornali di domani se questi prestassero attenzione ai fatti veri, invece che al pettegolezzo politico. Il fatto vero è che una parte della maggioranza di questo Paese, con tre Ministri al Governo (tra cui quello dell'interno) ha rifiutato di votare per la distribuzione della Costituzione su cui teoricamente, sia pure con la stramba usanza di giurare prima alla Padania, hanno giurato.
Ho diritto di sentirmi umiliato perché so quel che succede nel mondo e quel che succede in Italia. So che in Italia il collega di quella signora è stato condannato in via definitiva per avere incendiato giacigli di extracomunitari, sotto i ponti ai margini del fiume Dora a Torino. Pensi a quale livello si è giunti. La sua attività preferita era di andare su e giù, ed è il capogruppoPag. 98al Parlamento europeo della Lega Nord per l'indipendenza della Padania, pertanto un gruppo estraneo e straniero che si è infiltrato nel Parlamento italiano per portarci i valori della Padania. È un fatto che non è mai accaduto in altri Parlamenti democratici e in altre situazioni simili alla nostra. La xenofobia si trova ovunque, ma non va al Governo! Questa cosiddetta mozione è un disastro di immaginazione claustrofobica e precipitata nella fossa profonda della non ragione.
Ho ascoltato la collega che ha parlato per ultima con così tanto buonsenso e pazienza, nel tentativo di rendere ragionevole tutto ciò che stava dicendo e con vera sollecitudine. Io non riesco a farlo. Lei ha scelto di prendere sul serio la questione e di dire «no, badate, è sbagliata» spiegandone i motivi, sostenendo un'idea di una semplicità estrema: i bambini imparano soltanto se stanno insieme.
L'idea che i bambini che hanno difficoltà nella lingua italiana debbano essere separati affinché la imparino è una delle più assurde agli occhi dei più elementari psicologi e agli occhi dei più elementari docenti. Ascoltavo la signora leghista e mi domandavo che vita tremenda devono avere avuto i suoi bambini o allievi - non so a che età hanno avuto la disgrazia di avere una docente di quel tipo - ma quanto deve essere stata tremenda la loro vita quando quella era la loro insegnante e quando quello era il modello dal quale imparavano.
Mi permetta di mettere in quadro questa mozione: è la mozione della cultura di Borghezio, che passava il tempo sul treno Milano-Torino a spruzzare disinfettanti ogni volta che vedeva una signora nera nello scompartimento. È la cultura del Ministro dell'interno che ha chiamato sette o otto volte «prostituta» una cittadina caduta nelle grinfie dei vigili urbani in borghese di Parma.
Signor Presidente, quando io vedo persone in borghese che avvicinano, senza identificarsi, i giovani (come è accaduto con il giovane massacrato di botte, sempre a cura dei vigili in borghese di Parma), non può non venirmi in mente il fatto che gli squadroni della morte, prima di diventare squadroni della morte in America latina, erano vigili in borghese, poliziotti in borghese con auto non identificate.
Per fortuna, una trasmissione (in fondo di intrattenimento) della RAI, «Chi l'ha visto?» ha raccolto le testimonianze delle persone che c'erano e che hanno visto che cosa è successo a quel giovane nero. Il Ministro dell'interno ce lo racconta come una storia di ordinaria amministrazione che verrà investigata, ma di cui non si vedono né colpe né colpevoli e per indicare una giovane donna, catturata da quei poliziotti in borghese, una prima volta ce la indica come «prostituta», una seconda volta come «prostituta», una terza volta come «prostituta», una quarta volta come «prostituta», con un'indecorosità e un'indegnità che un Ministro dell'interno non ha mai usato in quest'Aula.
Il problema che aveva di fronte il tutore dell'ordine pubblico italiano era quello di una giovane donna abbandonata sul pavimento di un posto di polizia. Lui non ha alcun diritto di definirla prostituta. In base a cosa? Aveva dei documenti con scritto «professione prostituta»? Permetteremmo mai che lo si facesse ad una donna non di colore, come si ama dire?
È vergognoso il gioco che ha fatto il Ministro dell'interno, utilizzando affermazioni intelligenti e proprie del sociologo De Rita, come un'assoluzione dell'affermazione: «non c'è razzismo in Italia». Lei, forse, sa che il periodo più tremendo del razzismo americano l'ho vissuto negli Stati Uniti. Lei forse sa che l'ho vissuto vicino a Martin Luther King. Le assicuro che il Ku Klux Klan non ha mai detto: «siamo razzisti»; le assicuro che George Wallace, il governatore dell'Alabama non ha mai detto: «eccomi qua, sono razzista, noi odiamo i negri», ha sempre detto il contrario: «noi li vogliamo proteggere, devono stare al loro posto, noi siamo con le nostre tradizioni, noi difendiamo la nostra identità».
E quando a quella terribile parola «identità» si aggiunge identità cristiana - so che con lei non troverò comprensione su questo particolare punto -, ma quando l'identità viene usata come un pungiglione per scacciare indietro l'altro, in quel momento l'identità non può essere cristiana, se lo lasci dire anche da un non credente. Non può essere cristiana l'azione di repellenza e il senso di orrenda claustrofobia che si nota in questo atto!
Sta cadendo il mondo dell'economia e loro stanno pensando in quali corridoi andare a inseguire il ragazzino straniero, quella parola magica terribile: «straniero». Se è straniero, deve essere il male, vediamo intanto di isolarlo, fingendo anche con alcune accortezze di finta pedagogia, ma se è straniero vediamo di isolarlo, vediamo di tenerlo in qualche posticino dove possa essere separato dagli altri perché infetta.
Perché la cultura di Borghezio confina dall'altra parte con la cultura del prosindaco Gentilini, falso o vero sindaco di Treviso. Io non so se posso dire in quest'Aula le frasi che Gentilini ha pronunciato - questo sì forse lei dovrebbe impedirmelo e dovrebbe censurarmi se lo facessi - perché sono le parole di un altro sciagurato, volgare, aggressivo, fomentatore di odio, ma sono le sue parole e la prego soltanto di fare uno sforzo e di ricordarle dai giornali: dove dovrebbero andare ad orinare gli islamici poiché ad essi si nega un luogo di preghiera.
Questa è la cultura nella quale si situa il discorso che stiamo facendo, una cultura xenofoba, ossessiva, claustrofobica, lontana dal mondo.
Chi lo dice a quella povera signora la lingua che si deve conoscere in Florida per essere assunti al municipio e per avere un impiego comunale? Persino gli americani, bianchi, anglosassoni, wasp: devono sapere lo spagnolo! È la prima cosa che si chiede ad un impiegato comunale in Florida dove coloro che parlano lo spagnolo sono veramente molti. La politica è sensibile a queste cose e dunque ha accomodato coloro che non parlano ancora in inglese, ma hanno diritto ad essere ascoltati in municipio, e dunque nei concorsi municipali in Florida si deve parlare spagnolo.
Certo che esistono negli Stati Uniti le persone come questa signora che dicono che l'inglese è la lingua superiore e che chi non lo parla dovrebbe essere espulso; ma non vengono ascoltati, vengono contraddetti dalle televisioni, vengono ideati degli spettacoli e delle serie televisive per insegnare che si sta insieme, che si vive insieme. Lei sa, ma quella signora non sa, perché gli americani amano una parola che discende dalle loro carte, dai loro federal papers: la parola «eccezionalismo». Come lei sa la prima volta è stata detta da quello che sarebbe stato il governatore del Connecticut, John Winthrop, il quale, mentre la nave si avvicinava a questa terra sconosciuta, disse: noi saremo il popolo di Dio, noi saremo la città sulle colline, noi saremo eccezionali; immaginando e pensando che sarebbe stato un mondo nuovo e diverso, come, infatti, nonostante tutto, nonostante i difetti, i problemi e le cose che si discutono continuamente, è stato. Quella parola non è andata perduta; è stata raccolta dalle carte federaliste da Alexander Hamilton: 1788, pensi quanto prima di questa terribile presenza di leghismo cieco ed ottuso! È stata raccolta da Alexander Hamilton che ha detto: sì è vero, noi siamo eccezionali, perché in questo Paese nessuno di noi ha in comune il passato, veniamo da luoghi, da riti...
Mi fa ascoltare dal Presidente, per favore signora? Posso chiedere di lasciarmi parlare con il Presidente, siamo solo lui ed io, se lei si intromette con una terza conversazione...

 

PRESIDENTE. Mi permetto di comunicarle che il suo gruppo dice che lei ha oltrepassato i termini che aveva concordato con il gruppo. Per me può continuare a parlare fino allo scadere dei 30 minuti, perché questo è il Regolamento. Il gruppo mi ha chiesto di invitarla a concludere.

 

FURIO COLOMBO. Io disubbidisco al gruppo e prego la signora per favore di non fare un'altra conversazione. Ho finito in un momento.

 

PRESIDENTE. I nostri consiglieri ci devono consigliare e dare informazioni utili per guidare l'Assemblea.

 

FURIO COLOMBO. Allora lei me lo dice, io mi fermo, aspetto il consiglio e poi riprendo, perché ho solo lei in quest'Aula, oltre alla gentilezza degli stenografi.

 

PRESIDENTE. Io l'ascolto volentieri.

 

FURIO COLOMBO. Alexander Hamilton ha detto: è vero noi siamo eccezionali, perché abbiamo in comune soltanto il futuro; non abbiamo riti, non abbiamo celebrazioni di raccolti, non abbiamo memorie, non eravamo insieme lo scorso anno, non abbiamo festeggiato i nostri figli nello stesso modo, non abbiamo nulla in comune, siamo arrivati adesso! Siamo eccezionali perché avremo in comune il futuro!
Presidente, mi lasci esprimere l'auspicio che questo sia, in un Paese che sta diventando multietnico, e dunque grande, perché è stata la multietnicità che ha permesso agli Stati Uniti di trionfare sul Giappone quando negli anni Settanta si diceva che forse il Giappone ce l'avrebbe fatta a superare gli Stati Uniti, ma il Giappone è solo dei giapponesi, anche un po' leghisti. L'America è multietnica, è multirazziale, è pluralista, ha accolto bambini di tutti i tipi e non li ha mai messi nei ghetti.
Quando ero deputato eletto a Torino e ai tempi in cui, con una legge civile, esisteva un collegio, nel mio collegio... Ho un solo interlocutore, non posso perderlo...
Quando ero deputato eletto a Torino e ai tempi in cui, una legge elettorale civile ti faceva riconoscere dai tuoi elettori perché eri eletto contro un altro in quel collegio, una delle esperienze più belle era coinvolgere i bambini negli incontri con gli adulti, perché i bambini sapevano bene l'italiano, avevano addirittura imparato il dialetto locale ed erano in condizione, quindi, di aiutare i genitori a quella mediazione che, altrimenti, questi non sarebbero stati capaci di fare per la difficoltà linguistica che è stata ricordata dalla collega, quella vera, quella seria, un momento fa.
Qui si propone di isolare tutti, si propone un corridoio simile a quello delle malattie infettive; qui c'è una mozione che va respinta e che, purtroppo, Presidente, prevedo che non sarà respinta; in questo senso mi unisco all'umiliazione che proveranno molti colleghi di Alleanza Nazionale e di ciò che era una volta Forza Italia, dovendo votare per una simile ignobile mozione di separazione, di apartheid, di xenofobia e di razzismo (Applausi di deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

Tratto da www.camera.it