E' professore di Politica economica presso la Facoltà di Economia dell'Università di Roma La Sapienza, Dipartimento di Economia Pubblica. Cura annualmente il Rapporto sullo Stato Sociale.
Pensare che i salari pagati in ciascuna azienda debbano dipendere dalla produttività dei rispettivi lavoratori, come vuole il progetto di finanziaria del governo, non solo non corrisponde alla realtà del modo di funzionamento dei sistemi economici, ma comunque non costituirebbe un legame tra retribuzioni e “meriti” produttivi dei lavoratori
La misura, in discussione nel governo, ridurrebbe l’età media della forza lavoro occupata, e aumenterebbe la produttività del lavoro e la capacità innovativa del nostro sistema produttivo
I crolli di Borsa sui mercati finanziari cinesi segnalano che la crisi delle economie occidentali sta estendendo i suoi effetti ricevendone a sua volta interazioni negative
La Sinistra ha il compito di “smascherare” sia la contraddizione dell’europeismo iniquo, sia il pericoloso regresso storico che sarebbe innescato da una iniziale incrinatura dell’euro
Finché il confronto rimarrà incardinato sui binari attuali, l’effetto più probabile sarà la crescita dei risentimenti nazionalistici verso una rottura disordinata del progetto europeo
Mentre i greci si stanno difendendo da una politica che è analiticamente controproducente, i loro interlocutori insistono su quelle politiche in nome di interessi contingenti e di parte
Il nostro paese e il suo sistema produttivo non sembrano fatti per persone istruite. Il governo ha messo in campo la sua riforma. Il rapporto sullo stato sociale 2015 prova a fare il punto
Il governo di Matteo Renzi ha deciso di applicare la sentenza della Corte Costituzione, ma dei 16 miliardi dovuti ne restituirà solo 2. Non solo: i soldi saranno presi da quanto era previsto per gli interventi contro la povertà. Il che conferma che a pagare per la redistribuzione saranno i più poveri
I conti non tornano/L’Italia ha finito per conseguire i minori tassi di crescita, i maggiori tassi di disoccupazione e gli aumenti più elevati di povertà e diseguaglianze
La questione greca assume la valenza soprattutto politica di un banco di prova per le possibilità del progetto europeo di andare avanti o di tornare indietro
I contrasti sulla costruzione europea si concentrano sulle politiche di bilancio da attuare nei vari paesi e l’esperienza greca si avvia ad assumere una valenza dimostrativa
Una contraddizione di fondo è che la costruzione europea - di cui è evidente la necessaria dimensione istituzionale - è stata finora dominata da una visione che considera le istituzioni un intralcio ai mercati
Il governo specula sulle necessità poste dalla crisi, privando ciascun lavoratore di un ammortizzatore contro la disoccupazione proprio mentre essa aumenta strutturalmente
La manovra del governo tende a migliorare solo alcune condizioni d’offerta del nostro settore produttivo senza curarsi della sua decrescente capacità innovativa che è alla base del nostro declino
La sottrazione del TFR alla disponibilità delle piccole e medie imprese, quelle più colpite dal taglio del credito, aggiungerà ulteriori problemi al nostro sistema produttivo
Il governo parla di prelievi sulle pensioni pubbliche, che già sostengono il bilancio pubblico con un saldo attivo di 24000 miliardi tra le entrate contributive e le prestazioni
È urgente che i valori della sinistra trovino una rappresentanza politica unitaria efficace, priva delle idiosincrasie che finora hanno ostacolato questo obiettivo
Il progetto dell’Unione Europea è ad un bivio storico: o si procede verso lo stato federale o si torna indietro lungo sentieri economici, sociali e politici regressivi
Nonostante un tasso di disoccupazione che per i giovani supera il 42 per cento, gli 80 euro in più andranno a chi la busta paga ce l’ha e per chi sta peggio ci sarà meno (forse) o niente
Social compact/In Italia la spesa sociale è balzata al 28,4%, ma solo a causa del ricorso massiccio alla cassa integrazione. A farla da padrone, nel nostro bilancio, è la previdenza
Il 55% degli italiani chiede di cambiare le politiche di austerità, ma il 95% delle forze in Parlamento è su posizioni o antieuropeiste o favorevoli alle politiche di rigore
Le prime misure annunciate da Renzi perseverano nel considerare il problema principale del nostro sistema produttivo quello di poter disporre di manodopera a basso costo e qualifica
Tra euroscetticismo o euroconformismo è lampante il vuoto di rappresentanza. La lista Tsipras, se non ricadrà in nuove forme di autoreferenzialità, potrà colmarlo
È indispensabile una lista unitaria di candidati della sinistra e del mondo progressista che condividano la necessità di riorientare la costruzione europea
Le elezioni europee si avvicinano mentre crescono i presupposti perché nel parlamento europeo ci sia un ingente numero di parlamentari contrari all’Unione Europea. Ma non sarà una provocazione utile a far rinsavire i governi, perchè la contraddizione e i pericoli che essa genera non sono manovrabili a piacere
La realizzazione delle sue potenzialità richiede che la costruzione europea sia attuata con una lungimiranza politica, economica, istituzionale e democratica che finora è mancata. Ma il progetto comunitario era ed è ancora un’occasione specifica per riequilibrare i rapporti tra mercati e istituzioni
L'Italia ha bisogno di un vero e proprio Piano interno per ristrutturare il suo sistema economico-sociale. E il sistema di welfare, se opportunamente adeguato alle esigenze della crescita, potrebbe dare un valido contributo
Pubblichiamo uno stralcio del Rapporto sullo Stato sociale curato da Felice R. Pizzuti presentato a Roma il 14 giugno con la partecipazione del ministro del lavoro Enrico Giovannini
In soffitta Monti, nell'angolo la sinistra che non si è smarcata dalla sua austerity. Ma nel nuovo, difficile scenario occorre ripartire da quel che c'è e quel che può esserci. Cominciando con l'aggredire conflitto di interessi e corruzione: il contrario delle "larghe intese"
La rotta d'Italia. I fondi della previdenza complementare hanno un patrimonio di 100 miliardi di euro, che finisce nei circuiti della finanza internazionale. Potrebbe invece finanziare gli investimenti e l’occupazione in Italia
La rotta d'Italia. L'emergenza economia italiana, più che imporre un'agenda Monti, ne richiede il superamento, e una netta scelta per una nuova direzione. All'interno dei vincoli europei, ma senza subalternità culturale e politica
Con l'ingresso di Monti nella competizione elettorale cade un equivoco. Adesso sulle presunte scelte tecniche si apra a tutto campo la discussione sulle politiche di progresso dentro l'Ue
Sulla sanità, il presidente del consiglio non ha in mente di aggiungere prestazioni private a quelle pubbliche, ma di sostituire le seconde con le prime. Con gravi perdite di efficienza e di equità
È curioso che ci si preoccupi dei minor consumi dei fruitori di alti redditi e non degli effetti provocati da "riforme" che lasciano senza entrate più di 300.000 esodati e che sospingono fino ad oltre il 35% il tasso di disoccupazione giovanile
Nel vuoto della politica e dei programmi di cambiamento, l’economia italiana resta schiacciata dalla crisi, le misure prese a livello europeo restano a senso unico e il potere dei tecnici toglie spazio alla democrazia
"C'era un volta lo stato sociale", scrivono i due economisti per argomentare la bontà del privato su pensioni e sanità. Ignorando radici e conseguenze della crisi in corso
Un tentativo – sotto mentite spoglie – di forzare i ristretti limiti che oggi l’Ue assegna alle politiche per la crescita. Per le quali manca qualsiasi altra istituzione
Proposta indecente: votare un patto per legarsi le mani per l futuro, in tema di politiche di spesa, lavoro, pensioni, fisco. Dal pensiero unico al pensiero eterno?
Gli "esodati" non sono un risultato fortuito, ma il frutto, tecnicamente ovvio, di una scelta consapevole, ad alto contenuto ideologico e politico, voluta dal governo Monti
La riforma del mercato del lavoro non risponde a esigenze "tecniche", anzi obbedisce a un'interpretazione sbagliata dei problemi dell'economia. Perché la democrazia sta rinunciando a se stessa?
Dietro le scelte del governo c'è una politica precisa. Ed è un'applicazione radicale della visione liberista, proprio quando la crisi ne certifica il fallimento
Per Monti, lo Stato sociale è un lusso che non possiamo più permetterci. La storia insegna invece che è il presupposto per la crescita e la sua qualità
Gli stati garantiscono i prestiti alle banche e si impegnano al rigore. Il vicolo cieco della politica economica dell'Unione
Se per salvare l'Italia e l'Europa si assumono approcci "rigorosi" come quelli impliciti nella manovra del governo Monti, gli effetti – peraltro già sperimentati – saranno socialmente iniqui ed economicamente controproducenti. E la sinistra, ammaliata da opposte sirene, rischia di uscirne a pezzi
Come si può sostenere la giusta battaglia per i beni comuni e contemporaneamente auspicare il fallimento dell'istituzione collettiva che dovrebbe gestirli e amministrarli?
Il sistema previdenziale è strutturalmente in equilibrio. Il saldo tra le entrate e le prestazioni pensionistiche al netto delle ritenute fiscali è attivo per un ammontare di 27,6 miliardi
Per un'applicazione più "rigorosa" delle vecchie regole la Sinistra è inutile. Serve invece se c'è del nuovo da tentare, per rilanciare in Europa una crescita ricca di equità e di democrazia sociale
Dal Rapporto sullo stato sociale, due proposte per evitare una vecchiaia da fame ai giovani lavoratori: integrazione garantita, e l'aumento dei contributi per i parasubordinati
La recessione ha aggravato le contraddizioni Ue. Si insiste sui bilanci pubblici, mentre la crisi del debito privato richiede politiche comuni per uno sviluppo sostenibile
Dopo salvataggio statale dei bilanci privati della finanza, torna l'ortodossia del risanamento, ai danni di pensioni e salari: i pagatori di ultima istanza
La grande crisi del 2008 non è solo finanziaria. Tra le sue cause reali, l'aumento della diseguaglianza e la riduzione delle protezioni sociali. Ecco perché il rilancio dello Stato sociale è l'unico pacchetto anticrisi che possa funzionare davvero. Anticipazioni dal Rapporto sullo Stato sociale 2010
Conta l'età in cui si va in pensione, ma anche quella in cui si comincia a lavorare. Effetti negativi e paradossi della proposta Draghi sulla previdenza
Il grande crollo non ha scalfito le certezze del Libro Verde: così anche il nuovo piano del governo sul welfare consegna pensioni e sanità alla capitalizzazione e ai privati. Aggiungendo incertezza a incertezza, ed evitando di guardare quel che sta succedendo nel mondo
Il summit di Londra sancisce la crisi del capitalismo della super-finanza. Ma molte delle misure prese sono più d'immagine che reali, e manca un coordinamento internazionale. Assente la riflessione su quello che può essere il volano della ripresa: tornare a collegare sistema economico, distribuzione del reddito e bisogni delle persone
Il nostro sistema di ammortizzatori sociali è del tutto inadeguato. Ed è oggi, in tempo di crisi, che va radicalmente e urgentemente rivisto, stanziando tutte le risorse necessarie. Senza subordinare l'intervento ai tagli alla previdenza pubblica
Nel 2008 si è perso quasi il 6% del risparmio previdenziale affidato ai fondi, mentre il Tfr lasciato in azienda si rivalutava del 3,1%. Traballa il "secondo pilastro" della vecchiaia, e con esso tutto il sistema costruito negli anni in cui la finanziarizzazione dell'economia è stata estesa al welfare
La proposta di legare i salari alla produttività aziendale non solo è socialmente e politicamente pericolosa, ma non è sorretta da solide ragioni economiche